OSSERVAZIONI DI USB VIGILI DEL FUOCO SULLA RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO PRISCO ALL’INTERROGAZIONE DELL’ON. TRAVERSI M5S

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In premessa, USB Vigili del Fuoco desidera esprimere il proprio ringraziamento all’on. Traversi per la condivisione dello studio indipendente promosso da USB e Greenpeace, realizzato con la preziosa collaborazione della dott.ssa Murgia di ISDE – Medici per l’Ambiente e della prof.ssa Marcolungo dell’Università di Padova. Lo studio ha consentito di porre all’attenzione del Sottosegretario temi di rilevante interesse in materia di sicurezza sul lavoro, in particolare riguardo alla presenza di PFAS negli schiumogeni e nei Dispositivi di Protezione Individuale in dotazione ai Vigili del Fuoco.

Pur riconoscendo la disponibilità al confronto, si ritiene necessario evidenziare come la risposta fornita dal sottosegretario non tenga in doverosa attenzione varie criticità prontamente segnalate da USB quali numerosi casi di patologie neoplastiche che colpiscono il personale del Corpo Nazionale, correlate all'esposizione a sostanze classificate come cancerogene dallo IARC.

Sebbene il Sottosegretario richiami correttamente l’esistenza dei protocolli sanitari e di sorveglianza previsti dalla normativa vigente, si rileva l’assenza di una chiara indicazione ministeriale circa l’esigenza di introdurre specifici accertamenti relativi ai PFAS. Tale lacuna è documentata dalle molteplici richieste avanzate da questa Organizzazione Sindacale, anche nel corso delle riunioni periodiche previste dall’art. 35 del D.Lgs. 81/08.
Ne consegue che il personale colpito da patologie è costretto a provvedere autonomamente, anche dal punto di vista economico, agli accertamenti necessari, senza un adeguato sostegno da parte dell’Amministrazione.

Si rilevano, inoltre, significative criticità nelle modalità di compilazione del libretto sanitario e di rischio, redatto dai medici incaricati sulla base di esami effettuati presso strutture FS che non dispongono di strumentazioni diagnostiche avanzate. Tale circostanza comporta l’assenza di approfondimenti e il rinvio al lavoratore per ulteriori esami specialistici, con inevitabili ripercussioni economiche e operative.  A tal fine si ritiene opportuno sollecitare l'approntamento di misure atte ad impegnare i medici competenti all'effettivo riscontro della sussistenza o meno di rischi specifici nei lavoratori, disponendo gli accertamenti ed approfondimenti opportuni senza rinviare all'iniziativa individuale dei singoli. Solamente così i richiamati Protocolli integrativi previsti per il rischio specifico ed attivabili dai medici competenti e la stessa cartella digitale di rischio, quali richiamati dall'on. Prisco, sarebbero operativi ed implementati efficacemente. 

Con riferimento alla circolare dipartimentale del 6 agosto 2019, prot. n. 26540, recante “Prime linee direttive finalizzate al miglioramento dell’attività di spegnimento degli incendi”, si evidenzia che la stessa ha disposto la sostituzione dei liquidi schiumogeni proteici e fluoro-proteici con prodotti sintetici, ritenuti più efficaci e maggiormente compatibili con l’ambiente. Tuttavia, la mancanza di istruzioni operative puntuali ha determinato, nella pratica, la sostituzione dei prodotti sugli automezzi senza le indispensabili operazioni di bonifica da PFOA e PFOS, che avrebbero dovuto essere affidate a ditte specializzate. Inoltre per tali composti, trattandosi di schiume, sarebbe auspicabile aumentare l'elenco degli analiti (almeno quelli della direttiva acque potabili) aggiungendo una misura integrata di fluoro (Fluoro organico totale, TOF). L’amministrazione potrebbe anche fare una indagine qualitativa di composti caratteristici delle schiume. Un altro aspetto è l’analisi comparativa fra vecchi e nuovi modelli di automezzi: bisognerebbe confrontare un mezzo vecchio, dove si sono usate schiume, con uno nuovo dove non sono mai state caricate schiume per avere un termine di paragone.
Infatti l’assenza di schede tecniche complete per i nuovi schiumogeni, prive della composizione chimica dettagliata e dell’indicazione dei PFAS eventualmente presenti, non consente inoltre di verificarne la reale ecocompatibilità e l’impatto sanitario.

