TFR-DISCONTINUI, QUANDO L’INTERESSE ECONOMICO PREVALE SUL DIRITTO

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Nemmeno una sentenza è stata necessaria per la Corte di Cassazione, per giudicare l’annosa questione del TFR per i vigili del fuoco discontinui.
Come ricorderete, questi lavoratori se pur equiparati al livello economico al CCNL dei vigili permanenti, non hanno mai percepito tutta una serie di indennità, tra queste le ferie maturate e non godute, indennità di rischio agganciata ai precedenti contratti, fua, arretrati contrattuali, vacanza contrattuale, ma sicuramente tra queste la più importante è quella del trattamento di fine rapporto (TFR), una somma che questi lavoratori avrebbero dovuto ricevere in busta paga vista la scadenza ogni 20 giorni del loro contratto.
La nostra organizzazione è stata la prima e anche l’unica purtroppo a scoprire questo gap salariale tra permanenti e precari ed indirizzati gli stessi ad una causa.
Causa che stavano vincendo nei due primi gradi di giudizio, quando l’ultimo pronunciamento della Corte di cassazione, nonostante il parere contrario a quello del relatore, cosa che non accade praticamente mai, con ordinanza (non sentenza) n.17914/18 del 06/07/2018, stabiliva la non sussistenza di tale emolumento, rovesciando di fatto ed in maniera rocambolesca e clamorosa, i due precedenti gradi di giudizio.
Insomma cornuti e mazziati, questi poveri precari, che si sono visti chiedere dietro anche i soldi delle sentenze esecutive, il danno e la beffa.
Questa esperienza, ci porta ancora una volta a riflettere su come si sia indebolito negli anni il diritto del lavoro, come un libro privato delle sue pagine, derubricato ai superiori interessi di bilancio pubblico. Si perché è di questo che si tratta, quando una causa di lavoro interessa una moltitudine di soggetti, nell’ordine delle decine di migliaia come nel caso dei discontinui, il diritto diventa carta straccia e si piega al supremo interesse di compatibilità coi conti pubblici, del resto l’abbiamo anche scritto in Costituzione. Poi dicono che i lavoratori pubblici sono iper tutelati.
Questo dimostra il contrario, un enorme sfruttamento di manodopera precaria che non ha precedenti nei corpi dello stato ad ordinamento civile, liquidato prima con un nulla di fatto nei tribunali e poi costretto ad una stabilizzazione con prove che farebbero rabbrividire un berretto verde. Per i pochissimi che riusciranno ad entrare poi, ancora uno smacco, nessun riconoscimento di carriera e di scatti economici d’anzianità (14-23-28), perché grazie alla firma sull’ultimo contratto (2016-2018), tali periodi di richiamo non valgono più, al contrario di prima, per concorrere al raggiungimento di tali obiettivi.


Per gli ex discontinui oggi permanenti in attesa di riscatto, possiamo dire: USB C’E’!