I Vigili del Fuoco : dopo cinque anni di militarizzazione - una inversione di marcia delle loro funzioni sociali nel paese.

Il grande imbroglio

Nazionale -

Riteniamo che prima di potersi addentrare in un‘analisi sulle questioni prettamente contrattuali, sia necessario affrontare la discussione partendo dall’esame di alcuni aspetti fondamentali: come i Vigili del Fuoco sono cambiati negli anni, in relazione alle modalità attraverso cui si adoperano nell’attività di soccorso.

Potremmo partire dagli studi sulla storia dei disastri ambientali in Italia effettuati da vari Enti nazionali di ricerca. Una vecchia indagine parla di un morto ogni due giorni e 9 miliardi di spesa al giorno: questi sono i numeri più significativi dello sfascio del territorio italiano.

Oggi, dopo pesantissimi terremoti, frane, alluvioni e l’incenerimento del patrimonio boschivo italiano, il dato e le singole aree a più alto rischio sono 12.468. Il fabbisogno per queste emergenze è elevato, le frane interessano quasi 7.770 aree, mentre il pericolo alluvione si riscontra in quasi 2.500 zone.

Tale quadro è provvisorio e si basa sullo stato d’attuazione della pianificazione territoriale. In particolare, sono state censite le aeree a rischio frane, valanghe e alluvioni come previsto dal Decreto “Sarno”.

Dalla lettura dei dati non può sfuggire come il riassetto del territorio, sia l’opera pubblica più urgente di cui il paese ha bisogno.

Per quanto riguarda il rischio sismico, in Italia si sono verificati dal 1905 al 1997, ben 19 eventi con oltre 124 mila morti. Dal 1997 ad oggi abbiamo avuto un’altra serie di attività sismica che va dalle Marche, all’Umbria per finire oggi all’Abruzzo.

I Vigili del Fuoco per far fronte alle emergenze, sono ancora oggi presenti in Abruzzo con un contingente di personale in orario straordinario dello straordinario costretti a raddoppio dei turni di 24 ore su 24 per garantire il soccorso.

Oggi ci pervade un dubbio: qual’è la funzione dei Vigili del Fuoco? A distanza di più di un anno dal sisma, noi abbiamo l’impressione che lo Stato ci mantenga in quelle zone, solo perché la ricostruzione tarda a venire ed il Corpo Nazionale fa da paravento alle invettive dei cittadini.

Ma questo non succede solo in Abruzzo: oggi è moda lasciare i Vigili del Fuoco in ogni sito dove è accaduta una calamità, ne sono esempio Giampilieri, Maierato (VV) Catanzaro. Vigili del Fuoco che vivono nei camper.

Su questi argomenti abbiamo prodotto una serie di documenti, convegni e scritto anche qualche libro: non vogliamo perciò aprire un capitolo complesso che ci potrebbe fuorviare dall’analisi che intendiamo fare.

Permetteteci di soffermarci solo per un attimo su alcuni aspetti generali relativi agli inquinamenti, spesso frutto della diretta responsabilità dell’uomo, volontaria o involontaria, ma sempre per dolo o per incuria ed alle grandi quantità di materiali pericolosi che ogni giorno attraversano la rete stradale e ferroviaria italiana: questo per ricordare quello che è accaduto a Viareggio.

Questi aspetti possono sembrare di più facile soluzione, in realtà vi è l’urgenza di una particolare attenzione su come opporsi ad eventuali incidenti. Le adeguate misure di prevenzione e previsione impedirebbero i considerevoli costi in termini di vite umane e ambientali.

Altri rischi sono presenti nel nostro paese: incendi abitazione, siti industriali, incidenti stradali e sul lavoro, soccorsi a persona; su tutto questo il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è chiamato ad operare quotidianamente.

Possiamo riassumere che l’attività esclusiva del Vigile del Fuoco è quella di tutelare l’incolumità umana e di salvaguardare i beni.

Di fronte ad una situazione di tale gravità, ci si aspetterebbe da parte del legislatore un atto di consapevolezza e responsabilità, così da permettere un urgente intervento sul piano normativo che sani una strutturale deficienza organizzativa.

