USB HA RICHESTO L'APERTURA DELLA FASE DI CONCERTAZIONE AI SENZI DELLA ART. 35 DEL DPR DEL 7 MAGGIO 2008

Nazionale -

Lavoratori,

troverete in allegato una nota, che precisamo, non risolve nulla. Anzi accellera e legittima un processo, oramai irreversibile, di precarizzazione del soccorso. USB ha valutato diversi aspetti  (pro e contro di tale scelta) e siamo arrivati a conclusione che non potevamo permettere che si iniziasse un percorso di istituzione del nuovo DPR senza che i colpevoli  (politica in primis) uscissero allo scoperto.

IL RIORDINO PRODUCE INISICUREZZE E PRECARIATO MA LUI É FIGLIO DELLA LEGGE 252/04 E DEL DL 217/05, QUINDI NON È NATO ORA. DA TEMPO USB HA INTRAPRESO UNA BATTAGLIA CONTRO LA PRECARIZZAZIONE CHE NON È LA GUERRA DEI DISCONTINUI, MA È IL NO DEI LAVORATORI TUTTI DEL CNVVF.

Se precarizzano il soccorso é il permanente  (lo stabile) la prima vittima, a lui rosicchieranno salario e diritti! E QUINDI DOBBIAMO ESSERE UNITI CONTRO IL RIORDINO E DOBBIAMO LOTTARE PER L'ASSUNZIONE.

ADESSO È TEMPO DI METTERE IN CAMPO IL TANTO SBANDIERATO

"SPIRITO DI CORPO" E "L’UNIONE DI SQUADRA".

Basta chiudere gli occhi davanti alla distruzione del soccorso tecnico urgente, si parla di crisi e tagli e poi si mette in moto un mondo di convenzioni che in nome e per conto della legge 225/90, snaturando lo spirito propositivo della protezione civile, crea volutamente una guerra fraticida tra gli enti che concorrono al soccorso e alla salvaguardia del Paese.

Il problema è politico e rispecchia le azioni di una serie di governi "fantoccio" che cementificano invece di preservare, che parlano di sicurezza e poi ci lasciano in mano alle segreterie telefoniche.

Adesso dobbiamo reagire tutti, precari e permanenti. E dobbiamo parlare al paese e ai cittadini per dire cosa sta succedendo. Siamo obbligati ad assolvere a questo compito!

USB chiede ai lavoratori tutti di unirsi contro il riordino e di dire basta allo scadimento del mondo del lavoro. Non vogliamo altro che il bene di questa comunità che qualcuno si illude nel chiamare Stato ed invece somiglia sempre più ad un piccolo quartiere ai bordi di una periferia.

Una periferia meta di conquiste ed invasioni, un luogo dove vige lo stato di natura, dove fa paura il diverso, lo straniero, il vecchio, il malato, ecc.; un luogo dove non ci inorridisce la distruzione del nostro patrimonio sociale, non ci spaventa l'arretratezza culturale a cui ci sottopongono.


ADESSO È TEMPO DI LOTTARE NON C'È SPAZIO PER ALTRO

TUTTI DOBBIAMO LOTTARE