Vigili del fuoco 17 ottobre in piazza

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(18 ottobre 2008 - Il Messaggero Veneto) ROMA - Mezzi pubblici fermi per lo sciopero, cortei anti-Gelmini e pioggia. Un mix micidiale che ha mandato in tilt un po’ tutti i centri urbani. Disagi anche nelle ferrovie. In Friuli Venezia Giulia lo sciopero dei sindacati di base, Cub, Cobas e Sdl ha causato finora il blocco del 60 per cento della circolazione ferroviaria: lo ha affermato Willy Puglia, coordinatore regionale della Cub-Rdb Trasporti. Secondo l’esponente sindacale l'adesione da parte degli addetti delle ferrovie ha toccato il 100% nella tratta Trieste-Udine. L’adesione dei vigili del fuoco ha toccato il 35%, quello del trasporto pubblico locale il 18% in regione e il 47% a Trieste.  L’adesione media del mondo della scuola è del 40%, mentre il dato medio del pubblico impiego è del 10%, con punte del 40% all’Inps di Trieste. «Il giudizio sulla riuscita della manifestazione è estremamente positivo – ha affermato Puglia –, la partecipazione, anche quella in piazza, a Roma, testimonia che la piattaforma presentata dai sindacati in giugno al Governo è largamente condivisa». Anche le grandi città hanno risentito pesantemente delle proteste organizzate dai sindacati di base. Per Roma è stato un venerdì di passione. Le vie della capitale, già penalizzate dai mezzi pubblici che viaggiavano a singhiozzo, sono state attraversate da un lungo corteo partito da piazza della Repubblica, a cui hanno preso parte circa 500mila persone, secondo gli organizzatori. Giornata difficile anche a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo, anche se a detta dell’Atm il 68% dei mezzi pubblici era in servizio, la situazione è stata comunque caotica. A Torino è stata bloccata la metropolitana. A Venezia si sono fermati i vaporetti: ci hanno pensato le gondole, in accordo col Comune, a traghettare a modico prezzo residenti e turisti lungo i due lati del Canal Grande. E ora l’appuntamento al 30 ottobre per la manifestazione organizzata Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals  Scuola in piazza: «No alla Gelmini» Nel mirino il maestro unico e la mancanza di investimenti: «Così si muore» LE MANIFESTAZIONI NELLE CITTÀ Studenti, professori e genitori contestano la misura del governo Slogan anche contro la riforma dell’università

ROMA - «Siamo più di 500 mila». Esultano gli organizzatori del corteo di Roma contro la politica economica del governo e la riforma della scuola. Una partecipazione «senza precedenti», ha sottolineato il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi. Numeri a parte – che saranno destinati al solito balletto di cifre – la partecipazione è apparsa comunque massiccia per dire no alla riforma messa in campo dal governo. Lo spezzone "dedicato" alla scuola era il più colorato, chiassoso e allegro. Dietro lo striscione "No alla distruzione della scuola" firmato dal Popolo della scuola pubblica, c’erano bambini, genitori, insegnanti con fischietti, magliette colorate che scandivano: «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini». Gli altoparlanti, oltre a spiegare le motivazioni della protesta, lanciavano slogan contro il ministro dell’Istruzione. In particolare, i manifestanti protestavano contro l’aumento del numero degli alunni per classe: «Se 20 alunni vi sembran pochi, provate voi a insegnare. Così vedrete la differenza tra insegnare e comandare». E ancora: «Per la Stellina la scuola va in rovina, la classe traballa e nessuno resta a galla». Molti anche gli striscioni dedicati all’università e alla ricerca. Settori anche questi, denunciano gli studenti e i professori, gravemente colpiti dai tagli del governo. Tra i manifestanti c’era anche un gruppo di vigili del fuoco che trasportavano una barella sulla quale era adagiato un manichino che ha sulle spalle una foto del ministro Brunetta che gli succhia il sangue. «Siamo qui – ha spiegato Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco Rdv – perché vogliamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi». Dopo l’arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni, gli studenti medi e universitari hanno deciso di lasciare il corteo dei sindacati di base per dirigersi sotto il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere per «gridare al ministro il no alla riforma».  Manifestazioni contro la riforma Gelmini e contro i tagli all’università anche a Milano e in altre città italiane, da Torino a Palermo. Nel capoluogo lombardo insegnanti e genitori della "Rete Scuole" hanno atteso il lungo corteo degli studenti in corso di Porta Romana. Accolti con un lungo applauso, i giovani hanno salutato l’altra parte della manifestazione: «Ragazzi salutate i nostri professori e tutti insieme combattiamo il decreto Gelmini». Genova (anche qui corteo, bambini in testa, di studenti e prof precari), Napoli (in piazza insieme liceali e universitari), Venezia, Bologna (in 300 hanno fatto 10 chilometri a piedi, una sorta di pellegrinaggio anti-Gelmini), Piacenza (una fiaccolata a cui parteciperà anche il sindaco è in programma stasera). E naturalmente con la sciopero proclamato dal sindacalismo di base, contro le politiche del Governo anche in materia di istruzione.  «Uno sciopero riuscitissimo: più della metà delle scuole sono rimaste chiuse contro la politica Tremonti-Gelmini, contro una filosofia della scuola che appartiene all’800, contro provvedimenti razzisti di separazione tra italiani e stranieri, contro un’idea di distruzione di un’istituzione fondante del paese» ha commentato con soddisfazione il leader dei Cobas che insieme a Rdb e Sdl ha indetto la mobilitazione. Ora si aspetta il 30 ottobre: altra mobilitazione sulla scuola, organizzata dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals.