In questi anni abbiamo avviato un processo culturale di dibattito in materia di protezione civile, mettendo in rilievo come la mancanza di questo progetto ha svuotato il significato dei termini “previsione” e “prevenzione”, alimentando in modo abnorme il peso della protezione civile “a valle” dell’evento calamitoso.

Il problema non può essere risolto con le risposte date, fino ad ora, alla “gente” ovvero con la dichiarazione dello stato di calamità naturale e talvolta con la distribuzione degli indennizzi economici a chi è stato coinvolto nelle tragedie. Ciò è il frutto della “cultura dell’indennizzo”, figlia della “politica del rattoppo”.

Anche se registriamo oggi che questo Governo non ha nemmeno più intrapreso la via dell’indennizzo: Sicilia e Calabria attendono ancora risorse per la ricostruzione e soprattutto un seguito agli impegni sbandierati.

Noi riteniamo che vi sia la necessità di superare queste logiche, che oltre ad essere inefficaci e prive di piani d’educazione alla protezione civile, sono attraversate da forti conflitti di competenze. E’ facile dedurre da quanto detto fino ad ora che la protezione civile interessa diverse istituzioni (Ministero dell’Ambiente, della Sanità, dell’Interno, ecc.) e molteplici strutture (Vigili del Fuoco, Protezione Civile, associazioni di volontariato) che teoricamente si dovrebbero coordinare.

In questo scenario, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non possiede un reale monitoraggio degli eventi calamitosi, essendo spesso competenti altre istituzioni e amministrazioni. Riteniamo che una struttura nazionale di Protezione Civile, quali sono i Vigili del Fuoco, dovrebbe essere in possesso dei dati riguardanti gli eventi calamitosi fin qui descritti, avere la capacità di riconoscere e individuare le aree più a rischio, essere al corrente ed in grado di attivarsi nei piani d’evacuazione ed infine assicurare uno standard uniforme di previsione, prevenzione e soccorso su tutto il territorio nazionale.

La legge 225/92, per come la stiamo vivendo oggi a prescindere dalla approvazione o meno di una S.P.A. (oppure cosa è diventata dopo i decreti sui “grandi eventi”, su questo non entriamo nel merito di cosa è diventata oggi perché nel libro “Potere Assoluto “ dove abbiamo dato il nostro contributo e dove tutti hanno storto il naso, è riportato fedelmente cosa è diventata, secondo noi un serbatoio di denari pubblici senza controllo), in ogni caso non ha più nessuna funzione di previsione e prevenzione poiché la legge è stata snaturata. Ma soprattutto rimane nella sua interezza la dicotomia istituzionale.

Un solo appunto è d’obbligo con il decreto 195, nel tentativo di trasformazione in SPA della Protezione Civile, vorremmo solo ricordare come sono state sottratte ancora più competenze al Corpo Nazionale in materia soccorso in montagna, recupero dei beni artistici, ma soprattutto risorse per assunzioni di Vigili del Fuoco a discapito di dirigenti in protezione civile.

Spesso abbiamo sottolineato l’importanza di unificare le strutture che operano nella Protezione Civile in un unico organismo che garantisca l’attività intersettoriale e dalle molteplici competenze che interessano i diversi Ministeri. L’unico organo in grado di garantire questa impostazione è la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove già si trova il Dipartimento della Protezione Civile.

Per un ente che fa attività di soccorso, un ente sociale come i Vigili del Fuoco, non è più concepibile essere mantenuto presso il Ministero dell’Interno: lo abbiamo sostenuto in passato, lo ribadiamo oggi, un Dipartimento nato nella “casa” sbagliata e senza un necessario approfondimento.

Ciò anche alla luce di quanto dichiarò l’allora Ministro, era il 2002: “si può ricavare che il Ministero è una struttura incapace di accogliere, in materia di protezione civile, il rinnovamento culturale di cui il paese ha bisogno. Ciò accade perché l’apparato che interessa la pubblica sicurezza, assorbe le totali energie e risorse di cui il dicastero stesso dispone.”

