STABILIZZAZIONE VVF, OPPORSI NON HA LOGICA.
Lavoratori precari,
aumentano i detrattori della stabilizzazione un provvedimento di giustizia sociale che restituirebbe almeno in parte la dignità ad un personale, quello discontinuo, continuamente offeso, oltraggiato ed umiliato. Certo nessuno potrà mai risarcirli per gli anni di vita rubati ad inseguire la trasformazione del rapporto di lavoro, qualcuno nell’attesa di quello che sembra un orizzonte irraggiungibile è addirittura arrivato a togliersi la vita.
Oggi la stabilizzazione ha più detrattori che sostenitori, ma è proprio analizzando le ragioni di chi vi si oppone, che si scopre un mondo di interessi diversi, che nascondono doppi fini a partire da quello familistico che vede nella sopravvivenza del proprio cognome all’interno del Corpo, l’unica ragione vera di questa opposizione. Una vera e propria dinastia che intende solo riprodurre se stessa.
I motivi principali degli antagonisti alla stabilizzazione, sono sostanzialmente tre: l’elevata età anagrafica, la mancanza di risorse economiche e il problema contributivo.
Partiamo dal primo, l’età mediamente elevata dei discontinui che entrando nel corpo aumenterebbe la già alta età media dei VVF, oggi pari a 48 anni.
Leggendo il piano della performance (2015-2017 pag.38) realizzato dal Ministero
dell’Interno, scopriamo che, “...l’innalzamento dell’età media dei dipendenti, indotta dalla perdurante limitazione del turn over...”, in realtà è il blocco del turnover perpetrato negli anni passati il responsabile dell’innalzamento dell’età media del CNVVF.
Non è l’età elevata di chi entra il problema, essendo i nuovi entrati tutti al di sotto dei fatidici 48 anni, possono infatti solo che contribuire a ridurla, ma bensì è l’elevato limite d’età previsto per il pensionamento (quasi 62 anni), il colpevole, ed è solo incidendo su questo parametro che avremo un'importante riduzione dell’età media dei VV.F.
Secondo aspetto, dove trovo i soldi per stabilizzare decine di migliaia di precari? Il bello è che non servono soldi per stabilizzare i precari, a meno che questa operazione non venga legata a quella di potenziamento degli organici. E’ vero invece il contrario, e cioè che le assunzioni se legate al ripristino del turnover generano un risparmio, in pensione infatti va chi ha raggiunto livelli e scatti economici dopo una carriera ultratrentennale (CS, CR, VFC), che se rimpiazzati con dei vigili, generano un delta positivo dato dal differenziale, tra la media degli stipendi dei fuoriusciti e quello dei nuovi ingressi che a differenza dei primi percepiranno stipendi base.
Terza ed ultima questione, quella contributiva, essa innanzitutto non può essere
generalizzata, perché nel panorama discontinuo c’è di tutto, persone che sono riuscite nonostante tutto a conciliare diversi tempi di lavoro, senza riportare scoperture previdenziali. Anche coloro che non ci fossero riusciti sono coperti da contribuzione figurativa, in quanto percettori di indennità di disoccupazione prima, mini aspi poi.
Semmai il problema è legato a pensioni da fame al raggiungimento dell’età pensionabile, ma questo è un problema più generale che ricomprende la totalità dei lavoratori.
Ora la situazione è questa, negli anni i fondi per richiamare i discontinui in servizio è
servito per assumere nella misura del 25% anche persone non provenienti dai ruoli
discontinui, oggi i discontinui attraverso i soldi necessari ai loro richiami, contribuiranno per un totale di ulteriori 8 milioni di euro al riordino delle carriere del Corpo, ed alla creazione di un apposito assegno di specificità. Di contro però nonostante il Ministro, il sottosegretario siano tutti esponenti del principale partito di Governo, la risoluzione Fiano, non trova pieno spazio all’interno di queste modifiche ordinamentali, non è stato infatti previsto la cancellazione del mancato rapporto d’impiego, consentendo così il pieno riconoscimento dello status di precari e velocizzando il percorso di una nuova stabilizzazione ad oggi mancante dopo il completamento della precedente del 2007.