RELAZIONE IN MERITO AL TENTATIVO DI CONCILIAZIONE IN RIFERIMENTO ALLE EMERGENTE TERRITORIALI/EMERGENZE NON DECRETATE.
LA NOSTRA AZIONE I NOSTRI RISULTATI
Cercherò di esporre l’argomento motivo di vertenza, ma per fare ciò devo partire dalla circolare EM 01.2020. Sicuramente è una circolare che introduce timidamente delle novità, vedi ad esempio sinergie con il sistema di protezione civile. Dico timidamente perché poi nel concreto non vedo atti che fanno sperare che il nostro sistema di attivazione alle emergenze possa poi interagire con tutti gli enti preposti al soccorso.
Abbiamo da subito espresso queste perplessità, tanto vero è che abbiamo proclamato lo stato di agitazione nell’attimo in cui rendevate operativa la circolare sopracitata, ritenendola troppo macchinosa per un corpo nazionale poiché nel momento della sua applicazione, quando concretamente si devono mettere in atto le direttive della circolare e operare in situazioni emergenziali con tempi contingentati, si sarebbe creato caos e confusione. Gli ultimi avvenimenti ci hanno dato ragione.
La mancanza di sinergie codificate con l’intero apparato di protezione civile, la mancanza di centrali operative unificate negli scenari emergenziali, la mancanza di dialogo con gli enti locali per prendere conoscenza di eventuali ambienti idonei che possono ritornare utili ai VVF in particolari situazioni, sono le criticità su cui vi chiediamo di intervenire.
È sufficiente riguardare le criticità intercorse nelle ultime emergenze territoriali, specialmente quelle di tipo alluvionale, e ci rendiamo facilmente conto che i nostri dubbi erano fondati. Più squadre che si trovano nello stesso intervento, ad esempio squadra VVF e squadra protezione civile perché non è stata improntata una sala operativa unificata, oppure le difficoltà del nostro personale a reperire idonei spazi riparati, all’asciutto ed al caldo per cambiarsi o riposarsi dopo aver trascorso ore ed ore in acqua a portare soccorso. Questo a causa del fatto che non è mai stato intrapreso un dialogo con gli enti locali per individuare spazi idonei, senza inventarci campi base per emergenze che durano pochi giorni ed hanno solo lo scopo di distogliere personale dalle dirette operazioni di soccorso. Stiamo tentando di recuperare questi gap nelle discussioni in ambito regionale, e posso dire che grazie anche al nostro intervento si stanno introducendo questi ragionamenti. Ma vi assicuro che non è facile poi concretizzare con atti ufficiali questi principi per noi fondamentali. Buon esempio è l’Emilia Romagna, dove stiamo affrontando con determinazione queste problematiche.
MA NON È QUESTO IL TEMA PRIORITARIO DEL TENTATIVO DI RAFFREDDAMENTO ODIERNO
Se andiamo ad analizzare la totalità di emergenze territoriali legate a condizioni meteo avverse (Pioggia,vento siccità con conseguenti incendi boschivi), vediamo che la totalità di esse non sono decretate in tempo utile, alcune non verranno mai decretate, altre verranno decretate ma quando succede ciò il nostro intervento è già terminato.
Quindi abbiamo un importante e drammatico vuoto normativo. Mentre nella circolare EM 01 2020 che appunto norma le situazioni emergenziali decretate, e quindi vengono definite le fasi operative, gli orari di lavoro , i tempi del recupero psicofisico ove vi è anche un preciso riferimento normativo, e cioè quello del contratto collettivo nazionale integrativo del 2000 art. 36 e precisamente al comma 3, dove si parla chiaramente di 24 ore di riposo prima di essere reinserito nei turni ordinari, ed il comma 4 sempre del medesimo articolo che indica chiaramente che le 24 ore decorrono dall’arrivo del personale nella sede di appartenenza.
Come dicevo, le nostre emergenze ultimamente non sono mai decretate e quindi si lavora senza questi importanti riferimenti normativi. Non esistono fasi emergenziali, non esistono quindi neppure certezze di tempi di permanenza dei soccorritori negli scenari emergenziali e non esistono normative certe sui tempi di recupero.
Infatti, e vi prego di smentirmi con atti concreti, i tempi o fasi di lavoro vengono poi certificati dal comandante del territorio in cui succede l’evento. Infatti si fa un generico riferimento a pagina 3 della scheda numero 9 della circolare EM 01.2020 in cui si specifica che il personale impegnato in queste fasi non decretate sarà considerato in servizio h 24 se impegnato in operazioni di soccorso di tipo SAR, e successivamente il personale sarà chiamato a svolgere un orario di servizio che si articolerà su orari che vanno dalle 12 ore sino alle 18 ore, dopo attestazione che avverrà dopo che il comandante avrà attestato l’orario di effettivo servizio svolto e ne avrà data comunicazione ai comandi di provenienza, al fine di determinare dell’eventuale orario straordinario da mettere in liquidazione.
I rimpiazzi nei comandi, per sopperire alle carenze di quel personale inviato nell’evento calamitoso sono semplicemente regolati in base a criteri non codificati, ma facendo riferimento alla circolare Pini del 20 Marzo 2014, frutto sicuramente di una mediazione tra le parti, ma non di certo di un complesso ragionamento sulle reali criticità dei comandi.
Ciliegina finale sulla torta, e poi chiudo, sono le ore di riposo dopo il rientro dagli scenari emergenziali. Non avendo fasi operative emergenziali codificate assistiamo ad interpretazioni non in linea con il sopracitato contratto integrativo nazionale all’art 36 commi 3 e 4. Infatti nelle direzioni viene impartita la direttiva “in attesa di precise indicazioni con la DCEMER”, che ovviamente non arrivano, e quindi si riconoscono solo 12 ore di riposo magari facendo riferimento al Decreto legislativo 66 del 2003.
Questi sono in breve gli argomenti che ci hanno spinto a proclamare lo stato di agitazione del personale VVF.
Dopo ampia discussione sulla tematica in oggetto, l’amministrazione conveniva sulla validità delle nostre rivendicazioni. Diamo loro atto di aver letto attentamente la nostra corposa piattaforma sindacale, facendoci presente che tante delle nostre sollecitazioni oggi illustrate sono presenti nella nostre rivendicazioni contrattuali. L’amministrazione si è detta pronta ad affrontare nell’imminente tornata contrattuale tutte queste tematiche da noi oggi presentate. Nel frattempo invieranno alle Direzioni Regionali le direttive per regolamentare il personale che rientra delle emergenze territoriali, che non deve essere assolutamente di 12 ore ma di 24 ore come prevede anche la circolare EM 01.2020. Questo aspetto lo riteniamo fondamentale per il corretto recupero psicofisico del personale al rientro da scenari emergenziali particolarmente complessi. Sarà ovviamente nostro preciso impegno far si che tutte questi aspetti vengano rinquadrati normativamente nel prossimo contratto collettivo. Vigileremo affinché si possa garantire il miglior riconoscimento economico per quel personale che parteciperà alle emergenze senza tralasciare il giusto e legittimo recupero psicofisico. Riteniamo pertanto fondamentale codificare nel miglior modo possibile l’impegno delle squadre VVF inviate nei luoghi emergenziali. Da Giovedì prossimo (giorno dell’apertura tecnica del tavolo contrattuale) saremo presenti e vigileremo sugli impegni presi oggi dall’amministrazione.
per il Coordinamento Nazionale USB VVF
Roberto Franca