L’obiettivo della circolare, chiaramente orientato al miglioramento dell’efficacia operativa, non contempla misure urgenti di tutela del personale. Ne è dimostrazione il fatto che schiume di vecchia generazione siano state utilizzate fino a tempi recenti, continuando a determinare contaminazione ambientale senza adeguate misure preventive e senza adeguata informazione rivolta agli operatori.
Si constata, inoltre, che la gestione delle scorte non è risultata coerente con la circolare, in particolare presso alcune sedi aeroportuali, dove monitoraggi interni hanno portato all’interdizione delle aree di addestramento per conclamata contaminazione.

È opportuno ricordare che, a dicembre 2023, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il PFOA come «cancerogeno per l’uomo» (Gruppo 1) e il PFOS come «possibile cancerogeno per l’uomo» (Gruppo 2B), sulla base di un’ampia revisione scientifica.

Nel corso del 2025, a seguito delle reiterate sollecitazioni di USB, il Dipartimento ha richiesto alle ARPA regionali la trasmissione degli esiti dei campionamenti territoriali, ricevendo risposte esaustive solo da alcune regioni. Successivamente, è stato disposto il campionamento ambientale in alcune sedi ricadenti nelle zone rosse individuate dalle ARPA, attività che tuttavia non risulta ancora avviata, ravvisandosi un chiaro esempio di omissione ed inazione in grado di posticipare eventuali intervent di contrasto e favorire il possibile peggioramento delle condizioni di esposizione dei lavoratori, in assenza di adeguato e tempestivo riscontro della situazione esistente. Inoltre ciò configura una palese violazione del principio di precauzione, cardine nelle politiche ambientali e sanitarie.

Si segnala altresì che lo studio congiunto avviato il 31 marzo 2025 tra la Direzione Emilia-Romagna e l’Università di Bologna, cui hanno partecipato 400 unità dei Vigili del Fuoco dell’Emilia-Romagna e del Comando di Arezzo, non ha ancora prodotto esiti certificati a distanza di otto mesi. I partecipanti hanno ricevuto esclusivamente un valore numerico, privo di attestazione formale del metodo analitico impiegato e della strumentazione utilizzata.

USB ha contestualmente sollecitato il Dipartimento in merito all’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi, alla responsabilizzazione dei dirigenti-datori di lavoro e alla necessità di adottare misure immediate, anche tramite formale diffida.
Parallelamente, si rileva che il Dipartimento intende attendere gli esiti degli studi condotti sulla popolazione generale, con il rischio di attribuire l’esposizione dei Vigili del Fuoco a condizioni ambientali generiche che essendo già preoccupanti dovrebbero consentire cautele maggiori.

Tuttavia, i valori riscontrati nei DPI in dotazione risultano superiori alle soglie applicate in numerosi Paesi dell’UE e negli Stati Uniti, rendendo non più procrastinabile la loro sostituzione.

Con riguardo alla copertura assicurativa del personale VVF, si evidenzia che l’art. 1, comma 3, n. 22 del DPR 1124/1965 esclude i Vigili del Fuoco dall’assicurazione INAIL, pur trattandosi di personale che opera in attività di estinzione degli incendi. Sarebbe stato auspicabile un chiaro impegno politico finalizzato a promuovere una modifica legislativa che colmi tale disparità di trattamento.
L’assicurazione privata stipulata dal Dipartimento mediante le risorse stanziate dall’art. 1, comma 348, della legge 213/2023 – pari a 2.645.400 euro – non risulta sufficiente a garantire una tutela adeguata, poiché non copre integralmente gli accertamenti diagnostici e spesso non riconosce il risarcimento, lasciando il dipendente privo di tutela.

Si evidenzia, inoltre, che la procedura di riconoscimento della causa di servizio non è, contrariamente a quanto sostenuto, agevole: essa è caratterizzata da tempi lunghi, rilevante onerosità per il lavoratore e dalla necessità di sottoporsi a una doppia valutazione presso commissioni mediche distinte, con rischio di ulteriori ritardi e contenziosi.

Si prende atto favorevolmente dell’apertura dichiarata dal Sottosegretario a un confronto con il Ministero del Lavoro per l’eventuale estensione della copertura INAIL ai Vigili del Fuoco. Si auspica che il Governo voglia procedere celermente, poiché l’INAIL rappresenta l’ente più idoneo, per struttura e competenze, a garantire la gestione organica delle tutele assicurative e previdenziali del personale del CNVVF.

La collaborazione già avviata tra il Dipartimento dei Vigili del Fuoco e l’INAIL, attraverso i protocolli d’intesa sullo studio delle malattie professionali e del rischio infortunistico, costituisce un valido punto di partenza, ma necessita di essere accompagnata da un intervento legislativo deciso che preveda l’inclusione dei Vigili del Fuoco nel sistema di tutela INAIL.

 

Per Il Coordinamento Nazionale USB Vigili del Fuoco

Enrico Marchetto