REPLICA ALLA NOTA STAFFCADIP-0023171.16-11-2022 - SAF BASICO

Nazionale -

 

Al Ministro dell'Interno
Prefetto Matteo PIANTEDOSI


Al Sottosegretario di Stato all'Interno con delega ai Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

On. Emanuele PRISCO

 

Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile
Capo Dipartimento

  Prefetto Laura LEGA

 
Tramite:                                                                                               
Ufficio I - Gabinetto del Capo Dipartimento
Capo del Gabinetto del Capo Dipartimento
Viceprefetto Alessandro TORTORELLA

 

Alla Direzione Centrale della Formazione dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

ing. Gaetano VALLEFUOCO

 

Alla Direzione Centrale dell'Emergenza dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile

ing. Marco GHIMENTI

 

Oggetto: REPLICA ALLA NOTA DIPVVF.STAFFCADIP.REGISTRO UFFICIALE.I.0023171.16-11-2022  - SAF BASICO

 

Con nostra nota prot.193 del 09/11/2022, la USB ha voluto portare all’attenzione di questa amministrazione alcune problematiche riscontrate a livello nazionale nel settore SAF. La DCF ci ha prontamente risposto, a testimonianza dell’importanza del tema con nota richiamata in oggetto. Ringraziamo della cortese risposta, per quanto non esaustiva, probabilmente, vista la complessità del problema non siamo stati in grado di far comprendere le problematiche che più ci preoccupano, che più preoccupano i lavoratori. Senza voler essere petulanti, in un’ottica costruttiva, torniamo a scrivere con l’intento di mantenere l’attenzione alta su un tema che non si può esaurire con generiche rassicurazioni su una futura “valutazione serena ed oggettiva” del progetto SAF Basico. Siamo coscienti che un progetto come questo abbia bisogno di tempo per una valutazione oggettiva, ma dobbiamo prendere atto anche dei problemi attuali legati alla fase   transitoria, che ha e avrà ripercussioni sul soccorso. Una fase destinata a durare lustri, non pochi anni. Non riteniamo con questo, che non sia giusto portare avanti il progetto, vorremo però che si ragionasse su un ridimensionamento dello stesso, perché riducendo i tempi della formazione si ampia la platea dei formati e di conseguenza si riduce il periodo transitorio. La proposta fatta come USB nella nota del 9 novembre, che prevedeva una riorganizzazione della formazione più simile all’attuale con un incremento delle capacità operative, a nostro avviso era ragionevole e funzionale, un progetto sicuramente meno ambizioso, ma più economico e sostenibile. Appare evidente che il numero dei formatori è insufficiente, come insufficiente è il numero dei formatori esperti, tenuto conto poi dei pensionamenti che avverranno nell’arco dei prossimi due, tre anni. Non abbiamo ancora notizia di quando partirà la selezione per farne di nuovi, inoltre sono praticamente assenti i formatori per il SAF Avanzato. La situazione dei formatori dovrebbe indurre a serie riflessioni. 

Vogliamo schematicamente riportare la situazione dei livelli di formazione SAF, nel Corpo Nazionale:

- personale SAF 1A aggiornato alle nuove attrezzature del SAF Basico;

- personale 1A non aggiornato alle nuove attrezzature del SAF Basico;

- personale ex-1B in attesa di aggiornamento;

- personale SAF Basico che conosce solo le nuove attrezzatture 1A;

- personale SAF Basico;

- personale 2A in attesa di up-grade al basico;

- personale 2A standardizzato al basico.

 

Questa situazione pone problemi di natura tecnica immediatamente intuibili:

 

  • Chi sarà il responsabile della manovra?
  • Che fine fa il principio del: “io so, tu sai, noi sappiamo”? ovvero il principio del controllo incrociato, fondamentale in ambito SAF.
  • La presenza di personale non standardizzato che riveste il ruolo di coordinamento provinciale o magari regionale.
  • La possibilità che personale non standardizzato coordini manovre SAF Basico.

 

A questo si aggiunga il problema degli allievi che terminato il corso d’ingresso, che sono sprovvisti del cinturone, in quanto non più previsto in dotazione, prevista ma ancora non definita, da quanto ci viene riferito, la fornitura di un imbrago aramidico. Nel transitorio però gli imbraghi a disposizione in partenza sono insufficienti, quando va bene ce ne sono due, i vigili “anziani” hanno ancora il cinturone, che lo si usa ancora in determinati casi, della serie “meglio che niente”, ma i nuovi? Urgente che l’amministrazione si doti di un numero sufficiente di imbraghi tale da garantirne uno per componente nella squadra di soccorso. Sempre tra “anziani” e “giovani” c’è il gap di conoscenza di alcuni strumenti della sacca SAF 1A, strumenti che il corso SAF Basico non contempla. Qualche comando per ovviare a questo problema si è mosso in autonomia, eliminando e introducendo nuove attrezzature, ma senza indicazioni nazionali, si è creata una situazione disomogenea. Esiste un evidente problema di applicazione ed interpretazioni delle circolari e delle norme che sta determinando situazioni disomogenee sui territori. Una soluzione per risolvere il transitorio potrebbe essere il “kit evacuazione” del SAF Basico, ma anche in questo caso, l’assenza di indicazioni precise, sta portando all’acquisto di kit differenti da comando a comando, con sistemi personalizzati ideati su base locale. Non ultima la problematica della componente volontaria del Corpo, praticamente dimenticata, tranne rare eccezioni sul territorio nazionale dove si è organizzato dei corsi di “tecniche di lavoro in quota”, ma anche questi corsi fatti senza alcun coordinamento nazionale. Ci chiediamo e vi chiediamo: quando sarà previsto un pacchetto formativo di lavoro con rischio di caduta dall’alto da somministrare al personale volontario? La bozza di riforma del corso volontari di 120 ore è ferma dal 2017, la DCF deve calendarizzare nel breve periodo un incontro del tavolo tecnico per la revisione del pacchetto formativo del personale volontario. Mancano anche le linee guida per la realizzazione delle strutture didattiche per adeguare i castelli di manovra. Vorremmo maggiore chiarezza per definire cosa si intende per “area di lavoro” e “area di addestramento”. I fondi ci sono, ma ci segnalano difformità sulle modalità di assegnazione.

Riteniamo quanto scritto un contributo ad un obbiettivo comune, ovvero migliorare la professionalità e la sicurezza di tutti i lavoratori, siamo pronti a discuterne in maniera costruttiva e con serenità in qualsiasi momento, per questo auspichiamo un incontro sul tema.

In attesa di un vostro cortese riscontro porgiamo distinti saluti.

 

 

per il Consiglio  Nazionale USB VVF

Ciro Bartolomei