MORTI E RETORICA, DIRE BASTA NON BASTA

Nazionale -

 

Manifestazioni, comizi, dichiarazioni, indignazione, rabbia, il solito coro di:

“basta, non possiamo più tollerare, faremo giustizia…. bla,bla,bla….”

Frasi retoriche, inutili, vuote come gli occhi di chi morto non può più vedere la processione di sindaci, prefetti, dirigenti, politici che si accalcano ai cancelli della tragedia, con in tasca il loro bel discorsetto preconfezionato, pieno di indignazione e promesse.

I morti non ascoltano, non risorgono, sono morti ed è ormai tardi per loro, non vogliono nemmeno le scuse, non accusano, sono solo frammenti di ricordi nella mente di chi gli è sopravvissuto. I loro congiunti invece si che pretendono giustizia, che vogliono sapere perché, consapevoli che non sarà una spiegazione logica, se esiste, né un risarcimento a restituire un padre, una madre, un marito, una moglie, un figlio o una figlia perché morti per sempre. Quelle persone morte durante il loro turno di lavoro non potranno tornare a casa. Il dolore, la perdita, la disperazione che piano piano si fa tristezza, non è retorica è la realtà che conosce bene chi ha perso un proprio caro, non sarà una spiegazione o un risarcimento a farlo rivivere. La morte sul posto di lavoro è, se possibile, più dura da accettare, perché il luogo di lavoro dovrebbe essere un posto sicuro, con tanto di valutazione del rischio, con tanto di sicurezze e tutele, l’incidente dovrebbe essere l’eccezione, quello mortale dovrebbe essere evitato con certezza. Purtroppo allo stato dell’evidenza, riesce difficile pensare che in un sistema dove il profitto è anteposto alla sicurezza si possa veramente garantire al lavoratore di tornare a casa incolume. Tra l’altro i dati dell’INAIL sono incompleti, sottostimati, vengono ignorati i dati sui lavoratori in nero, che muoiono nell’ombra, molti gli immigrati irregolari, sempre più numerosi in questo Paese e sempre più negletti e sfruttati, che nell’ombra ci vivono pure, oltre che morirci.

La politica parla di occupazione, di crescita, cerca voti urlando slogan, mostrando contrizione ai funerali, promettendo nuove leggi, nuove pene, quando non si riesce a far rispettare nemmeno quelle esistenti e quando si arriva ai processi, se ci si arriva, durano un tempo improbabile e finiscono spesso in niente. Alle famiglie dei superstiti, quando va bene, arrivano i soldi, così si acquietano le coscienze, l’economia gira, ma si dimentica la dignità dell’uomo. Oggi se vogliamo onorare queste vittime del lavoro, diremo del dovere, facciamolo in silenzio, andiamo sotto i palazzi del Governo rimanendo muti sotto quelle finestre, con la nostra sola presenza, ricordiamo al potere i propri doveri verso i cittadini. Con il nostro silenzio pretendiamo giustizia, quella vera, restituiamo ai familiari delle vittime il rispetto che meritano, non speculiamo sul dolore, ascoltiamo quel dolore in silenzio.

Poi tornati al nostro lavoro, non accettiamo più compromessi sulla sicurezza, non permettiamo di anteporre il profitto alla nostra salute, rifiutiamo la logica del guadagno ad ogni costo, non barattiamo la nostra vita per lo stipendio, né quella degli altri. Diciamo BASTA, questa volta senza retorica, senza esitazione, diciamo BASTA a questo sistema, a questa politica ipocrita, a questa economia in perenne crisi, che sopravvive in una società sempre più divisa, sempre più diseguale, ingiusta, dove prosperano gli avidi e i profittatori.

 

Per il Consiglio Nazionale USB VVF 

Ciro Bartolomei