(18 ottobre 2008 - Aprile online) Non è che l'inizioStudenti, professori, lavoratori e precari in piazza per lo sciopero nazionale indetto dai Cobas e da Rdb, che riguarda soprattutto i settori della scuola, dei trasporti, della sanità: 500 mila a Roma, oltre 30mila a Milano. E questi sono i numeri delle sole grandi città, ma manifestazioni si sono svolte in molti altri centri della penisola.

A Roma, a sfilare sotto la pioggia, sono stati in 500 mila nel corteo organizzato da Cobas, Cub e SdL nel giorno dello sciopero generale dei lavoratori aderenti a quelle organizzazioni sindacali. In strada, il settore della Scuola, del Pubblico Impiego, dei Trasporti, del precariato, ma anche dei giovani sfruttati dei centri commerciali, dei movimenti giovanili (studenti medi e universitari, centri sociali) e dei movimenti per i diritti sociali (casa, ambiente, immigrazione).  Tanti i genitori con i bimbi in carrozzina, a rivendicare un futuro con servizi pubblici garantiti e senza precarietà; i Vigili del Fuoco, che hanno portato una barella dove ad un manichino veniva succhiato il sangue dal ministro Brunetta, mentre i precari della sanità sono arrivati in piazza a bordo di un'ambulanza a sirene spiegate. Moltissimi anche gli studenti di scuole superiori e università che protestano contro la riforma del ministro Gelmini. C'era anche un gruppo di docenti con la stella gialla bene in vista: gli insegnanti fanno parte dello storico liceo romano Mamiani e hanno deciso di vestire la stella gialla a seguito delle scritte apparse a Roma in questi giorni inneggianti al licenziamento di tutti i docenti attraverso una sorta di pulizia sociale in cui si usa il termine "derattizzazione", lo stesso usato setanta anni fa fa fascisti e nazisti nei confrontid egli ebrei. Secondo gli insegnanti del Mamiani il clima che si sta creando deriva anche dalle "esternazioni dell'efficientissimo ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Brunetta nei nostri confronti: abbiamo oramai compreso - spiegano - che è in corso contro i professori della scuola statale un'autentica campagna diffamatoria, studiata a tavolino con arte, sullo stile di regimi che speravamo già sufficientemente sconfitti dalla Storia". "Decreto Gelmini, meno tempo per in nostri bambini", "taglia e ritaglia, l'alunno raglia" sono alcuni degli slogan esposti dal popolo della scuola pubblica. Tra i lavoratori della sanità, un gruppo di operatori dell'azienda sanitaria di Lodi portano in corteo delle sacche che contengono finto sangue, "perché - spiegano - ci manca che ci chiedono solo quello". Un'altra frangia dei Cobas della sanità espone in fine un cartello con disegnato uno dei Sette Nani con la faccia del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che recita "noi abbiamo un sogno nel cuore: brunetta in miniera Sacconi in G...". Quanto la testa del corteo è giunta a piazza San Giovanni, ha spiegato Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale di Cub "la coda non è ancora partita da piazza della Repubblica: questo è il miglior sondaggio possibile sul gradimento al governo Berlusconi". "Lo straordinario risultato di oggi dimostra che i lavoratori scelgono di non subire ma di essere protagonisti della propria lotta e che la nostra piattaforma è largamente condivisa", prosegue Leonardi. "Da questo sondaggio in carne e ossa il governo deve trarre la conclusione che è necessario aprire la relazione con una consistente parte della società italiana che non delega più la propria rappresentanza a Cgil Cisl Uil". Ma in piazza non ci sono solo i Cobas, perché lo sdegno e la protesta, soprattutto sulla scuola, è tale da spingere le persone sulla strada, a prescindere dalle scelte politiche. Tant'è che lo stesso Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, spiega: "Tutta la scuola pubblica boccia la politica scolastica del governo, con il più grosso sciopero della scuola mai realizzato, a cui hanno partecipato anche iscritti di altri sindacati dimostrando che questo è il vero sciopero unitario", ed ha aggiunto: "Nelle scuole delle principali città si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel Pubblico Impiego, nei Trasporti e in molti settori privati". Per Fabrizio Tomaselli, di SdL Intercategoriale la riuscita dello sciopero "dimostra l'estremo disagio dei lavoratori ma anche la loro voglia di lottare. Una manifestazione che ha gridato 500mila no alle politiche del governo e del sindacato confederale. Da oggi SdL CUB e Cobas hanno più responsabilità ma anche più forza". Una parte del corteo, in prevalenza studenti delle scuole superiori romane, ha invece deviato il percorso prestabilito con l'intenzione di dirigersi verso il ministero della pubblica istruzione. Migliaia di studenti hanno abbandonato il corteo principale in via Merulana transitando per via Labicana. Trambus Spa, che a Roma gestisce tutte le linee di tram e la maggior parte delle linee di bus, ha reso noto che il dato sull'adesione allo sciopero è del 45%; alla Cgt di Torino il 75%; a Bologna fra il 75% e il 77%; a Venezia l'80% in centro e il 40% sull'extraurbano; a Treviso il 40%. Forti i disagi anche nei settori aereo (all'Aeroporto "Marconi" di Bologna le compagnie aeree hanno provveduto alla cancellazione di ventiquattro voli tra nazionali ed internazionali), ferroviario e marittimo. A Milano erano circa 30mila secondo gli organizzatori gli studenti, gli insegnanti, i genitori e il personale Ata scesi in piazza per il "No Gelmini day". La dimostrazione si è svolta in modo pacifico e tranquillo, gli unici momenti di leggera tensione si sono avuti quando alcuni studenti hanno lanciato prima un grosso petardo e poi alcune uova contro il palazzo del Provveditorato. Al termine della mobilitazione un piccolo gruppo di studenti ha oltrepassato le transenne e ha lasciato all'ingresso del Provveditorato uno striscione con scritto: "Blocchiamo il decreto, occupiamo dappertutto. Gelmini la scuola ti ripudia. La rivolta è qui ed è appena cominciata". Giornata nera anche per i veneziani a causa dello sciopero dei trasporti pubblici. Lunghe code non solo per salire su un taxi ma addirittura per accedere alle gondole.


