La casta dei Prefetti; nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco i sopravvissuti dell'ancien regime.
Lavoratori,
sono passati 223 anni da quel lontano 1789, ma al Ministero dell'Interno il tempo sembra essersi fermato, ed i Prefetti, questa classe inossidabile al tempo ed ai costumi, frutto della iper burocratizzazione dell'apparato pubblico, si rivelano senza tanti convenevoli come i degni eredi dei Valois e dei Borboni e ne ostentano orgogliosamente il potere.
Graziati dalla cattiva politica di cui ne sono l'espressione, alcuni ricoprono incarichi senza averne troppo spesso le competenze, i Vigili del Fuoco ne sono l’esempio, avidi verso i lavoratori del Corpo, ma scialacquatori per se stessi, amministrano la cosa pubblica come se ne fossero i padroni. Salvati da ogni tentativo di austerity, spending review compresa, dove ci sono posti dirigenziali da occupare lì ci sono loro, li vediamo scarrozzare per le strade della Capitale chiusi nelle climatizzatissime auto blu, bianche, nere, grigie, lussuosissime e spesso a targa civile, che insieme a loro ed ai loro compensi sono le uniche cose che moltiplicano in un periodo di forte contrazione della spesa.
Trattano i lavoratori come operai da amministrare, pretendendo predicati onorifici di antica origine come il trattamento di eccellenza, si rivolgono ai lavoratori come farebbe un sovrano verso i propri sudditi, pretendendo attenzioni anacronistiche. Odiano essere contraddetti e men che meno sopportano il contraddittorio, insofferenti verso le istanze delle maestranze, prediligono il vezzo e l'adulazione, l'ostentazione dell'avere prevale sull'essere, credendosi i depositari della ragione e dei saperi, forti della loro aurea di pseudo professoroni hanno distrutto il Corpo nazionale vanto del nostro popolo, privandolo di tutto il necessario lavoratori compresi.
Poi quando la controparte è ancora più debole, i precari del Corpo nazionale, l’atteggiamento è ancora più di non curanza. Il numero dei precari è giusto il doppio di quelli ascritti ai ruoli effettivi e permanenti, i mezzi obsoleti, i salari bloccati fino al 2017 e il turnover ridotto al 20%, le sedi di servizio sono disagiate e prive di ogni comfort, tutto il contrario dei loro alloggi di servizio lussuosi per generosa concessione dell'Agenzia del demanio che non ha esitato a sfrattare gli storici inquilini per consegnare l'immobile di pregio al centro città, ristrutturato finemente con i soldi dei contribuenti e col duro lavoro spesso in condizioni di dubbia sicurezza e anche fuori dai normali orari lavorativi, dei discontinui – precari, sottratti al ben più necessario compito di ristrutturazione e manutenzione delle sedi di servizio.
Al contempo però ignorando il risultato di un referendum tra i lavoratori con plebiscito bulgaro, si trasferiva in zona decentrata e periferica in tutta fretta la Direzione Regionale Lazio. Intransigenti per professione, pretendono fedeltà ed asservimento, nessun conflitto sociale, tutto gli è dovuto, dal pranzo servito al tavolo, ai posti riservati alle loro macchine private all'interno dei Comandi dove occupano indebitamente alloggi di servizio non di loro competenza e nel quale si sono trasferiti con traslochi fatti dai precari ai quali demandano anche il compito di “innaffiargli i fiori”.
Ma gli eccessi non finisco mai, sono tali da permettersi indisturbati di portare i figli minorenni allo stadio con amichetto minorenne anche lui annesso, utilizzando una macchina a targa VF con tanto di autista sottratto al meccanismo di soccorso, e ancora di riservargli in palestra lezioni con tanto di Vigile permanente laureato IUSM, come istruttore.
Quando trasportati in macchina poi danno il peggio di sé, smaniosi, pretendono di decidere i percorsi, l'andatura il comportamento al volante, il livello di condizionamento, fino alla disposizione dei finestrini, l'atteggiamento ed il vestiario che deve tenere l'autista. In preda ad un totale delirio di onnipotenza, nei confronti di un precariato sempre più debole, lontani anni luce dal mondo reale, non intendono concedere nemmeno quelle “brioches” che Maria Antonietta voleva dare al popolo affamato in mancanza di pane. Ma forse questa è un'altra storia o no?