VOLONTARIATO: FERMATE IL MONDO VOGLIO SCENDERE
Era il lontano 1991 quando con una Legge la n. 266 il volontariato veniva definitivamente regolamentato. Ma come accade nel mondo dentro il “mondo dei pompieri” tutto viene stravolto e il volontariato diventa precariato e sfruttamento. Madia docet.
Certo pensare al volontariato e alle sue origini da “opere pie” che già nel 1861 annoveravano ben 18.000 associazioni che superavano le strutture pubbliche nel fornire servizi di ogni genere, ci dovrebbe far riflettere sull’importanza di questo ruolo e cosa è di fatto diventato.
Allora facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire Il passaggio dalla fase pionieristica alla specializzazione e alla professionalizzazione dell’intervento che comprende di fatto quattro fasi.
Nella prima la crisi fiscale dello Stato ha indotto la Pubblica Amministrazione ad affidare ad organizzazioni private alcuni servizi sociali e sanitari. Nella seconda si ampliano i servizi al pronto soccorso, alla tutela dei diritti, al counselling e alla assistenza specializzata. Nella terza fase compare un nuovo modello d’azione, definibile di professionalità sociale. Nella quarta fase le pretese di riconoscimento e visibilità inducono ad una rincorsa legislativa che culmina nella legge n. 266 del 1991. Tra le più grandi novità introdotte dalla Legge 266 vi sono la spontaneità e la gratuità del servizio reso, “L’attività del volontariato non può essere retribuita in alcun modo, nemmeno dal beneficiario”. Ma sarà così?
Non è che quando si parla di volontariato nei vigili del fuoco, manca proprio la spontaneità, visto che una volta inseriti nel meccanismo delle “caserme” i, volenterosi, volontari sono tenuti a dare tutta una serie di disponibilità mensili. Così come la gratuità è inesistente perché vi è il pagamento orario delle prestazioni rese. Ma un volontario non doveva essere libero dalla subordinazione?
Nonostante vengano meno questi due pilastri si continua a parlare di volontariato a casa nostra. Ed è chiaro che dietro tutto ciò si nasconde, sempre meno velatamente, un interesse che è quello di garantire da parte dello stato un servizio ad un costo ridotto e scaricarsi delle responsabilità create dal Riordino. Risparmio e sfruttamento, strano ma vero. Oppure no!
Appare del tutto evidente di come la remunerazione oraria confinata al tempo della durata dell’intervento, abbia in qualche modo istigato i “volontari” ad appiccare gli incendi nell’intento di trasformare un servizio di volontariato in un lavoro stabilmente retribuito. Classica, seppur pericolosa, legenda metropolitana.
Del resto nelle convezioni del 118 se non voli non ti pagano e se non ti pagano non puoi fare manutenzione con la possibilità che qualcuno pure cada. Ma allora il colpevole chi è: chi lucra o chi costringe a lucrare? Bella domanda!
Ed ecco che entra in scena la “Risoluzione Fiano” che fa finalmente chiarezza su tutto e ricorda che nei vigili del fuoco il volontario è tale e il precario deve essere assunto attraverso l’assorbimento in cinque punti nella pubblica amministrazione. Strano ma vero, i vigili del fuoco sono una struttura pubblica.
Ma allora cosa c’è che non va! Semplice a dirsi e meno a farsi. Il welfare non esiste più e i volontari creano concorrenza verso lo Stato che li ha creati e ricevono dallo stesso il dito puntato, in segno di accusa, quando per necessità virtù loro commettono un reato. Allora la colpa è di chi, volontario, ha appiccato gli incendi e dello stato che gli ha fornito carta ed accendino.
Bisogna stare attenti a pontificare per evitare che fare “il piromane per bisogno” possa diventare un nuovo mestiere. Lo stato e prendersi le proprie responsabilità. Prima fra tutte: la Madia ha fallito e le convenzioni sono una truffa ai danni dei cittadini.
Dimenticavamo: se poi qualcuno volesse anche ridare la prevenzione alla macchina pubblica la cosa sarebbe gradita.