(18 ottobre 2008 - Liberazione) Una marea a Roma, alla manifestazione nazionale. Fiumi di gente in corteo anche in molte altre città. E un'astensione dal lavoro davvero diffusa. Per lo sciopero generale indetto dal sindacalismo confederale di base, ieri, interi settori si sono fermati. A partire da quelli della scuola, in tutti i gradi, e dell'università come della ricerca. La folla affuita nella capitale è superiore a qualsiasi altra in occasione d'uno sciopero non indetto da Cgil Cisl Uil. Gli organizzatori - anzitutto Cobas e Cub Rdb - hanno potuto tranquillamente azzardare la cifra di mezzo milione. Cui si aggiungono i centomila di Milano e le decine di migliaia tra Palermo e le altre piazze. Protagonista assoluto il mondo della formazione: non da soli, stavolta, ma con altri segmenti del lavoro e del conflitto si sono presi la giornata bimbi adolescenti e giovani, allievi e studenti insieme a maestre e maestri, insegnanti, docenti, ricercatrici e ricercatori. Soprattutto, precarie e precari. Ben prima dello sciopero confederale della scuola; e ben al di là del generico "salviamo l'italia" del 25 prossimo del Pd. Con ben altro significato, comunque: perché si è trattato d'un evento "di società", con parole d'ordine radicali gettate in faccia al governo berlusconiano e padronale della crisi in atto. Senza alcuna egemonia di partiti, né di bandiere. Il ministro Tremonti è rimasto zitto. La collega Gelmini invece no, ma per dire: «Non li capisco». E anche il presidente Napolitano ha sprecato un'occasione, affermando, sulla scuola, che «non si possono dire solo dei no».

Grande partecipazione allo sciopero generale indetto da Cobas, Cub e SdL. «Giornata straordinaria, il governo ne prenda atto» A Roma la carica dei 500mila. E' iniziato l'autunno caldo.

Milano, Firenze, Torino, Palermo, Cagliari, Venezia e Pisa. Mezza Italia si è mobilitata contro la riforma del ministro Gelmini. Nel capoluogo lombardo insegnanti e genitori della "Rete Scuole" hanno atteso il lungo corteo degli studenti in corso di Porta Romana. Accolti con un lungo applauso, i giovani hanno salutato l'altra parte della manifestazione: «Ragazzi salutate i nostri professori e tutti insieme combattiamo il decreto Gelmini». Il lungo corteo è arrivato davanti al Provveditorato agli Studi in via Ripamonti. Alla manifestazione hanno partecipato trentamila persone. Singolare la protesta degli studenti del dipartimento di Matematica dell'università di Firenze i quali hanno trascorso alcune ore nel pomeriggio a chiedere simbolicamente l'elemosina agli automobilisti fermi davanti ai semafori vicini alla loro facoltà. Un gesto provocatorio, hanno spiegato, per dimostrare come si possono finanziare gli atenei italiani. Sempre a Milano , è riapparso "San Precario": «Di primo mattino, lo abbiamo visto davanti all'Ambulatorio Medico Popolare di Via Transiti (T28) in attesa dell'ufficiale giudiziario che ha pensato bene di rinviare lo sgombero al 25 novembre. Verso le 9.30, lo abbiamo visto di fronte a Omnia, il call-center a cui Wind ha esternalizzato 275 lavoratrici. Improvvisamente, cogliendo di sorpresa le forze dell'ordine impegnate a seguire le manifestazioni di questa giornata intensa ed emozionante, il Santo ha fatto il suo burrascoso ingresso alla borsa di Milano, in Piazza Affari, cuore simbolico del capitalismo contemporaneo, dove il livello di sfruttamento dell'essere umano sull'essere umano trova la sua illusoria misura». A Bologna è invece andato in scena un «pellegrinaggio anti-Gelmini» degli studenti delle medie superiori. In piazza Maggiore si sono inoltre tenute lezioni di greco a cielo aperto, per gli studenti del liceo classico Minghetti. Il tutto prima di un sit-in di protesta promosso da studenti universitari e delle scuole superiori con la partecipazione di ragazzi delle medie e di alcune scuole elementari. In Calabria si è costituita un'Assemblea permanente che ha occupato l'aula 8 della facoltà di Lettere e Filosofia e si è formato il Comitato Unical per opporsi alla legge 133/08, con estensione dello stato di assemblea permanente in tutte le altre facoltà. A Napoli gli studenti delle scuole superiori si sono ritrovati in piazza del Gesù. A Palermo si è svolta una assemblea d'ateneo a cui hanno partecipato docenti e ricercatori. Poi Genova , dove hanno sfilato migliaia di persone con in testa bambini delle elementari e delle materne, seguiti da studenti, docenti e precari delle scuole e dell'università. A Torino è stata inoltre annunciata una "notte bianca all'università" per dire no alla riforma del ministro Mariastella Gelmini. La vera novità è però una due giorni di mobilitazione a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche che martedì notte rimarrà aperta fino al mattino con aperitivi, animazione, concerti e con ospiti a sorpresa.(D.V.)

«A Berlusco', beccate 'sto sondaggio»...

