INCENDIO FIUMICINO… MOLTO FUMO E TANTI DUBBI!?!
SOTTO ACCUSA I RITARDI DEI VIGILI DEL FUOCO
"Le operazioni di spegnimento iniziavano con un ritardo di circa 35-40 minuti" (omissis, la Repubblica on-line)
…"di almeno sette minuti durante i quali soltanto due agenti della polizia tentavano invano di fronteggiare il fuoco con gli estintori disponibili e di far evacuare i lavoratori e i passeggeri presenti". Il secondo ritardo "di altri 33 minuti dalla richiesta di intervento (circa 40 dall'inizio della fiamma) in cui i vigili del fuoco non riuscivano ad iniziare l'opera di spegnimento perché non potevano entrare e avvicinarsi al luogo teatro dell'incendio"… continua così l’articolo che tratta dell’incendio di Fiumicino.
L’unica realtà sta nel fatto che già dalle prime battute, il silenzio colpevole, l'imperizia, la superficialità e il far prevalere gli interessi economici su quelli della salute dei lavoratori, sono stati gli aspetti più gravi che hanno caratterizzato il comportamento di istituzioni e aziende nella vicenda dell'incendio di Fiumicino.
Quindi, lo scalo, rimase aperto e solo una parte è stata chiusa solo per ordine del magistrato e che per oltre 20 giorni i lavoratori hanno operato in modo continuato, senza alcuna protezione, per ore ed ore di seguito, a contatto con agenti chimici e tossici pericolosissimi. In tanti sono andati al pronto soccorso. Chi doveva gestire la situazione sul campo, la società di gestione aeroportuale Aeroporti di Roma, si è distinta in modo assoluto per inefficienza e soprattutto per essersi assunta responsabilità enormi che, a nostro avviso, non hanno tutelato la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ma la Asl competente, l'Enac e il Ministero dei Trasporti non sono stati da meno e sono sicuramente corresponsabili di ciò che è accaduto.
È inaccettabile che coloro i quali sono responsabili di non aver vigilato sull’esistenza delle condizioni di “garanzia per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”, motivo per cui risulta essere intervenuta la Procura di Civitavecchia sequestrando il Molo D, oggi puntino il dito sul corpo dei vigili del fuoco. Che seppur “in ritardo” è altrettanto vittima di questo sistema che lo vede soccombente nelle operazioni di salvaguardia per colpa di un processo di smantellamento che da anni ha rosicchiato parte dopo parte tutte quelle unità necessarie al corretto svolgimento del proprio compito.
Ormai privi di prevenzione e con gli organici ridotti all’osso il corpo nazionale, anche a Roma, vive praticamente alla giornata. Questo non giustifica il ritardo e non solleva nessuno dalla proprie responsabilità ma sicuramente deve farci riflettere come e che grado di attenzione ha il governo in termini di salvaguardia del territorio e sicurezza dei luoghi di lavoro.
USB ha da sempre denunciato lo stato di degrado in cui versa il corpo nazionale ormai investito da un “riordino” che lo vede soccombente in molti fronti. Dai dati forniti dal ministero e dal protocollo d’intesa firmato da tutte le OO.SS., escluso USB, del 9 aprile del 2014 siamo di fatto un Paese che ha 1 vigile del fuoco ogni 15000 abitanti a fronte di un rapporto europeo che dovrebbe essere di 1 vigile ogni 1000 abitanti. Con i mezzi più vecchi d’Europa e l’età media che si avvicina ai 47 anni.
Grazie alla politica del “tutto va bene finché dura” ecco che un semplice incendio si trasforma in una catastrofe. Ed è giusto chiedersi come un corto circuito sia stato capace di creare il tutto… cosa non ha funzionato? Le paratie??? I cavi antifiamma??? I sezionatori di linea??? Il circuito principale??? Per rispondere a queste domande i vigili del fuoco dovrebbero essere, o almeno ritornare ad essere, quell’organo di prevenzione che ha fatto di questo Paese uno dei più sicuri fino all’arrivo della spending review. Ora invece con la privatizzazione della prevenzione e la scarsità di risorse umane ed economiche tutto va contro l’opera dei vigili del fuoco che ogni intervento lo vivono, da troppo tempo, come un ostacolo oscuro da superare. Chiediamoci perché???