Un giorno al Dipartimento.

Finalmente ho avuto l’occasione di entrare nel “Palazzo” dove si prendono le decisioni, mi sono trovato alla tavola rotonda, non di Re Artù, ma di Gambardella e di Tronca. Vi posso garantire che di epico c’è stato ben poco.

Non c’erano cavalieri ne scudieri, ma solo sindacalisti ben vestiti, incravattati e sorridenti, meno noi dell’RdB con la nostra armatura fatta di jeans e maglietta.

Credevo di scoprire i segreti del  “Sacro Graal”, invece ho ascoltato noiose chiacchiere sulle relazioni sindacali e sul regolamento di servizio, sulla 217, sulle direzioni…. bla, bla ,bla!

Ho sentito dibattere delle stesse cose, ho sentito lamentarsi le persone che sono l’origine dei nostri problemi, quelle stesse persone che avevano promesso ai lavoratori mari e monti nel nuovo fantastico comparto sicurezza ed ora sono scontenti, ma guarda! Solo la RdB in completa solitudine continua a contestare il nuovo ordinamento e il nuovo comparto. Tutti gli altri sindacati, tra timide proteste e giri di parole confermavano la pochezza dei loro argomenti.

Tronca ha voluto rasserenare tutti con fare bonario quasi paterno, ha predicato tolleranza e pazienza.

Gambardella invece ci ha parlato di una commovente cerimonia all’Aquila.

Ancora una cerimonia, basta con le cerimonie e le medaglie, vogliamo fatti concreti.

La pazienza auspicata da Tronca è finita. L’impressione è che i nostri amministratori e la maggior parte dei sindacalisti presenti a quella riunione, non abbiano la più pallida idea di cosa accade intorno a loro. Non hanno un progetto a lungo termine, o se lo hanno non è chiaro quale sia. L’urgente impedisce di intervenire sull’importante, si dice, quindi si continuano a mettere toppe qua e là. Oggi stiamo sostenendo uno sforzo enorme in Abruzzo e in Sicilia, a malapena si sostiene il servizio ordinario di soccorso tecnico urgente nel resto del territorio nazionale, ci sono centrali con una sola partenza, ci sono distaccamenti che rimangono in servizio con 3 persone! Mentre i nostri amministratori fanno le loro valutazioni, i nostri governanti i loro affari, gli altri sindacati rivendicano comparti fantasiosi, noi Pompieri siamo sempre meno, sempre peggio pagati e con sempre meno mezzi.

Una serie di pensieri mi hanno attraversato la mente, dovevo parlare, testimoniare il disagio di chi come me ogni giorno vive in trincea, così mi sfogo.

Dico, io vigile di provincia, al Capo Dipartimento e al Capo del Corpo che non possiamo accettare la situazione attuale, che i nostri dirigenti ci devono difendere di più dagli attacchi della politica che taglia e non programma. Dico che non possiamo accettare l’elemosina del governo e che bisogna rifiutare le logiche di risparmio di Tremonti, basta speculare sulla pelle dei Pompieri e dei Cittadini.

Mi aspettavo chissà quale reazione, mi aspettavo che i nostri amministratori si alzassero in piedi indossando la loro armatura lucente e pronunciassero parole di fuoco in nostra difesa, parole capaci di rassicurarci.

Invece nulla, solo un attimo di silenzio, qualche faccia perplessa e si è ripreso a parlare, di altro ovviamente, bla, bla, bla…… a quel punto avevo un treno, avrei preferito avere un cavallo bianco, avrei preferito essere davvero alla corte di Re Artù,  tra prodi cavalieri che combattono la stessa battaglia, tra uomini con principi cavallereschi,  principi di un tempo, ma ero lì tra  le sporche strade di Roma, tra macchine in doppia fila, gente stressata e clacson che strombettavano.