Roma - «A Berlusco', beccate 'sto sondaggio», grida un manifestante in via Cavour. Basta dare un'occhiata ai numeri, per capire che ha ragione da vendere. C'erano cinquecentomila persone in piazza ieri a Roma. Giunte da tutta Italia per manifestare contro il governo e la Confindustria, nel giorno dello sciopero generale proclamato dai sindacati di base Cub, Confederazione Cobas e SdL Intercategoriale. Oltre due milioni i lavoratori del settore pubblico e privato che hanno incrociato le braccia, provocando la chiusura delle scuole e forti disagi nella sanità e nei trasporti. Una protesta sindacale, certo, ma anche politica. Se sommiamo idealmente - non certo matematicamente - tutti quelli che hanno manifestato ieri ai trecentomila in corteo lo scorso 11 ottobre con la sinistra, allora si può tranquillamente affermare che l'opposizione alle politiche della destra è più forte nel Paese di quello che si vede in Parlamento. Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, cammina dietro lo striscione sindacale unitario che apre il corteo, accanto ai leader di Cub, Cobas e SdL. Il suo sorriso esprime una evidente soddisfazione: «E' la conferma di quanto avevo dichiarato sabato scorso: la ritirata è finita. Dopo i primi mesi di sbandamento a seguito della vittoria di Berlusconi è partita - insiste Ferrero - la controffensiva, di cui questa manifestazione è un pezzo». E le rivendicazioni dei sindacati di base? «Assolutamente condivisibili», risponde senza esitazione il segretario del Prc, il quale però non risparmia una stoccata al nostro giornale: «Mi dispiace che Liberazione , invece di mettere in prima pagina il pezzo che salutava questa manifestazione, continui - sottolinea Ferrero - con il dibattito interno a Rifondazione e non colga la novità sociale di quanto sta avvenendo». Il riferimento è all'articolo "Caro Prc, andiamo oltre..." a firma del direttore Piero Sansonetti. Per Cub, Cobas e SdL Intercategoriale si tratta di una scommessa vinta oltre le più rosee aspettative, da quando hanno deciso di unire le forze dando vita a un patto di consultazione permanente. L'avevano detto: «Sarà lo sciopero generale più partecipato di tutta la storia del sindacalismo antagonista e la manifestazione più grande da noi organizzata». E così è stato. Una marea di persone è sfilata da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni, malgrado una pioggia fastidiosa che ha accompagnato l'intero corteo. «Nelle scuole delle principali città - fa sapere Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas - si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel Pubblico Impiego, nei Trasporti e in molti settori privati». La sostanza, conclude Bernocchi, è che «tutta la scuola pubblica boccia la politica scolastica del governo, con il più grosso sciopero della scuola mai realizzato, a cui hanno partecipato anche iscritti di altri sindacati dimostrando che questo è il vero sciopero unitario». Per Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale Cub, «lo straordinario risultato» della mobilitazione «dimostra che i lavoratori scelgono di non subire ma di essere protagonisti della propria lotta e che la nostra piattaforma è largamente condivisa». Un «sondaggio in carne e ossa» dal quale «il governo deve trarre la conclusione - dice Leonardi - che è necessario aprire la relazione con una consistente parte della società italiana che non delega più la propria rappresentanza a Cgil Cisl Uil». Anche Fabrizio Tomaselli, di SdL Intercategoriale, parla di «sciopero riuscito» che «dimostra l'estremo disagio dei lavoratori ma anche la loro voglia di lottare». Mentre quella di ieri a Roma è stata «una manifestazione che ha gridato 500mila "NO" alle politiche del governo e del sindacato confederale. Da oggi - conclude Tomaselli - SdL Cub e Cobas hanno più responsabilità ma anche più forza». Grande protagonista della giornata è stato, come previsto, il popolo della scuola: insegnanti, amministrativi, genitori e studenti imbufaliti per i tagli della "riforma" Gelmini-Tremonti. Tanti i genitori con i bimbi in carrozzina, a rivendicare un futuro con servizi pubblici garantiti e senza precarietà. «Reintrodurre il maestro unico significa tornare indietro di 50 anni. Non si può avere un motivazione di tipo economico per cambiare la scuola», dice Milena di Roma, madre di un bambino di 8 anni. La ministra Gelmini però non ci sta e accusa chi protesta di strumentalizzare i bambini. Maurizio, «genitore arrabbiato», scuote la testa: «Dobbiamo abituarli fin da piccoli a non a farsi imporre le cose. E' questa l'educazione che voglio dare ai miei figli, almeno finché sarò libero di farlo». Tiziana ci viene incontro con in mano delle teste di cartapesta: «Sono quelle degli insegnanti precari che la Gelmini vuole tagliare», spiega. La politica del governo sulla scuola colpisce anche i disabili. Domenico viene da Napoli: «Sono padre di un bambino affetto da un disturbo autistico - racconta - mio figlio avrebbe diritto a 25 ore settimanali con un insegnante di sostegno, quest'anno ne hanno tolte 5, l'anno prossimo probabilmente ne avrò solo 7 in una settimana». E il bilancio pubblico? Alcuni striscioni indicano altri modi per risparmiare: ad esempio, riducendo le spese militari; oppure, facendo una seria lotta all'evasione fiscale. «Ma quali fannulloni - sbotta Antonio, dipendente del Comune di Bologna - è solo propaganda per smantellare la pubblica amministrazione». Però Brunetta sostiene che intanto le assenze per malattia sono drasticamente calate... «Dati parziali, poco significativi. Del resto, lo ha ammesso lui stesso», replica il lavoratore. I Vigili del Fuoco portano una barella sulla quale c'è un manichino a cui viene succhiato il sangue dal ministro Brunetta. «Manifestiamo contro la militarizzazione del vigili del fuoco - dice Ciro, da Bologna - chiediamo più uomini e più mezzi per assicurare un buon servizio ai cittadini, oggi riusciamo a portare avanti il nostro lavoro grazie ai precari». I precari della Sanità sono arrivati in piazza San Giovanni a bordo di un'ambulanza a sirene spiegate. Luca viene da Cagliari, è ricercatore precario da otto anni: «Sono biologo, il nostro istituto si occupa di genetica, malattie rare, monogeniche e multifattoriali. Con la legge 133 - afferma - si vuole eliminare la precarietà cancellando i precari». Lotta alla precarietà ma anche ai bassi salari. Dopo ventuno anni di fabbrica Vittorio, operaio Fiat presso le Carrozzerie di Mirafiori, guadagna in media 1300 euro al mese: «Sindacati confederali e Confindustria vogliono affossare il contratto nazionale, la Cgil si è presa un po' di tempo ma sicuramente alla fine firmerà», afferma convinto.


