Il grande imbroglio, cosi RdB definisce questa riforma e questo comparto.
I Vigili del Fuoco: dopo cinque anni di militarizzazione; un’inversione di marcia delle loro funzioni sociali nel paese, ne parlano con la politica
Prima di potersi addentrare sulle questioni prettamente contrattuali è necessario affrontare la discussione partendo dall’esame di alcuni aspetti fondamentali: come i Vigili del Fuoco sono cambiati negli anni, in relazione alle modalità in cui operano l’attività di soccorso.
Potremmo partire dagli studi sulla storia dei disastri ambientali effettuati in Italia da vari enti nazionali di ricerca. Una vecchia indagine parla di un morto ogni due giorni e 9 miliardi di spesa al giorno: sono i numeri più significativi dello sfascio del territorio italiano.
Dopo pesantissimi terremoti, frane, alluvioni, e l’incenerimento del patrimonio boschivo italiano, il dato è oggi tendenzialmente in rialzo e le aree a più alto rischio sono 12.468; il fabbisogno per queste emergenze è elevato, le frane interessano quasi 7.770 aree, mentre il pericolo alluvione si riscontra in quasi 2.500 zone. Dalla lettura dei dati emerge chiaramente che il riassetto del territorio è l’opera pubblica di cui il paese ha bisogno con più urgenza.
Per quanto riguarda il rischio sismico, dal 1905 al 1997, in Italia si sono verificati 19 eventi con oltre 124 mila morti. Dal 1997 ad oggi, abbiamo avuto un’altra serie di attività sismica che va dalle Marche, all’Umbria per finire oggi all’Abruzzo.
A tutto questo si aggiungono incidenti ferroviari ed alluvioni che hanno interessato il paese da nord a sud e che hanno sempre visto il personale VV.F. adoperarsi per garantire il soccorso, effettuando orari di lavoro massacranti, facendo dello straordinario un obbligatorio ordinario orario di lavoro e costretti, nella migliore delle ipotesi, a turni di 24 ore su 24 di lavoro continuativo.
In questo scenario, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non possiede un reale monitoraggio degli eventi calamitosi: spesso la competenza è a capo ad altre istituzioni e amministrazioni.
Dopo l’esperienza del rapporto di lavoro pubblicistico, riteniamo che l’aver fuso la componete tecnica dei Vigili del Fuoco con quella prefettizia abbia portato ad una ingessatura dell’attività di soccorso che, per quanto ci riguarda, dovrebbe invece essere scevra da intoppi burocratici: attualmente invece tutte le direzioni centrali subiscono l’incetta della carriera prefettizia, a fronte di una completa emarginazione della componente tecnica che sempre più in subordine e da essa dipendente.
Questo sistema è alquanto pericoloso per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che rischia così di perdere quell’identità storica che si è conquistato negli ultimi trent’anni: quella di un’amministrazione vicina ai cittadini.
Dal 2004 con la legge 252, i Vigili del Fuoco sono stati inseriti in un comparto di contrattazione di natura pubblicistica – con compiti di sicurezza interna ed esterna del paese - presso la funzione pubblica insieme agli enti che assicurano la sicurezza, i prefetti, i magistrati - e non più all’ARAN insieme ad altri lavoratori del pubblico impiego: questo nonostante l’alta esposizione del nostro paese ai rischi naturali.
Il risultato di questi cambiamenti è stato che in pochi mesi ci siamo ritrovati catapultati indietro di più di trent’anni.
Con la collocazione del Corpo nelle attività di DIFESA CIVILE, si è avviato un processo di graduale subordinazione alle pratiche militari tant’è che il materiale di formazione riporta che i VV.F devono ”garantire la continuità di governo sul territorio, la salvaguardi degli interessi vitali dello Stato, la protezione fisica della popolazione, la protezione della capacità economica produttiva, logistica e sociale della nazione".
I Vigili del Fuoco sono ancora di più sottratti dalle attività di Protezione Civile e al ruolo sociale tra la gente ma bensì utilizzati per attività paramilitari.