INCONTRO USB-GREENPEACE ITALIA SUL TEMA PFAS
VENERDI 25 OTTOBRE A PADOVA USB HA PARTECIPATO AD UN INCONTRO CON GREENPEACE ITALIA SUL TEMA PFAS
PFAS NEI VIGILI DEL FUOCO INTERVENTO DI USB
Dal momento in cui si è venuti a conoscenza della problematica dei PFAS nelle acque potabili abbiamo coinvolto la nostra Amministrazione e le Aziende Sanitarie per avviare un monitoraggio sui colleghi che vivono e lavorano nelle zone denominate rosse senza avere nessun riscontro. Nel frattempo è emersa la problematica della presenza di PFAS nei Completi antifiamma e nei liquidi schiumogeni.
I completi antifiamma sono Dispositivi di protezione individuale che ciascun vigile del fuoco ha in dotazione e indossa negli incendi e sono composti da un giaccone, un pantalone, guanti e sottocasco.
I liquidi schiumogeni sono impiegati nello spegnimento degli incendi, vengono miscelati con acqua per avere più efficacia e un potere estinguente maggiore. Vengono utilizzati per incendi rilevanti (capannoni industriali, autotreni e autoarticolati, depositi etc) e sono presenti nei mezzi aeroportuali per fronteggiare emergenze.
La richiesta quindi, di un necessario monitoraggio dei lavoratori del Veneto, è riferita ad una esposizione doppia (acqua potabile e attività lavorativa) in quanto, oltre al noto inquinamento delle falde del Veneto, esistono diversi studi di prestigiose Università a livello mondiale che hanno rilevato che una particolare categoria di lavoratori, i pompieri, sia più vulnerabile ai PFAS rispetto alla popolazione generale per la frequente esposizione con i liquidi schiumogeni e per i Dispositivi di Protezione individuale che indossano.
Innumerevoli sono gli studi di prestigiose università a livello mondiale che dimostrano una importante sensibilità sull’argomento, lo stesso non accade in Italia per i vigili del fuoco a causa di una amministrazione che tende ad insabbiare la problematica.
Per decenni abbiamo impiegato schiume antincendio sversandole nel territorio e sicuramente provocando danni irreparabili non ancora quantificati nell’inconsapevolezza degli operatori.
Abbiamo indossato e indossiamo attualmente Dispositivi di protezione individuale che la nostra amministrazione ha confermato che contengano PFAS. La stessa amministrazione non ha ritenuto necessario verificare, attraverso ricerche indipendenti, quanto dichiarato dai produttori e dai certificatori , sulla percentuale contenuta nei completi antifiamma né se queste sostanze possono rappresentare un pericolo per i vigili del fuoco che li indossano anche considerate le condizioni di utilizzo.
Da un analisi condotta negli stati uniti nel 2014 per la ricerca di fluoropolimeri in un completo antifiamma italiano sono stati rilevati 50000 ppm o superiori nei tessuti costruiti con fluoropolimeri. Ciò equivale a circa il 5% di fluoro sulla superficie. La barriera antiumidità interna, realizzata in Ptfe, ha una concentrazione di fluoro del 20-30 %. Questi risultati corrispondono a quelli misurati negli Stati Uniti, in Australia e in alcuni stati europei.
Per la questione liquidi schiumogeni invece la nostra Direzione centrale per le emergenze, recependo la direttiva 2006/122//EC del 12 dicembre 2006, aveva diramato nel 2019 (13 anni dopo) la circolare n. 26540 in cui venivano emanate le «prime direttive finalizzate al miglioramento dell'attività di spegnimento degli incendi», mettendo al bando gli schiumogeni contenenti Pfos e prevedendo la transizione dai vecchi schiumogeni di tipo proteinico e fluoro proteinico ai nuovi schiumogeni di tipologia sintetica facendo credere agli operatori che fosse solamente una innovazione nella estinzione degli incendi e non una direttiva per tutelare la salute del personale e della popolazione.
Considerati però gli alti costi per lo smaltimento dei liquidi in giacenza, si è continuato ad adoperarli senza nessuna indicazione da parte dei Comandati Provinciali sulla loro messa al bando.
Recentemente presso l’aeroporto di Treviso è stata interdetta una zona prove per la presenza di PFAS causando notevoli difficoltà. I liquidi schiumogeni presenti negli aeroporti attualmente contengono ancora PFAS in quanto non si è ancora trovata un’alternativa più salubre per l’incendio di carburanti.
Da non trascurare che nei documenti di valutazione del rischio in ambito lavorativo (T.U.81/08) non ci risulta si menzioni il rischio PFAS e di conseguenza i lavoratori non vengono sottoposti a monitoraggi periodici a tutela della salute.
Salute all’interno del Corpo Nazionale che non è tutelata non essendo inseriti come categoria nell’Inail. Abbiamo un organo sanitario interno che non ha contezza di quanti vigili del fuoco si ammalino di tumore in servizio o in pensione e per eventuale riconoscimento si deve produrre documentazione a proprie spese e sottostare ad un collegio giudicante all’interno del Ministero dell’Interno.
Da parte nostra, oltre a tenere alta l’attenzione attraverso interrogazioni parlamentari e regionali già presentate, alle quali allo stato attuale non abbiamo riscontro, stiamo preparando un monitoraggio del personale in maniera autonoma e una relazione che comprenda gli studi effettuati sulla materia e presto interesseremo le procure.