(18 ottobre 2008 - La Repubblica) Scuola, la protesta riempie le piazze mezzo milione contro la Gelmini. In 350mila solo a Roma. Contestazione a sorpresa sotto il ministero Nella capitale la pioggia non ferma il corteo. Disagi in tutta Italia per lo stop dei trasporti. ROMA - Sotto un ombrellino zuppo color arcobaleno un bambino di otto anni grida serissimo e senza timidezze: «Giù le mani dalla scuola». È uno dei tanti baby-difensori dell´istruzione pubblica arrivato, con mamma e maestre al seguito, nel corteo che ieri ha attraversato la città. Il popolo della scuola è sceso in piazza, compatto come mai, incredibilmente unito. Sono trecentocinquantamila. Forse di più. Marciano indifferenti alla pioggia che scende fitta, legati dagli stessi bisogni più che dalle bandiere. È un venerdì duro di protesta e lo sciopero nazionale indetto dai sindacati autonomi riunisce migliaia di persone ma non tutte con la stessa divisa. Partono puntuali da piazza della Repubblica, ma è un corteo senza sorrisi e senza folclore, «incazzato», non ci sono balli e canti a rallegrare, come non c´è la sinistra radicale e chic che a volte s´incontra. È un corteo pacifico che non intende però fare sconti. Ci sono gli operai di Pomigliano, i vigili del fuoco con la divisa, quelli con lo striscione «Ridateci il ministero della sanità» ma sono i rappresentanti della scuola i più numerosi. Sono qui contro «un attacco a tutto campo» e per arginare «una distrazione collettiva» che consente di mandare alla deriva la scuola pubblica. Sfilano oggi e minacciano di farlo ancora perché questa battaglia «si vince ora o si perde per sempre». Ed è qui, nelle strade dense di folla, che circola palpabile una preoccupazione profonda, si diffonde pericolosa una nuova paura. Ecco una maestra di Monterotondo, si chiama Gigliola: «Stanno distruggendo la scuola, non è un problema di grembiulini, sono trent´anni che insegno, sono stata maestra unica ma lavorare con altri colleghi è stato solo bello e utile. Ora con questi tagli avremo classi sempre più numerose e sarà più difficile seguire i bambini». Ecco un gruppo di genitori con i figli che indossano una maglia «Gelmini non fa rima con bambini». «Non siamo cobas», dicono, «non facciamo politica attiva, andremo anche al corteo del 30 ottobre. Quello che accade oggi è una lenta deriva perché non è che le cose cambino tutte insieme, però un decreto oggi, uno domani, accadrà che un giorno ci si sveglierà con la scuola pubblica che non c´è più». Ecco una maestra, una mamma e un bidello, vengono dalla periferia romana: «Io solo sono cobas», dice l´insegnante, «una grande trasformazione è in atto: con la legge 133 si decide che l´orario sarà di 24 ore, si torna alla scuola del passato e sarà una scuola di élite. Con le classi sempre più affollate, andranno avanti solo quelli che hanno le famiglie dietro che li possono seguire ed aiutare». Quando il corteo arriva a piazza San Giovanni la coda è ancora a piazza Esedra, gli organizzatori - Cobas e Rdb - gridano soddisfatti: «In questa piazza negli ultimi anni ridotta a spettacolo ci siamo ripresi lo sciopero». Lentamente arrivano tutti, è un popolo distante e incompatibile con il mondo dei Berlusconi, dei Tremonti, delle Gelmini: «Con i ricchi statalisti con i poveri liberisti», scandiscono. Un operaio di colore che viene dal Madagascar ripete: «Sono preoccupato, sono in Italia da 14 anni, i miei figli sono nati qui, a scuola vanno bene ma temo che i più piccoli incontreranno solo ostacoli, è un governo razzista». «I numeri di questa protesta sono indubbiamente enormi», dice Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas della scuola. «Uno straordinario successo, ma è soprattutto una grande mobilitazione popolare perché le cifre dello sciopero sono superiori alle nostre forze. Quello che ha spinto tanta gente a venire è aver constatato come il governo quando vuole può intervenire. È stato così con l´Alitalia, con le banche, solo per la scuola non ci sono soldi». Alla fine uno spezzone del corteo di soli studenti si dirige sotto il ministero di viale Trastevere dove rimarrà sorvegliato dalla polizia, controllato da elicotteri. Ma lo sciopero ha attraversato tutta l´Italia, cinquecentomila complessivamente i lavoratori che hanno manifestato, creando disagi nella sanità e soprattutto nei trasporti. Mentre in molti atenei, da Milano, a Genova, a Ferrara, sono continuate le mobilitazioni. È solo l´inizio, dicono.


