Il coronavirus uccide un altro vigile del fuoco, ma le protezioni non ci sono. Addio a Giuseppe, infettato alle scuole centrali di Roma e abbandonato al suo destino in Sicilia

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Oggi è scomparso Giuseppe, ieri se n’erano andati Giorgio e Luigi. Il Covid-19 non guarda in faccia nessuno. Anzi, le facce di noi vigili del fuoco le vede benissimo. A volto scoperto e a mani nude è difficile opporsi un nemico insidioso: galleggia nell'aria che respiriamo e si ferma a guardarci negli abitacoli dei nostri mezzi di soccorso. E mentre noi soccorriamo una persona bisognosa di aiuto, si mette silenziosamente al lavoro.

Giuseppe Coco, 50 anni, prestava servizio al comando di Catania ma era anche istruttore alla Scuole centrali anticendi delle Capannelle a Roma e di Montelibretti. Sulla situazione di Capannelle e Montelibretti USB aveva lanciato l’allarme a fine febbraio, dopo che alcuni allievi erano risultati positivi al Sars-Cov2. Allarme reiterato e rimasto inascoltato.

Giuseppe era rientrato a Catania da Montelibretti un mese fa e subito dopo si era ammalato, ma per più di una settimana non ha ricevuto soccorsi medici. Con il risultato di contagiare il padre, scomparso da poco. Solo quando si è aggravato, Giuseppe è stato ricoverato ed è risultato positivo al tampone. Un ulteriore aggravamento ne ha fatto disporre il trasferimento a Palermo, dove è morto questa mattina alle 7,15.

Alle 8, miracolosamente, il turno che montava in servizio a Catania è stato finalmente dotato, per la prima volta, di mascherine. Cioè di quei dispositivi di protezione individuali che invano USB ha chiesto fin dall’inizio dell’epidemia.

Due giorni fa il capo del Corpo, Dattilo, ha annunciato che a breve arriveranno i Dpi anche per i vigili del fuoco italiani e che entro la fine del mese di aprile si pensa di mettere in sicurezza l’80% dei comandi nazionali. 
La parola “eroe” e il suo plurale sono difficili da digerire in tempi per così dire normali, figuriamoci in piena emergenza pandemia quando scopri che a ucciderci possono essere le decisioni – o meglio le non decisioni - della nostra stessa amministrazione. Così moriamo di silenzio, di amore per un’etichetta che non può infettarsi, di una inefficienza che non deve essere denunciata. 
Smettiamola di dire che tutto andrà bene mentre la gente muore e a mani nude, in trincea, saremo proprio noi vigili del fuoco ad andarla a prendere. Finiamola di dire che i tamponi non servono e se si muore di Covid la colpa è di un untore nascosto e non di un sistema che non funziona. È tempo di denunciare cosa sta succedendo. Oggi dobbiamo dire basta. Il Covid-19 uccide anche i vigili del fuoco.

 

Coordinamento nazionale Vigili del Fuoco USB