SCUOLE CENTRALI ANTINCENDIO MILITARIZZATE

Nazionale -

Lavoratori,

un processo di militarizzazione sociale deve essere accompagnato dalla permeazione a lento rilascio procurata da processi di apparentamento culturale.

Apprendiamo che da questa settimana circa 200 militari addetti all’operazione “strade sicure” saranno ospitati per sei mesi presso le Scuole Centrali Antincendi (ma con tutte le caserme vuote, come mai?).

Tale evento s’inserisce nel quadro già formatosi relativamente alla Difesa anziché Protezione Civile, al comparto pubblicistico, o al massiccio e super favorito ingresso dei Volontari in ferma breve dell’esercito al posto dei precari già operanti nel Corpo o dei “civili” vincitori di concorso. Per non parlare dei giubbotti anti-proiettile di Napoli.

Avvantaggiare l’ingresso di tutto ciò che abbia connotati militari (anche i gradi) è propedeutico alla trasformazione dell’identità che per più di trent’anni ha caratterizzato questa professione. Espellere civiltà, introiettare gerarchizzazione.

Ora il neo-istituito alza bandiera presso le Scuole, mascherato da lettura dell’O.d.G. (ma per favore!), avrà 200 addetti in più, chi è abituato a seguire la maggioranza potrà confondersi meglio tra questa contribuendo, volente o nolente, ad ingrossare le fila del dest-riga.

È impossibile cercare di cambiare il futuro senza capire il presente. Quali obiettivi si prefigge la classe dirigente? La trasversalità che ha accompagnato questo processo nei governi di una parte o dell’altra degli schieramenti politici denota l’asservimento di un parlamento alle esigenze sovranazionali, per questo c’è chi si affretta a sdoganare il termine “sicurezza”, e ora viene a chiederci il voto.

Continuiamo a sensibilizzare i lavoratori che gli ordini al posto delle disposizioni hanno lo scopo di “annichilire” ulteriormente la possibilità di esprimere le proprie istanze e il potere di rappresentarle.

Siamo ancora in attesa di tutti quei benefici e privilegi, sia economici sia normativi, che il potentato sindacale aveva garantito paventando questo salto di qualità, pur sconfessati continuativamente (blocco dei salari, contro-riforma pensionistica tanto per citare le ultime conquiste), mietono ancora vittime! Certo che vederli candidati nelle fila dei benefattori fa sorgere il dubbio: che stiano con loro?

Intanto l’esiguo contingente dei neo-assunti che dovrebbe arrivare tra qualche tempo s’impatterà con un congruo ambientino formativo niente male. Certo, rinunciare al significato del lavoro quale estensione della propria personalità risulterà ben poca cosa rispetto alla precarietà o alla disoccupazione, che infatti, insistono per questo.