 Video di RaiNew24


Roma, 17 ott. (Adnkronos/Ign) - Due milioni di lavoratori hanno incrociato le braccia e 500mila persone sono scese in piazza a Roma per manifestare contro i provvedimenti del governo in materia di scuola, università e pubblico impiego. Queste le prime stime sull'adesione allo sciopero generale indetto da Cub, Confederazione Cobas e Sdl intercategoriale.  La manifestazione nazionale di Roma, da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, ha visto la partecipazione dei settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco (nella foto), la Protezione civile, gli operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, bambini e genitori. Ad aprire il serpentone, sotto la pioggia battente, lo striscione unitario che racchiude i temi che hanno portato in piazza i sindacati di base: 'Basta con la distruzione di lavoro, salari, diritti, scuola e servizi pubblici'.  Tantissimi gli studenti che, 'a braccetto' con i docenti, hanno srotolato striscioni contro il decreto Gelmini. Quella dedicata alla scuola è stata la parte più colorata, chiassosa e allegra del corteo. Da parte sua, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, questa mattina a 'Panorama del giorno' di Maurizio Belpietro, su Canale 5, ha detto che ''le ragioni della protesta francamente non le comprendo e sono sempre più convinta che molti di coloro che scendono in piazza non hanno letto il provvedimento".  Durante il percorso, uno spezzone composto dal movimento studentesco ha deviato verso il Colosseo per andare a protestare sotto il ministero della Pubblica Istruzione. Studenti e insegnanti sono scesi in piazza anche nel resto d'Italia. "Nelle scuole delle principali città - sottolinea il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi - si è arrivati a punte di 60-70% di adesione allo sciopero, con la metà delle scuole chiuse, ma anche con ottimi risultati nel pubblico impiego, nei trasporti e in molti settori privati". Diversi i dati parziali rilevati alle ore 17.00 dal Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, secondo i quali la partecipazione allo sciopero generale odierno è stata pari al 4,43 %.  Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, rilevano i sindacati, alla Trambus di Roma si è registrato il 45% di astensione dal lavoro; alla Cgt di Torino il 75%; a Bologna fra il 75 e il 77%; a Venezia centro l'80%, extraurbano 40%; a Treviso il 40%.  Forti i disagi, stando alle sigle sindacali, anche nei settori aereo, ferroviario e marittimo. Mentre il gruppo Ferrovie dello Stato rende noto che lo sciopero di oggi ''non ha avuto alcuna ripercussione sulla circolazione dei treni a media e lunga percorrenza''. Invece, rileva il gruppo, ''pochissime le ripercussioni in ambito regionale dove la circolazione di alcuni convogli ha subito qualche modifica''.-


(OMNIROMA) Roma, 17 ott - Sono rivolti specialmente contro i ministri Gelmini e Brunetta gli slogan presenti sugli striscioni e quelli scanditi nei cori dei manifestanti che stanno dando vita al corteo per lo sciopero generale, organizzato dai sindacati di base. «Noi la scuola l'amiamo» scrivono gli alunni del liceo Kennedy di Ariccia. «Oggi termina la nostra occupazione - dicono gli studenti del Mamiani - è stata un'iniziativa simbolica ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Inviti a tutta voce per il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini «guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con loro trasportano una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi» dice Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della RdB


(Ami) Lo sciopero generale nazionale di 24 ore indetto dai sindacati di base, Cub, Cobas e SdL ha chiamato oggi all'adesione tutti i lavoratori pubblici e privati di ogni categoria, scuola e trasporti compresi e la protesta ha riguardato tutti i comparti della mobilità. A Roma oltre allo sciopero generale, i sindacati hanno indetto una manifestazione nazionale che ha registrato la partecipazione di circa 300.000 persone. È partita e finita sotto una fitta pioggia, a Roma, la manifestazione organizzata dai sindacati di base Rdb, Cobas e Sdl nel giorno dello sciopero generale. «La sensazione che questa manifestazione sia grandissima è ora certezza: enorme la partecipazione e grandissima anche l'adesione allo sciopero» non ha nascosto la sua soddisfazione Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale Sdl. Alla fine i numeri gli hanno dato ragione infatti i partecipanti alla manifestazione sono stati circa 300.000. Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è stato aperto da uno striscione con la scritta: «Tremonti e Gelmini distruttori della scuola». A sfilare naturalmente, oltre alle varie categorie di lavoratori aderenti ai sindacanti di base, anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Hanno protestato contro i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, i tagli al tempo scuola e il ritorno al maestro unico, insieme a genitori e insegnanti. Il passaggio di un gruppetto di alunni delle elementari, accompagnati dalle proprie mamme e insegnanti, che attraversava piazza Esedra ormai gremita, è stato salutato con un lungo applauso dai fratelli maggiori ormai arrivati all'università. In corteo tutti i settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, bambini e genitori tutti accomunati, ha spiegato il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, una delle tre sigle che ha indetto la manifestazione, dalla preoccupazioni per il futuro: «C'è una volontà di denuncia – ha affermato Bernocchi - di tutte le politiche economiche di questo governo che salva i banchieri e mette in discussione i posti di lavoro dei precari, mette in discussione i diritti». E sono stati rivolti specialmente contro i ministri Gelmini e Brunetta gli slogan presenti sugli striscioni e quelli scanditi nei cori dei manifestanti: «noi la scuola l'amiamo» hanno scritto gli alunni del liceo Kennedy di Ariccia. «Oggi termina la nostra occupazione – hanno detto gli studenti del Mamiani - è stata un'iniziativa simbolica ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Inviti a tutta voce per il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini «guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi» ha detto Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della RdB. Quando la testa del corteo che ha sfilato per le vie della capitale, era giunta già da un pò a piazza San Giovanni la coda del lungo serpentone, intanto, non aveva ancora imboccato via Merulana. Nella piazza storica del sindacalismo italiano un camion è diventato palco da cui molti hanno preso la parola, per illustrare i motivi della protesta. Una parte del corteo, composto dagli studenti, si è diretto verso il ministero dell'Istruzione con uno striscione : «Noi la vostra crisi non la pagheremo». La manifestazione è stata bloccata in via Labicana, poco prima del Colosseo, per consentire di liberare le strade dal traffico e permettere ai ragazzi di proseguire. Il corteo di migliaia di studenti è poi arrivato sotto al ministero dell'Istruzione, quì la polizia era ad aspettarli in assetto antisommossa. La situazione è però rimasta calma. Fumogeni accesi e musica. Secondo i collettivi della Sapienza il corteo è formato da almeno 10 mila ragazzi.


