CAMBIA IL GOVERNO MA "NOI" NO!
Il primo atto deve essere il taglio dei parlamentari. Quello imprescindibile, invece, è l’abbassamento delle tasse sul lavoro. Non solo però. C’è anche la “revoca delle concessioni autostradali”, la ridiscussione, in Europa, del trattato di Dublino e la legge sul conflitto d’interesse. Poi l’ambiente, con la progressiva dismissione degli inceneritori.
Dei due decreti sicurezza, votati nei 15 mesi di governo gialloverde, la cui modifica “non ha alcun senso”, se non nel recepimento delle “autorevoli osservazioni del Capo dello Stato” ma non cambiandone “la ratio e le linee di principio” si discuterà ben poco. [Omissis Luigi Di Maio].
I lavoratori, a quanto pare, non vogliono diritti ma soltanto un padrone che li bastoni un po' meno; quindi per loro non è riservata nessuna attenzione. Nessun contratto o eventuali rinnovi sono posti al centro del dibattito politico che in questi giorni notiamo sui mezzi di comunicazione. Di contro i social, soprattutto Facebook, diventano strumento di licenziamento; costato il posto di lavoro a Dania Ombretta Pieraccini, una dipendente di Publiacqua, che ha deciso di licenziarla per via di un post non gradito.
Ma andiamo alla riduzione degli eletti che da 630 porterebbe a 400 a Montecitorio e da 315 a 200 a Palazzo Madama questo ci porrebbe nella condizione imprescindibile di rifare l’attuale legge elettorale, pensata attualmente per nominare 945 parlamentari.
Ma la domanda è: “questi soldi verrebbero investiti dove?” – “ma siamo sicuri che ridurre il numero dei parlamentari sia così di vitale importanza?” - “come mai il Welfare è sparito dal lessico politico?”.
Come sindacato abbiamo contrastato le politiche contrarie al mondo del lavoro che, soprattutto, dal 2012 a oggi ci hanno portati ad un baratro senza fine. Dove le ferie solidari sono la peggiore espressione insieme al contratto “monco” della categoria dei Vigili del Fuoco: “unici senza INAIL”.
Che cosa è cambiato? Noi crediamo che più che cambiare gli atteggiamenti si sono inaspriti e tutti vivono oggi la politica con il fervore di tifosi di calcio che difendono la propria squadra sempre e comunque; non importa se alla fine di tutto a noi toccherà pulire lo stadio e fare la colletta per pagare i lussi di questi giocatori di comunicazione. Nel frattempo le nostre pensioni sono sempre più povere e il nostro lavoro sempre maggiore e tele controllato.
È strano che 50 anni fa la famiglia media italiana era retta da un monoreddito che con fatica e meno tecnologia di quella attuale lavorava ed investiva sul futuro: “i figli”; facendoli studiare e creando per loro un mondo che sarebbe stato più facile. Oggi ci ritroviamo con venti volte la tecnologia di un tempo capace di farci fare lavori che prima erano impensabili eppure le condizioni delle nostre famiglie non sono migliorate. Lavoriamo tutti ed abbiamo sempre meno tempo per curare i valori che un tempo reggevano le nostre case; e se un sindacato, quello con la “S” maiuscola, dice: “a parità di salario lavoriamo meno così lavoriamo tutti” nessuno comprende più cosa significa questo.
Adesso tutti vogliono lavorare per non essere, forse, chiamati “fannulloni” da quella politica che di lavoro, oggi, non parla più.
INVITIAMO IL PROSSIMO MINISTRO DELL’INTERNO AD AVERE MASSIMA ATTENZIONE VERSO I VIGILI DEL FUOCO: “MENO PACCHE E PIÙ CONTRATTO”