NAUFRAGHI NELLA TEMPESTA: ovvero la storia di un comandante e il suo vice quasi inghiottiti dalla furia degli elementi.

Ci è stata raccontato una storia incredibile in questa stagione di alluvioni, inutile nominare i protagonisti perché a noi interessa la metafora che la storia suscita, non ci interessa la gogna.

Veniamo al racconto:  un’auto con un Comandante e il suo vice alla guida facevano da apripista ad una squadra di fluviali, allo scopo di raggiungere una zona isolata e portare soccorso a persone che si trovavano in difficoltà a causa delle abbondanti piogge degli ultimi giorni.  L’auto del Comandante arrivata in prossimità del ponte si arresta, il vice  si sarà consultato, sicuramente, con il Dirigente e nonostante l’acqua che oramai aveva raggiunto ed oltrepassato il ponte, decidono con incredibile superficialità di attraversare comunque. L’auto imbocca il ponte e come era prevedibile viene sollevata dall’acqua e trascinata nel fiume in piena, i due hanno per fortuna guadagnato il tetto dell’auto che ora diventa la loro zattera di salvataggio. 

I  soccorritori fluviali più prudenti,  si erano fermati prima del ponte evitando di seguire i due avventurieri, avendo valutato il pericolo in modo diverso.

Increduli dello spettacolo che gli si parava davanti agli occhi non hanno perso tempo e si sono subito attivati per portare soccorso ai due malcapitati.

Nel frattempo la zattera improvvisata si riempiva d’acqua e si rigirava gettando i poveretti in mezzo alla furia del fiume tra tronchi d’albero  e pietre rotolanti.

Il loro istinto di sopravvivenza ora finalmente ben desto,  gli dà la forza di aggrapparsi  a degli arbusti affioranti.

A quel punto i fluviali tentano prima un teleferica, poi viste le condizioni proibitive e il poco tempo a disposizione, si lanciano con il gommone di rafting nel fiume, con  coraggio, professionalità, pagaiando a più non posso, per evitare tronchi e pietre, portano soccorso ai due  poveri naufraghi, salvandoli! Happy end? Non esattamente, una storia che si rispetti doveva vedere gli eroi premiati, invece i pompieri non sono stati neppure ringraziati, forse la vergogna, forse la paura, ma il Dirigente e il suo vice non si sono degnati nemmeno di un grazie, figuriamoci di un encomio.

La 217 addirittura prevede per atti di particolare coraggio il passaggio di qualifica automatico, ma come si è già visto per la Concordia, è uno dei tanti articoli inutilmente scritti e puntualmente disattesi di questa brutta legge. Questa storia ha tra l’altro qualche altra analogia con le vicende della nave Concordia, anche qui l’incoscienza e la mancata valutazione del rischio e del pericolo, hanno determinato il problema. Per essere in grado di comandare si deve avere una spiccatala capacità di valutazione.

La metafora dunque quale è? 

Mentre i Dirigenti del Corpo Nazionale navigano alla deriva in zattere improvvisate, soggiogati dalle correnti, i Pompieri vigilano sulla loro incolumità e svolgono il soccorso, nonostante, più che grazie alla loro opera.

Chiaramente non vogliamo generalizzare, per fortuna non tutti i Dirigenti sono degli sprovveduti come il  protagonista di questa disavventura. Ce ne sono anche di capaci e molto capaci. Speriamo però che questa storia faccia riflettere sul ruolo del Dirigente in generale e sulle responsabilità che questo impone.

Speriamo che qualcun altro naufrago nella tempesta, che lavora al Dipartimento o in altri Comandi d’Italia, prenda atto di quanto avvenuto e ne tragga una importante lezione.