(Il Quotidiano.net) Roma, 17 ottobre 2008 - Sono circa trecentomila - secondo le stime degli organizzatori - i partecipanti al corteo che sta sfilando per le strade di Roma, in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati autonomi. Un successo secondo Marco Rizzo, eurodeputato del Pdci, che partecipa alla manifestazione. "L'adesione alla mobilitazione del sindacalismo di base - sostiene Rizzo in una nota - è stata altissima e la manifestazione di Roma enorme". "Un unico sciopero generale di queste proporzioni - prosegue l'esponente del Pdci - dovrebbe far riflettere la Cgil che invece di subire le pressioni del Pd farebbe meglio a scegliere la via dell'opposizione di classe al governo Berlusconi". Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco. Trasportano una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione Pubblica Brunetta, intento a succhiare il sangue. ''Siamo qui perché chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi'', dice Giovanni Muccarino coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della RdB. I ministri Gelmini e Brunetta sono i bersagli dei cori dei manifestanti. Studenti universitari, delle scuole superiori e anche qualche piccolissimo alunno delle scuole elementari: tutti in corteo per dire no alla riforma Gelmini e alle iniziative del governo in tema di istruzione. ''Oggi termina la nostra occupazione - dicono gli studenti del liceo romano Mamiani - E' stata un'iniziativa simbolica, ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere''. Cori a tutta voce contro il ministro Gelmini: ''Guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne''. Proprio gli studenti hanno deviato dal percorso prestabilito, sfondando sul lungotevere il cordone dei carabinieri, e si sono diretti verso il ministero dell'Istruzione a viale Trastevere. I ragazzi degli istituti scolastici e universitari hanno deciso di lasciare il corteo dei sindacati di base, dopo che questo era arrivato a piazza San Giovanni. Nessuna bandiera di partito, precisano gli studenti, "ma solo la nostra voce" per dire no alle privatizzazioni di scuola e università, ai tagli ai fondi per la ricerca e alle riforme adottate dal governo. Molti i disagi creati al traffico della Capitale.


(ANSA) - ROMA, 17 OTT - Sono i ministri Gelmini e Brunetta, i bersagli dei cori dei manifestanti che stanno partecipando al corteo organizzato dai sindacati di base a Roma nel giorno dello sciopero generale. Studenti universitari, delle scuole superiori e anche qualche piccolissimo alunno delle scuole elementari: tutti in corteo per dire no alla riforma Gelmini e alle iniziative del governo in tema di istruzione. «Oggi termina la nostra occupazione - dicono gli studenti del liceo romano Mamiani - È stata un'iniziativa simbolica, ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Cori a tutta voce contro il ministro Gelmini: «Guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco. Trasportano una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione Pubblica Brunetta, intento a succhiare il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi», dice Giovanni Muccarino coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della Rdb.

Roma, in corteo anche vigili del fuoco

Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con loro trasportano una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle e' stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. "Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi" dice Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della RdB.