Aggiungiamo noi, dopo l’esperienza della pubblicizzazione del rapporto di lavoro, che l’aver fuso la componete tecnica dei Vigili del Fuoco con quella Prefettizia, ha solo ingessato l’attività del soccorso, che dovrebbe essere scevra da intoppi burocratici, mentre invece abbiamo non solo subito l’incetta della carriera Prefettizia in tutte le Direzioni centrali, ma una completa emarginazione della componente tecnica che dipende in tutto da questi.

Noi riteniamo utile e costruttivo un confronto con tutti, nel merito dei contenuti, su una tematica che interessa l’intero paese. Perseguire questa strada comporta, secondo la nostra modesta opinione, due gravi rischi.

Prima di tutto questa scelta non ha fatto altro che ingessare una struttura, la quale avrebbe la necessità di essere snella e priva d’intoppi burocratici, che rallentano l’intera attività svolta dal Corpo Nazionale. L’assetto organizzativo del Dipartimento ha visto solo aumentare in modo esponenziale gli uffici dirigenziali e non, a livello centrale, lasciando del tutto invariato il personale tecnico operativo che è chiamato ad espletare l’attività di protezione civile.

L’altro grave rischio per il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è di perdere quell’identità storica che si è conquistato negli ultimi trent’anni: quella di un’Amministrazione vicina ai cittadini.

Su questo punto vogliamo sottolineare alcuni aspetti che interessano i lavoratori del Corpo Nazionale e i cittadini: si parla spesso di sicurezza pubblica accostando in modo improprio le diverse Amministrazioni.

I Vigili del Fuoco svolgono un ruolo pubblico Nazionale, in cui una condizione da garantire è l’assunzione del punto di vista della collettività e dei più deboli.

Altro è il “valore della sicurezza” che interessa e coinvolge differenti amministrazioni.

Quanto detto in sintesi: COME ERAVAMO.

Dal 2004 ad oggi cosa è successo? cosa è cambiato? Con questa introduzione, esponiamo molto sinteticamente, alcune riflessioni e proposte sui cambiamenti che in questi ultimi anni hanno coinvolto il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e l’intera struttura della Protezione Civile.

Dal 2004 con la legge 252, i Vigili del Fuoco sono stati inseriti in un comparto di contrattazione di natura pubblicistica – con compiti di sicurezza interna ed esterna del paese - presso la Funzione Pubblica insieme agli enti che assicurano la sicurezza: i Prefetti, i Magistrati … - e non più all’ARAN insieme ad altri lavoratori del pubblico impiego.

Il problema non è tanto dove si discutono i contratti e quindi le norme che poi regolamentano la vita quotidiano dei lavoratori VV.F., ma sono le materie che in quel contesto non possono esistere; una per tutte siamo passati da una contrattazione piena delle nostre condizioni lavorative ad un “ sentite le organizzazioni sindacali”.

Tantissime materie che prima erano di natura contrattuale sono diventate di gestione diretta dell’Amministrazione; un altro esempio sono i passaggi di qualifica: ogni anno avevamo la possibilità di decidere quanti soldi utilizzare per promuovere i VV.F. attraverso il FUA (fondo unico di amministrazione) mentre oggi è il Dipartimento che decide e gestisce i soldi dei lavoratori. Ultimo accenno ai diritti sottratti, l’elezione delle RSU.

Il risultato di questi cambiamenti è stato che in pochi mesi ci siamo ritrovati catapultati indietro di più di trent’anni. Ai tempi dei marescialli, dei brigadieri, dei vigili scelti, di quando cioè i diritti e le libertà sindacali erano pressoché inesistenti, quando le note di disciplina erano prassi all’ordine del giorno, l’epoca dell’appello. Oggi siamo in queste condizioni: gradi militari ed obblighi.

