LA "TRUFFA " DEL BUONO PASTO
VERO ERRORE O INFIDO INGANNO?
Lavoratori,
in data 12/01/2018, si è tenuto il tavolo paritetico di raffreddamento, dove USB è riuscita nuovamente a tutelare i lavoratori facendo riassorbire in capo all’amministrazione le responsabilità che avevano tentato di scaricare sui lavoratori.
La posizione di USB è quella di difesa e tutela dei , tesa alla re-intenalizzazione del servizio mensa con l’assunzione dei cuochi VVF, in modo da non perdere il DIRITTO dei VVF ad un pasto caldo di prima scelta, non prendendo in considerazione pasti veicolati o buoni pasto.
Da questa riunione siamo giunti alla conclusione che l’amministrazione si è tutelata con l’emanazione della disposizione di servizio n 802/17 che rimanda alla circolare 3/17, in cui è evidente e chiaramente precisato che: L’ACQUISTO del PASTO va effettuato , mentre all’interno della sede si può e il PASTO, ma non cita il confezionamento all’interno della sede facendo di fatto ricadere la responsabilità di questa violazione sul capo squadra della sede distaccata.
Dopo l’incontro possiamo dire che l’amministrazione è a conoscenza di quello che sta avvenendo e quindi ne è responsabile, inoltre ci ha informato che sono stati inoltrati quesiti a Roma riguardo il possibile ritorno al catering completo anche nelle sedi escluse, come d’altronde avviene nel resto del Piemonte e nella vicina Liguria; la possibilità di confezionare il pasto all’interno della sede; le direttive in caso di sostituzione improvvisa e non programmata in merito all’utilizzo del buono pasto.
Cogliamo l’occasione per informare correttamente i lavoratori su quanto non sia stato detto in merito ai buoni pasto, non come qualche cialtrone va dicendo che siamo dei rompi c….oni.
In primis, secondo la circolare 3/17 il buono pasto trova applicazione solo nelle sedi con carenza di cucine e qui l’errore da parte dei sindacati di averlo indicato nella scelta mentre andava scartato come hanno fatto tutti gli altri comandi; il buono pasto ha un valore fittizio di 7 euro, poiché il DPR.917/86 evidenzia che le somme elargite a titolo di buono pasto non concorrono a fare reddito di lavoro dipendente fino ad un importo giornaliero massimo di 5,29 euro, pertanto ad oggi l’importo differenziale di 1,71 costituisce imponibile ed è soggetto al conguaglio fiscale; appena sarà possibile il buono pasto cartaceo verrà sostituito da quello elettronico che non è ancora ben chiaro il suo utilizzo (pare sia spendibile nelle 24 ore).
Chi pensava di arricchirsi con i buoni pasto si troverà in mano pochi spiccioli oltretutto tolti dalle tasche ad altre lavoratrici oltre a tutti quegli aspetti riportati sopra ci sono quelli legati a normative sanitarie e contrattuali per il maneggio titoli da parte dei capi turno e responsabili distaccamenti.
Tirando le somme siamo riusciti a giungere alla conclusione che gli unici ad avere un guadagno da questa gestione è l’impresa di ristorazione che di fatto si è tolta dalle palle il peso delle sedi distaccate mantenendo le sedi più grandi dove ha solo guadagno a discapito delle lavoratrici della mensa e dei VVF. Hanno firmato un contratto che si aggira intorno ai 15 milioni di euro e risparmiano su sette sedi (due sono dist di Novara)
USB rimane in attesa delle risposte della direzione centrale per un ritorno al catering completo che significherebbe tutela del lavoratore e del diritto mensa.
SOLO USB VVF DALLA PARTE DEI LAVORATORI PER IL DIRITTO ALLA MENSA DI SERVIZIO
In allegato
Dds 802/17 circ. 3/17
Stato agitazione del 18/17