Emergenza COVID-19: Considerazioni BOLOGNA
Alla C.A. del Comandante Provinciale di Bologna
Ing. Natalia Restuccia
Innanzitutto vogliamo scusarci di non aver presenziato all’incontro di ieri con le altre OO.SS., ma in questo momento è difficile incontrarsi. Le scriviamo per dirle quello che avremmo voluto dire se fossimo stati presenti. Il tema come immaginabile è sempre il virus SARS CODIV 2, la situazione è in continua evoluzione, gli stessi lavoratori si sentono disorientati, ci chiedono di porre alla sua attenzione precise questioni. Motivo di apprensione è stato la dichiarazione di zone rosse molto vicine a Bologna, vedi Medicina, zone di residenza di vari lavoratori del Comando, apprendiamo con soddisfazione che ha già provveduto ad informare i lavoratori di rimanere a casa. Chiaramente chiediamo siano garantiti gli istituti economici e di mantenimento delle ferie come previsto da circolare ministeriale. Vorremo affrontare con Lei il tema dei “tamponi”, molte le richieste da parte del personale di effettuare tamponi a tappeto sul modello di Padova. Questo aspetto è comunque controverso, dovremmo essere coscienti che il tampone vale per il momento in cui lo si effettua ed andrebbe ripetuto ogni turno per aver certezza di non essere contagiosi, inoltre vanno considerati falsi positivi, a seconda degli articoli scientifici reperibili on line si parla dall’uno al 5 per cento, molto più elevati quelli negativi, si parla addirittura del 10 per cento, quest’ultimi generano ancora più problemi come si può ben considerare. Indubbiamente il discorso cambia per chi è entrato in contatto con dei contagiati o è stato in zone rosse, o presenta sintomi, il tampone in questi casi va fatto in fretta e contemporaneamente dobbiamo isolare ogni possibile contagiato. Per noi della USB del Coordinamento provinciale, rimane dunque prioritaria l’azione di monitoraggio e controllo, oltre le abitudini dei singoli, in questo periodo devono limitare anche nel proprio tempo libero le occasioni di esposizione ed infine le precauzioni in servizio. Su questo dobbiamo assicurarsi che vengano indossate le mascherine in partenza, non basta la precauzione di uscire con più mezzi, dobbiamo chiedere l’uso delle mascherine anche all’interno della sede di servizio, quando si svolgono attività che presuppongono una vicinanza interpersonale ridotta. Dovremmo tutti avere in dotazione degli occhialini protettivi, usare guanti monouso in tutte le attività che richiedono contatto con superfici di cui non è possibile garantirne la pulizia. Tutto questo vale anche per il personale amministrativo chiaramente. Sono sacrifici che pensiamo siano l’unica garanzia contro il dilagare dell’infezione, il tampone è rassicurante per molti perché si crede possa dare certezze, che invece non ci sono e soprattutto sono limitate in uno stretto lasso di tempo. In collaborazione con il laboratorio autoprotezione che potrà impartire le istruzioni del caso, potremmo predisporre un piano di igienizzazione e riutilizzo delle mascherine monouso, ci sono apposite linee guida dello stabilimento farmaceutico militare, questa tecnica è limitata e non certificata, ma sempre meglio dell’idea di usare il sotto casco al posto delle mascherine, chiaramente ognuno igienizza la propria. Opportuno pensare alla riduzione del dispositivo di soccorso, in modo da pianificare seconde linee di riserva, in quanto non sappiamo quanto l’emergenza andrà avanti e soprattutto quanti di noi saranno contagiati. Parola d’ordine diminuire l’esposizione, dormire in camere singole, mangiare in mensa a turni con distanza molto superiore al metro, la fase del pasto e del sonno sono tra le più delicate. Evitare ogni forma di assembramento che non sia motivato da esigenze di servizio inderogabili, la sala operativa normalmente punto di passaggio per molti, deve diventare “sterile”. In definitiva a nostro avviso si può limitare il contagio solo con comportamenti adeguati, con adeguati DPI, con adeguata informazione. A proposito di DPI ci preme segnalare che stanno fornendo in regione delle mascherine senza marchio CE e assolutamente inadeguate alla difesa da virus, ci chiediamo se stanno arrivando anche a Bologna. Inoltre il personale ci segnala un problema non nuovo, ma che oggi diventa ancor più grave, la mancanza del secondo completo antifiamma per una parte dei lavoratori, aumentando il rischio di contaminazione non solo biologico , ma anche chimico. Purtroppo ai problemi dell’emergenza si sommano quelli diciamo “endemici”. Problemi che però devono trovare soluzione emergenze che continuano ad esserci anche i problemi ordinari, ai quali però si deve riuscire a dare risposta, problemi come questo non sono secondari, si veda la mancanza delle calzature da tenere in caserma, molti lavoratori non le hanno, questo aumenta il rischio di contaminazione delle sedi, oggi più che mai è necessario richiederne in numero sufficiente per distribuirle a chi ne è sprovvisto. La ringraziamo dell’attenzione e attendiamo un suo gentile riscontro.
Distinti Saluti
Per la USBVVF Provinciale Ciro Bartolomei