Con un numero già elevato di “Polizie”, da quelle locali, a quelle di mare e di cielo, con miraggi di maggiori guadagni economici, hanno imbrogliato una categoria, svendendo una assimilazione alle Forze di Polizia, senza mai ragionare sul fatto che il problema non era una Polizia in più o in meno, ma semmai la qualità dei servizi, e senza contare – soprattutto – il servizio sociale differente che svolgono i Vigili del Fuoco.

Con la collocazione del Corpo nelle attività di DIFESA CIVILE, si è avviato un processo di graduale subordinazione alle pratiche militari tant’è che nel materiale di formazione è citato che i VV.F devono ”garantire la continuità di governo sul territorio, la salvaguardia degli interessi vitali dello Stato, la protezione fisica della popolazione, la protezione della capacità economica produttiva, logistica e sociale della nazione.” – di conseguenza sul territorio si creano dei comitati di difesa civile coordinati dai Prefetti.

I Vigili del Fuoco ancora di più sottratti dalle attività di protezione civile e dal ruolo sociale tra la gente e utilizzati per attività paramilitari: una confusione in materie anche di competenze, ma soprattutto in questo modo viene sancita la sovraordinazione gerarchica – come dire che - l’intervento di soccorso non è più un lavoro di gruppo ma qualcosa che va gestita in modo gerarchico.

Pensare che per togliersi di dosso le “stellette” affibbiateci da Mussolini, con il Regio Decreto 1570 del 1940, i nostri predecessori (fortuna loro adesso in pensione), hanno dovuto lottare non poco fino agli anni sessanta per essere inquadrati come impiegati CIVILI dello Stato.

Le responsabilità di quello che è successo ci sono e qualcuno se le deve prendere TUTTE. Per memoria ricordiamo che questa riforma è stata approvata con la maggioranza di centro destra ed i voti di una parte del centro sinistra.

RdB ha scelto lo scontro, la battaglia per evitare questa situazione: abbiamo manifestato in tutte le piazze del paese, abbiamo coinvolto la politica e la società per evidenziare cosa stava succedendo ai Vigili del Fuoco. Abbiamo anche spiegato la contrapposizione che si era creata tra i Prefetti del Dipartimento V.F. ed il Capo Dipartimento della PC con in mezzo i Vigili del Fuoco, su chi contava di più. Alla fine è passata la riforma.

Tantissime sono state le giornate di lotta a partire dal lontano 1998, quando con l’introduzione dei “decreti Bassanini” del Governo di centro-sinistra (Ministro dell’Interno Bianco) fu fatto il primo passo per il passaggio di trasformazione del Corpo Nazionale da dipendente dell’“Amministrazione della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi” del Ministero dell’Interno a “Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile” dipendente sempre dallo stesso Ministero: modello Prefettizio.

Nel frattempo delle nostre trasformazioni negli altri Ministeri – vedi ad esempio quello della Difesa – si legiferava per le riserve dei posti dei militari a ferma lunga nelle Amministrazioni dello Stato e quindi anche nel Corpo Nazionale, fatto questo che ha contribuito ancora di più ad una impostazione di militarizzazione.

Le condizioni generali di lavoro peggiorano giorno dopo giorno, ci sono arretramenti delle conquiste degli anni passati che portano i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali ad accettare aumenti di lavoro incondizionati e così le vecchie battaglie, per le 35 ore lavorative settimanali, sembrano cose del passato.

Oggi il risultato è che nel Corpo Nazionale NON esiste orario di lavoro, un sistema iniquo in palese violazione delle leggi e quindi antisindacale; i lavoratori sono mantenuti con stipendi al di sotto di tutte medie e subiscono il ricatto salariale con orari di lavoro senza controllo che alcune volte è obbligatorio per emergenze ed altro ma talvolta viene usato come esca per guadagnare di più. Tutto ciò a discapito della stessa sicurezza e della qualità della vita.

I limiti a questa attività sono unicamente fisiologici ovvero in caso di calamità fino al termine dell’emergenza e questo sarebbe naturale – mentre sul piano delle attività di prevenzione incendi che svolge il Corpo Nazionale solo per mancanza di pratiche da svolgere – un vero servizio a cottimo, vietato dalle leggi – questo anche in contrasto con gli obiettivi di promuovere l’occupazione nel Corpo Nazionale.

