Trieste dice: Ora basta!

Trieste -

all’Onorevole Roberto Maroni

Ministro dell’Interno

 

 


Trieste cara al cuore degli italiani, recitava un vecchio adagio post-risorgimentale.

 

Ma qui non vogliamo narrarvi la storia di una città tanto “amata”, quanto abbandonata da quell’Italia ambita, cerchiamo solo di spiegarvi la considerazione che gode in seno al nostro Dipartimento, di cui buona parte dei dirigenti conosce a malapena, o neanche, la collocazione geografica.

Per la Roma egocentrica, Trieste è il confine dell’impero oltre al quale non c’è nulla, e per ciò, strategicamente insignificante.

Gli esempi?

L’aver avuto di recente un concittadino come sottosegretario con delega ai VVF non ha portato alcun cambiamento in questo atteggiamento, ne particolari benefici o soluzioni alle ataviche carenze del Comando.

II continuo avvicendarsi di Comandanti Provinciali (10 in 25 anni!!) che, di fresca nomina o titolari di scarsa considerazione, si prodigano, addirittura prima di arrivarci, in pellegrinaggi continui verso ogni sorta di potentato per essere trasferiti al più presto. Se si esclude chi vi ha trascorso 9 anni, scoprendo che la città ha molto da offrire al punto di stabilirvisi, gli altri dirigenti hanno mediamente compiuto meno di due anni di presenza, cogliendo peraltro ogni buona occasione per assentarsi.

La mancanza di continuità nella regia del Comando, se non talvolta di una regia stessa, è sempre stato un grosso ostacolo ad ogni attività del Comando.

Non abbiamo mai avuto neppure la rara fortuna di annoverare nell’organico qualche autorevole figura direttiva di riferimento tale da reggerne le sorti onorevolmente.

Ne hanno risentito l’organizzazione del soccorso, l’attività amministrativa, i rapporti sindacali e da ultima, ma forse più importante, la dignità stessa dei Vigili del Fuoco e dei SATI costretti a sottostare alle iniziative, talvolta bizzarre, di ogni nuovo venuto. Come non ricordare chi volle istituire il modulo per la richiesta dei moduli, o chi, ammalato di grave cesarismo, si proclamava davanti a tutti il miglior Comandante d’Italia, chi riteneva di essere un riferimento mondiale per la prevenzione incendi, o chi ancora riteneva prioritaria la sostituzione degli arredi…

Mentre da lontano i vertici centrali del Corpo si auto-celebrano in feste e marce, i Vigili triestini si confrontano con le omologhe realtà locali e d’oltre confine. Guardano ad una Protezione Civile Regionale efficiente che fa scuola a quella nazionale e a consimili entità straniere e alla quale forse aspirerebbero di appartenere. Osservano i pompieri sloveni, austriaci, croati, visti, in un passato non tanto remoto, con fraterna compassione per la loro scarsa disponibilità di mezzi e conoscenze, risalire ora la china con una velocità ormai tale da sorpassare il Corpo Nazionale di un impero in declino.

La dignità ferita nel nostro mestiere provoca disastri, quando il Vigile del Fuoco sopprime la propria passione per ricercare solo i servizi che lo retribuiscono meglio significa che la fine è vicina.

Sempre più colleghi giungono alla conclusione che l’unica via d’uscita è la regionalizzazione del nostro servizio, con una gestione più vicina, oculata, razionale e sensibile alle reali necessità del territorio.

Possiamo dargli torto?