Tra contratto pubblicistico e specificità …
ancora due passi indietro dei lavoratori!!
Lavoratori come sempre il tempo è “galantuomo” e alla luce dei risultati a cui siamo giunti rispetto la riforma pubblicistica, che già li possiamo misurare con la recente ondata di piena dei fiumi attorno alla capitale, possiamo dire che l’RdB/CUB, ha avuto nei fatti ragione, e tutte le altre OO.SS. che hanno appoggiato la riforma avevano torto ed hanno avuto torto.
Le determinazioni conseguenti alla riforma, il regolamento di servizio, secondo cui specificati criteri sono legati ed ideati in virtù della carenza d’organico per arginarla, sono evidentemente pensati per mantenere la categoria ad una dotazione al limite dell’emergenza in quel contesto di razionalizzazione generale del pubblico impiego.
Una ottimizzazione, in questo allegro paese, che come sempre taglia alla rinfusa colpendo in negativo settori importanti come quello dei Vigili del Fuoco, mentre favorisce la continuità delle caste a partire dai politici per arrivare ai potentati di tutte le istituzioni italiane.
L’ondata di piena del Tevere e le emergenze nel paese hanno messo in evidenza che la riforma è stata pensata non per i Vigili del Fuoco ma a danno degli stessi.
Tirando le somme non sappiamo chi ha subito più danni, tra operativi o amministrativi del Corpo, da questa riforma possiamo solo affermare che nessuno ha migliorato le proprie condizioni economiche e contrattuali.
Abbiamo subito l’attacco non solo da parte dei prefetti, ideatori della riforma, ma si continua nell’accanimento ad ingessarci ancora di più e proprio per mano dei rappresentati dei lavoratori del Corpo che l’hanno fortemente voluta.
A ciò si aggiungano le conseguenze della riforma, ed i suoi effetti nefasti li registriamo proprio durante le attività quotidiane con l’emergere di soprusi sui lavoratori ai quali si intima di permanere in servizio oltre orario di lavoro - senza che sia stato decretato lo stato di calamità - limitando e ledendo la sfera privata degli stessi… tacere ed obbedire!!!
Noi diciamo pubblicistico peggio di privatistico in quanto limita i diritti dei lavoratori e in nome della salvaguardia della cosa pubblica ci viene comandato di abbandonare le nostre famiglie.
Crediamo che i lavoratori oggi abbiano sufficiente intelletto per attribuire a questa riforma nome e cognome, cioè quelle OO.SS concertative che hanno ringraziato il Dipartimento giacché hanno sostenuto il loro progetto di costituire un sindacato più allargato nell’ambito della sicurezza. Ed oggi millantano conquiste dopo il danno operato al settore della safety non a quello della sicurezza come la intendono loro. Un danno operato in nome di un personale progetto politico ed economico quello di allargare il bacino dei potenziali sindacalizzati associandosi a settori pubblicistici del comparto sicurezza.
Una logica più consona ad aziende la cui finalità ultima è aumentare il loro giro d’affari, poiché delega è denaro e ciò aumenta la capacità di autofinanziamento.
Un idea di riforma che, più che favorire penalizza i Vigili del Fuoco, peggiora il servizio da loro espletato in quanto stravolge la loro funzione sociale nel paese, rendendoli più assimilabili ai settori del comparto sicurezza che hanno pochi diritti e tantissimi doveri.
Un progetto calato dall’alto proprio da quei rappresentati dei lavoratori che ci hanno utilizzato come merce di scambio con il Dipartimento, poiché da un lato siamo diventati l’ufficio di collocamento dei prefetti, non c’erano più poltrone da occupare, mentre dall’altro lato siamo diventati lo specchietto della politica, ”l’anima buona“, da presentare all’opinione pubblica per mascherare un ministero in cui la pratica consuetudinaria è la repressione verso l’esterno mentre, internamente, negli ambienti lavorativi, da sempre alberga una ferrea gerarchia.
Oggi paghiamo per altri un prezzo altissimo: il ritorno ad una gerarchizzazione delle relazioni a cui i lavoratori non erano più abituati da più di trent’anni.
E tutto ciò non certo in cambio di qualcosa che si possa considerare equo, in quanto non abbiamo ottenuto niente dal pubblicistico né salario dignitoso in funzione del particolare lavoro che svolgiamo né organici.
E dopo la beffa anche l’inganno, considerato che c’è chi plaude al riconoscimento della specificità lavorativa, di 0.13 cent di euro al giorno, l’equivalente di circa 4 euro lordi mensili.
Forse quando si discuteva di lavori usuranti o di personale a contatto con l’amianto, tra il 1994 e 1996, quelle organizzazioni sedute al tavolo avrebbero dovuto alzarsi e andarsene via, sarebbe stato da parte loro più saggio, sicuramente avrebbero fatto meno danni di quelli che stiamo subendo. Ora si auto-celebrano le grandi conquiste, che non si possono paragonare neppure a briciole di pane.