(Il Manifesto) Il caso può molto. In politica, spesso, decide più delle strategie. Qualche volta il caso viene addirittura in soccorso dei «buoni», degli sfigati, dei lavoratori. Può perciò accadere che uno sciopero generale proclamato in maggio dalle tre organizzazioni principali del sindacalismo di base - visto allora come una scommessa audace e molto problematica - arrivi a cadere, in ottobre, nel ben mezzo di un nascente movimento del «mondo della scuola»; nonché di un'effervescenza di molte vertenze, agitazioni, scioperi. In realtà di casuale c'è ben poco, se non il sincronismo delle mobilitazioni. Perché molle potenti spingono una parte consistente della società italiana a «darsi da fare», a manifestare il proprio disagio, sostenere rivendicazioni - salariali e sindacali, ma anche di civiltà (questa è una mobilitazione dichiaratamente antirazzista) - mantenere aperta una dialettica sociale e anche politica. La crisi economica spazza via molti discorsi, fa emergere «i bisogni concreti» e pretende soluzioni altrettanto concrete. Può rendere i simili molto più vicini, oppure individualizzarli all'estremo. Lo sciopero e la manifestazione di oggi, per fortuna, li mette a contatto. Permette a ognuno di scoprire le somiglianze; e sono più forti delle differenze. I sindacati di base hanno in Italia una storia lunga e un radicamento a macchia di leopardo. Sono cresciuti molto in quei settori - come i servizi pubblici - dove una certa idea della «concertazione» ha fatto apparire il sindacato confederale come un co-gestore dell'azienda (in genere pubblica o municipalizzata), spingendo i lavoratori a cercare altre aggregazioni per difendere i propri interessi. Scuola, sanità, pubblico impiego in genere, trasporti di ogni ordine e grado saranno perciò oggi toccati seriamente da questa agitazione. Ma anche nel settore privato non mancheranno astensioni rilevanti dal lavoro, visto come procede il governo in tema di diritti del lavoro e Confindustria in materia di salari, contratti, ecc. Il tam-tam preparatorio stavolta racconta la relativa sorpresa di delegati costretti a prenotare molti più pullman che in altre occasioni similari. La sensazione che alcuni argini, che fin qui avevano tenuto i lavoratori distanti dalle sigle «non ortodosse», stiano un po' smottando. Vedremo oggi. L'appuntamento nazionale è alle 10 in piazza Esedra, a Roma. Di lì muoverà il corteo per raggiungere piazza San Giovanni, «restituita finalmente ai lavoratori, dopo anni di concerti e processioni». Di certo le confederazioni Cub e Cobas, nonché l'Sdl intercategoriale, hanno messo da tempo i precari al centro dell'attenzione; nonostante l'obiettiva difficoltà di organizzarli (il primo problema, spiegano sempre, è il potere di ricatto che l'azienda esercita su chi ha un contratto «atipico»). In molte occasioni sono riusciti a portarli in piazza.Le modificazioni nel mondo del lavoro le hanno sperimentate quasi tutte, e continuano a farlo. Anche per questo, forse, hanno avviato finalmente un percorso tendenzialmente unitario che ha prodotto prima un'assemblea nazionale dei delegati (a Milano, in maggio), poi un «patto di consultazione permanente». Poi, dopo questo sciopero, si vedrà. Devono fare i conti con una torsione del clima politica che tende ad annullare le soggettività (politiche e sindacali) non «complici» con le imprese (ricordiamo che «complici» è espressione coniata consapevolmente dal ministro del welfare, Maurizio Sacconi, per designare «l'ideale» delle relazioni industriali future). Anche di questo hanno fatto esperienza diretta. Da un lato con la vertenza Alitalia, che li posti di fronte all'obbligo di trattare - con la pistola alla tempia - un arretramento drastico delle condizioni contrattuali con un'azienda (la Cai) che formalmente ancora non esiste come vettore aereo. Da un'altro con i licenziamenti terroristici di alcuni ferrovieri (tra cui, scandaloso, quello di Dante De Angelis, delegato alla sicurezza, per aver denunciato la rottura di due Eurostar). Nel pubblico impiego con le campagne successive del ministro Brunetta (con la scusa dei «fannulloni», in genere leccapiedi professionali dei dirigenti). Sanno che si muoverà con loro tanta gente che non è iscritta, ma che vede lo sforzo unitario come un punto di riferimento. La spinta è dunque buona, ma il clima politico - e anche culturale - niente affatto. La giornata si annuncia piena di gente. Da domani in poi, davanti agli organizzatori di questa scadenza si aprono scenari differenti. Servirà un salto di paradigma, per mettersi all'altezza. BLOCCO TOTALE Lo sciopero indetto dai sindacati di base, bloccherà oggi i trasporti pubblici, le scuole, gli uffici. Aerei: il personale navigante si fermerà dalle 10 alle 18. Trasporto marittimo: dalle 8 alle 16. Trasporto pubblico locale: 24 ore nel rispetto delle fasce protette; a Roma lo sciopero inizierà alle 8.30 e terminerà alle 16.30. Treni: addetti agli impianti fissi e uffici, intera giornata; personale viaggiante: dalle 9 alle 17. Vigili del fuoco: dalle 10 alle 14. Sanità: l'astensione dal lavoro partirà dall'inizio del primo turno e proseguirà fino all'ultimo turno ma saranno garantiti i servizi minimi essenziali, le emergenze e i contingenti minimi stabiliti. Scuola, università, ministeri, enti locali, parastato e agenzie fiscali sciopereranno per l'intera giornata. STATALI: 3 DATE I sindacati confederali hanno deciso ieri le tre date per gli stop regionali di novembre, per il rinnovo del contratto e contro le politiche di tagli del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta: il 3 novembre si fermano le regioni del Centro; il 7 novembre toccherà a quelle del Nord; il 14 novembre, Sud e Isole. Se non ci saranno risposte adeguate da parte del governo, Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl e Uil Pa indiranno lo sciopero nazionale.


Roma, 17 ott. (Apcom) - Accanto ai lavoratori del pubblico impiego, ai Vigili del Fuoco, agli operatori dei trasporti, hanno sfilato anche insegnanti, ricercatori, studenti dell'Università e delle scuole, bambini e genitori. In piazza contro la riforma Gelmini: 350 mila a Roma, 20mila a Milano, secondo gli organizzatori. E questi sono i numeri delle sole grandi città, ma manifestazioni si sono svolte in molti altri centri della penisola. A Roma, a sfilare sotto la pioggia, sono stati "più di 350 mila" nel corteo organizzato da Cobas, Cub e SdL nel giorno dello sciopero generale dei lavoratori aderenti a quelle organizzazioni sindacali. Moltissimi anche gli studenti di scuole superiori e università che protestano contro la riforma del ministro Gelmini. Quando la testa del corteo è giunta a piazza San Giovanni, ha spiegato Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale di Cub "la coda non è ancora partita da piazza della Repubblica: questo è il miglior sondaggio possibile sul gradimento al governo Berlusconi". A Milano erano circa 30mila secondo gli organizzatori (10mila per le forze dell'ordine) gli studenti, gli insegnanti, i genitori e il personale Ata scesi in piazza per il "No Gelmini day". La dimostrazione si è svolta in modo pacifico e tranquillo, gli unici momenti di leggera tensione si sono avuti quando alcuni studenti hanno lanciato prima un grosso petardo e poi alcune uova contro il palazzo del Provveditorato. Al termine della mobilitazione un piccolo gruppo di studenti ha oltrepassato le transenne e ha lasciato all'ingresso del Provveditorato uno striscione con scritto: "Blocchiamo il decreto, occupiamo dappertutto. Gelmini la scuola ti ripudia. La rivolta è qui ed è appena cominciata".