Ma sono pure un ricordo le battaglie fatte per rinnovare il CNNL all’Aran dove, a furia di contestazioni in tutto il paese e tavoli di contrattazioni, venivano strappati aumenti contrattuali in linea con l’inflazione che certo non erano il massimo ma consentivano un adeguamento salariale discreto: l’ultimo contratto contrattato ha portato nelle tasche dei lavoratori V.V.F circa 151 € oltre all’aver rese pensionabili, una serie di indennità che percepiamo.

Dal 2005 ad oggi abbiamo rinnovato un solo biennio del contratto di lavoro di natura pubblicistica, con aumenti di circa 50€ ed, allo stato attuale, sono passati 30 mesi e di rinnovi non se ne parla. In compenso le armi sindacali sono state tutte spuntate o rese inefficaci. (elemosina la vacanza contrattuale)

Oltre a questo assistiamo ad un irrigidimento delle norme che regolavano le attività di soccorso: il regime pubblicistico appartiene a quelle amministrazioni che per loro natura hanno strutture verticali. Ci siamo sempre chiesti come dovremmo difendere la capacità economica e produttiva dello Stato!, noi che siamo formati per fare il soccorso.

Le attività di soccorso dei VV.F. hanno necessità di mantenere forme contrattuali su più livelli, capaci di affrontare le diverse tipologie d’intervento da un punto di vista organizzativo, attraverso un confronto diretto tra uffici territoriali del Corpo ed i lavoratori. Le esigenze di Trento non possono calzare con quelle di Trapani.

Ma c’è di più: oggi ci troviamo con una Dirigenza tecnica del Corpo Nazionale che risulta fortemente svuotata di autonomia tecnica e gestionale, a partire dal fatto che oggi non può disporre nemmeno delle risorse umane.

Ma l’assurdo di questa pubblicizzazione del rapporto di lavoro, la verifichiamo ogni giorno nelle attività ordinarie quando ci imbattiamo nella componente volontaria. Nessun Ente di natura pubblicista, Polizia.. Penitenziaria .. Prefetti, ha una componente volontaria: i Vigili del Fuoco invece si! una componente volontaria che assume pari responsabilità della componente professionista nelle attività di soccorso!

In un sistema normativo rinnovato, nella direzione da noi auspicata, le sedi e gli uffici del Corpo Nazionale diverrebbero centri operativi e di riferimento sul territorio per le attività e gli interventi di protezione civile. Finalmente si porrebbe fine all’ormai atavico dualismo, si uscirebbe dal tradizionale concetto che lega la protezione civile all’intervento dell’emergenza, per entrare in quello quotidiano della prevenzione e dell’educazione.

I Vigili del Fuoco, in una nuova struttura, sarebbero chiamati a compiti di raccolta dati, di coordinamento gestionale sul “campo”, promuovendo un’azione di protezione civile in piena sinergia con gli Enti Locali.

Tuttavia questa sarebbe una parte della riforma strutturale di cui il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco necessita. Di questo ne abbiamo conferma ogni giorno su come il Corpo Nazionale, sia esclusivamente la struttura che per prima fornisce risposte immediate. Vi sono anche però dei limiti oggettivi che interessano la nostra Amministrazione.

Nel 2005 l’organico del Corpo Nazionale era composto da 27.788 unità, attualmente conta su un organico di 27.719 ovvero meno 70 unità, decisamente al di sotto degli standard minimi europei ( un V.F. ogni 1000 abitanti – 50 mila V.F. ): ma a fronte di una diminuzione dell’organico, in compenso abbiamo aperto qualche sede in più. Tali dati confermano non solo una carenza di personale, vicina alle 15 mila unità, ma soprattutto una mancanza di qualificati.

Nel 2005 sul territorio avevamo 11.027 qualificati, oggi sul territorio lavoriamo con 7.950 qualificati; non solo mancano 3.000 qualificati ma quello che bisogna analizzare bene è che stiamo parlando di personale altamente professionale che dirige la squadre di soccorso nel paese, che può chiudere un villaggio, una palazzina o chiudere una ferrovia, per soccorso: personale con grandissime responsabilità e remunerazione irrisoria.

