PROBLEMATICHE VESTIBILITÀ E SICUREZZA NELL’UTILIZZO DELLE DIVISE DA PARTE DEL PERSONALE FEMMINILE DEL CORPO NAZIONALE

Nazionale -

 

Al Ministro dell'Interno
Prefetto Luciana LAMORGESE


Al Sottosegretario all'Interno con delega ai Vigili del Fuoco al Soccorso Pubblico e alla Difesa Civile
On. Carlo SIBILIA

 

Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile
Capo Dipartimento

  Prefetto Laura LEGA

 
Tramite:                                                                                              
Ufficio I - Gabinetto del Capo Dipartimento
Capo del Gabinetto del Capo Dipartimento
Viceprefetto Roberta LULLI

Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Vice Capo Dipartimento Vicario
ing. Fabio DATTILO

Al responsabile dell'ufficio Garanzia dei Diritti Sindacali

dott.ssa Silvana LANZA BUCCERI
 

 

 

Con la presente nota, U.S.B.  intende porre l’accento su una questione ad oggi ignorata dalla nostra Amministrazione e che rischia di pregiudicare la sicurezza delle lavoratrici donna del Corpo Nazionale, componente sempre più numerosa e ormai imprescindibile del dispositivo di soccorso.

Le divise, o le uniformi, vengono utilizzate da tutte le Forze armate e Forze dell’ordine principalmente per un duplice scopo: da un lato, quello di uniformare fra loro gli appartenenti ad uno stesso Corpo,  dall’altro quello di garantire, contestualmente, standard di funzionalità confacenti l’attività operativa. Per i Vigili del Fuoco, in particolare, le uniformi costituiscono un elemento vincolante e fondamentale per il corretto svolgimento dell’attività operativa, essenzialmente perché esse, a differenza di molte altre divise in uso alle Forze armate e Forze dell’ordine,  sono dei D.P.I. di III categoria, ai sensi del D.Lgs 475/92 ed in ottemperanza alle normative europee UNI EN.

Come ben si potrà ricordare, dal 1991 viene arruolato personale femminile, con funzioni operative,  all’interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.  Nonostante ciò e, soprattutto, a differenza di quanto avviene nelle altre Forze armate e Forze dell’ordine che fanno uso di divise, non vi è una differenza di attagliamento fra le uniformi destinate al personale femminile e a quello maschile.

Se lo stesso Ministero dell’Interno chiede a ciascun appartenente al Corpo diligenza nell’uso e nella custodia dell’uniforme  quale D.P.I. , assegnato dal Ministero stesso, al fine di non comprometterne l’efficacia e l’aderenza ai requisiti minimi di sicurezza, è anche vero che dovrebbe essere garantita alla totalità del personale operativo la possibilità di usufruire di un vestiario confacente le qualità fisiche di genere.

L’attività operativa quotidianamente svolta da ciascun Vigile del Fuoco,  uomo o donna che sia e nei suoi molteplici ambiti, comporta l’esposizione a rischi di varia natura, non del tutto identificabili in quanto subordinati allo scenario operativo. E’ ovvio che la buona riuscita di un intervento si poggia sulla preparazione del personale chiamato ad intervenire ma un ruolo fondamentale, come si è già appurato, lo svolgono tutti i dispositivi di protezione, le misure preventive e protettive adottate.

L’uniforme rientra fra questi elementi essenziali, per chiunque.

In termini estremamente pratici, il personale femminile del Corpo è oggi chiamato ad indossare uniformi disegnate e modellate su fisici maschili, con evidente penalizzazione già nel momento della scelta della taglia più idonea. Inoltre, nella maggior parte dei casi una taglia maggiormente confacente la parte bassa dell’uniforme risulta estremamente inadeguata per la parte superiore.

In ultimo, si consideri che il Decreto del Ministero dell’Interno del 24.04.2006 dispone direttive sulle “caratteristiche e modalità di uso delle uniformi del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, appartenente al ruolo dei direttivi e dei dirigenti ed al ruolo degli Ispettori e sostituti direttori antincendi e del personale che fa parte della banda musicale del Corpo”. Tali direttive contengono la descrizione e la differenziazione fra uniforme maschile e femminile ma, come si evince dal testo normativo, queste disposizioni si applicano unicamente a determinati ruoli all’interno del Corpo e non a quello operativo creando di fatto una situazione discriminatoria.

Sottolineiamo per finire che la necessità di adattare un D.P.I. al genere del lavoratore e la sua ergonomia diventa essenziale non solo per evitare, a nostro giudizio, di rendere il D.P.I. stesso causa di infortuni con tutte le conseguenze del caso, non ultima l’eventualità di compromettere operazioni di soccorso in atto, ma è prevista dal TUSL (art. 76 e 77 del D.lgs.81/08).

Chiediamo quindi venga da subito consideratala la richiesta , in sede di definizione dei nuovi acquisti,  di uniformi da lavoro con vestibilità funzionale al corpo femminile, anche per mettere pressione a produttori spesso disinteressati ad una tematica delicatissima nel campo del soccorso tecnico urgente. 

 

 

il Coordinamento Nazionale USB VVF