In questa situazione si mette a rischio la capacità tempestiva di intervento del Corpo Nazionale in caso di vasta calamità; per di più mancano da anni politiche di innovazione che permettano di valorizzare tutti quegli operatori specializzati che operano nella nostra Amministrazione.

Vogliamo ricordare che i Vigili del Fuoco, in una nuova organizzazione del soccorso, hanno la necessità di valorizzare le figure specializzate e le varie competenti. I diversi settori in ambito prettamente operativo come quello dei nuclei elicotteri, dei nuclei sommozzatori, del settore aeroportuale, del settore portuale, delle tecniche di salvamento alpino – NBCR - fluviale, (sicuramente rischiamo di dimenticarne qualcuno) e soprattutto il personale dei ruoli amministrativi (SATI: 3800 lavoratori che si sono visti arretrati nelle precedenti qualifiche) necessitano di forti investimenti in termini di personale, di strumenti e riqualificazione.

Purtroppo ogni anno registriamo che in ogni finanziaria si decide un nuovo taglio delle risorse destinate al Corpo Nazionale, rendendolo così il fanalino di coda nel bilancio complessivo del Ministero dell’Interno. Ancora oggi registriamo un indebitamento dei vari Comandi nei confronti dei fornitori, a meno che non seguiamo il consiglio dell’allora Ministro Amato: “non pagate gli affitti e riparate i mezzi per il soccorso!”

Chiediamo al Parlamento di farsi carico di tale situazione. Non è possibile che ad ogni legislatura non si garantisca l’approvazione di una legge di potenziamento dell’organico (pari agli standard europei) con l’assunzione del personale discontinuo, patrimonio di esperienza e servizio per l’intero paese.

Oltre a ciò, riteniamo urgente giungere al più presto ad una ripartizione differente delle risorse economiche disponibili, con l’obiettivo di migliorare la professionalità e l’attività svolta dai Vigili del Fuoco nell’ambito della protezione civile.

Oggi, sempre a causa di scarse risorse, verifichiamo quasi una sostituzione della componente permanente con quella volontaria. Ribadiamo che noi non osteggiamo un rafforzamento della componente volontaria, chiediamo però, come lavoratori e come cittadini, che lo Stato garantisca per tutti e su tutto il territorio, uno standard eccellente nella tutela dell’incolumità umana e nella salvaguardia dei beni.

Ci rendiamo conto della fase importante di riforme e, speriamo, nel rinnovamento che il nostro paese attraversa per vedere uno spiraglio per i Corpo Nazionale. Oggi i lavoratori del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco si trovano in una situazione di forte precarietà, sia da un punto di vista professionale che da un punto di vista della propria incolumità.

Bisogna rammentare inoltre che il Corpo Nazionale è quotidianamente chiamato ad espletare l'attività di protezione civile come previsto dalla legge 225/92, ad affrontare cioè gli eventi naturali o connessi all'attività dell'uomo che non possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria.

A distanza di cinque anni, abbiamo inteso fare il punto sulle condizioni di lavoro in cui opera il personale del Corpo Nazionale e per invitare il Parlamento ad uno sforzo senza precedenti, nel sostenere le proposte che diano delle soluzioni organiche a quanto fin ora espresso.

Non possiamo continuare tacere che la situazione è quasi drammatica da tutti i punti di vista; anche i più accaniti sostenitori di questa riforma, hanno spento i loro entusiasmi iniziali, ci spiace se ne siano accorti dopo che sono state abbattute tutte le garanzie personali e sindacali dei lavoratori.

Ci rendiamo conto della fase politica, ma dobbiamo chiedere per forza di cose un impegno alla politica, un costruire un percorso che ridia autonomia al Corpo Nazionale per la salvaguardia di vite umane; in questo paese ormai siamo abituati a spendere MLN di € per danni - dopo gli scandali di questi giorni si capisce anche perché – piuttosto che intervenire a monte dei problemi con le attività di prevenzione.

Unico atto preventivo che registriamo in questi ultimi anni, è stato quella di Bertolaso in televisione sui lavori effettuati dalla cricca Anemone alla sua abitazione: un buttarsi avanti con le mani !

PROPOSTA

In conclusione possiamo affermare, senza ombra di smentita, che questa operazione è stata un vero raggiro; una serie di elementi negativi di una riforma voluta solo per svuotare il potere dei lavoratori e monopolizzare il Corpo Nazionale; oggi abbiamo potuto registrare solo interventi peggiorativi sia sul fronte organizzativo che dei compiti e delle funzioni dei VV.F.: in cinque anni non ci sentiamo di elencare un solo elemento positivo.

L’unica proposta che oggi ci sentiamo di avanzare è quella di un Corpo Nazionale di Protezione Civile con i Vigili del Fuoco professionisti del soccorso. Questo può rappresentare un passaggio culturale e politico fondamentale, all’altezza di un paese civile. Lo possiamo affermare anche alla luce delle esperienze passate. Un sistema come quello del soccorso per la sua efficienza e per la sua valenza sociale, deve essere fondato sulla partecipazione dei lavoratori e dei cittadini: al servizio dei cittadini e non della politica.

Una unificazione dei settori fondamentali che si occupano di soccorso e calamità nel paese – i VV.F, la PC – i servizi tecnici nazionali

Una ridefinizione dei compiti di protezione civile, ritornando alle attività di prevenzione e rimandando al mittente i grandi eventi.

Riaprire un rapporto rinnovato con il mondo del volontariato, contenitore di grandi potenzialità e degli Enti Locali, per le competenze in materia di PC che gli sono riconosciute.

Invece ci troviamo ad essere assimilati alle forze di Polizia, con un impianto che ha privilegiato il sistema burocratico amministrativo, modello congeniale alla carriera Prefettizia e che ha sottratto notevoli risorse al Corpo Nazionale fino ad impedirne la giusta collocazione nell'ambito istituzionale.

Conclusioni oggi il Corpo Nazionale è nelle presenti condizioni:

  • risorse del 30% in meno rispetto a tre anni fa;

  • organici ridotti;

  • assunzioni centellinate;

  • automezzi con chilometraggi assurdi - senza contare quello che è successo nel terremoto in Abruzzo;

  • siamo senza contrattazione su materie importati e tutto demandato alla potestà legislativa del governo;

  • ci hanno privato delle RSU – atte a migliorare l’organizzazione del lavoro ed elette da tutti i lavoratori;

  • un sistema di protezione civile che assorbe soldi e funzioni al Corpo Nazionale – stravolgendo l’origine funzione per cui era nata quella della prevenzione e della previsione delle calamità;

  • nessuna specificità riconosciuta;

  • nessun riconoscimento della categoria usurante o a contatto con materiali pericolosi;

  • mancanza di elezioni degli RLS nei luoghi di lavoro;

  • contratti di lavoro imposti e non contrattati quinquennali attraverso DPR;

  • rincorsa a tutti i servizi extra lavorativi per recuperare salario;

  • operatori del soccorso fino a 59 anni sulle autopompe;

  • automezzi acquistati e depositati nel garage;

  • DPI ( dispositivi protezione individuali ) che lasciano a desiderare;

  • Una formazione decadente ed a costo zero;

  • Nessuna integrazione con le autonomie locali in una ottica del sistema protezione civile;

  • Diminuzione delle tutele per le lavoratrici e lavoratori del Corpo Nazionale con le OO.SS relegate ad un generico ..sentite le oo.ss. ;

  • Una riforma pagata con gli stessi soldi dei lavoratori prelevati dai soldi che ci erano stati stanziati per passaggi di qualifica;

  • Orario di lavoro senza controllo;

  • Riduzione delle squadre di soccorso nelle ore notturne

  • Nessuna professionalità, ma “polivalenti” .. manovalanza tutto fare.