SOCCORSO TECNICO URGENTE: MA DE CHE?
Lavoratori,
ogni dove e ogni quando, è occasione opportuna per portare all’attenzione dei media che alla collettività garantiamo un servizio pubblico essenziale, anche mediante soccorso tecnico urgente.
Cosa realmente significhi, non è dato saperlo perché a livello normativo, la nozione è trattata dalla Legge 12 giugno 1990 n. 146 in materia di regolamentazione del diritto di sciopero definendolo in maniera molto generica.
Poco importa, perché a noi comunque l’espressione piace e la usiamo con disinvoltura.
Alla fine, tutte queste belle e altisonanti espressioni, sortiranno la loro efficacia?
Per provare a capire quanto la macchina del soccorso sia efficace, proviamo a fare un esempio.
Prendiamo a caso una persona anziana, ultra ottantenne, smarritosi nelle campagne Agrigentine, aggiungiamo anche una data che facciamo sia certa, il 18 aprile, e vediamo cosa succede.
Una telefonata attiva la macchina della ricerca e soccorso e magari dopo un po’ di ore, viene anche interessato il nucleo elicotteri di Catania che il giorno seguente, il 19 aprile quindi, partecipa così alle operazioni di ricerca.
L’equipaggio avrà sicuramente recuperato la cartografia delle zone di possibile interesse, su di esse vi avrà anche scarabocchiato qualche “griglia” o reticolo di ricerca e via a raggiungere la zona di interesse per dare inizio alle operazioni Search and Rescue (SAR).
Fin qui tutto sembra normale routine ma ben presto ci accorgiamo che per alcune scelte gestionali, l’equipaggio può far solo 25 minuti di lavoro perché deve rientrare a Catania per il rifornimento.
Ma come!!! Si può fare soccorso tecnico urgente con soli 25 minuti di autonomia?
Una volta rientrato alla base, però, stranamente si dichiarano cessate le operazioni di ricerca. 25 minuti di volo sono state ritenute sufficienti a ritenere completamente perlustrata le zone di interesse e poco importa se l’anziano signore è stato o meno ritrovato; noi possiamo sempre aggiungere in statistica di aver fatto un intervento.
Siamo sicuri che 25 minuti siano stati sufficienti per perlustrare una griglia? Pare di sì, perché una zona battuta una volta non ha motivo di essere battuta nuovamente. Non si finisce mai di imparare nella vita!
Eppure, in Italia, tutto ciò che ha a che fare col mondo del volo, trae le sue origini nell’Aeronautica militare che istituì il servizio di ricerca e soccorso nel lontano 17 aprile 1946.
Da allora, si sono perfezionati vari modelli di ricerca adattandoli ai vari scenari operativi e organizzato corsi di formazione, fino a sviluppare modalità di ricerca all’interno di reticolati o griglie… che certamente non sono quelle dove cuocere una succosa fiorentina.
Anche lo sviluppo tecnologico ha contribuito al miglioramento dell’attività in volo consentendo la comunicazione del autopilota dell’elicottero con un sistema chiamato Doppler.
Un operazione che richiederebbe diverse ore, noi Vigili del fuoco la esauriamo in soli 25 minuti. Da questo momento, può accadere che tutto si evolva poi in un muro di gomma. Lo stesso muro di gomma che però lo scorso anno fece decollare un elicottero da Pescara che, dopo 5 ore di volo, fece un sorvolo di 10 minuti a Taormina in occasione del G20, per poi con altre 5 ore di volo fare ritorno a Pescara.
Per tornare all’argomento principale, non stiamo suggerendo di equipaggiare i nostri elicotteri con ulteriori sistemi che appesantirebbero ulteriormente ciò che già è pesante, ma è stato un modo per ricordare che le attività SAR non sono affatto marginali. Anche gli elicotteri della Forestale acquistati coi fondi antincendio e lasciati ai carabinieri per via di un numero di matricola, erano dotati anche di tale apparecchiatura.
Per il contrappasso dantesco, per una ricerca mancata, abbiamo un soccorso portato egregiamente a termine qualche giorno fa dal nucleo elicotteri di Pescara, quando con estrema professionalità è stato recuperato un escursionista caduto per 200 mt. con la sua mountain bike, in un dirupo del maceratese, per poi essere elitrasportato dal 118 all’ospedale di Ancona. Certo, una volta che il soccorso è stato portato a termine, sui social si potrà pure leggere qualche sterile polemica ma, lasciamo ad altri il piacere delle chiacchere da bar.
Allora forse, per questo caso, il vero problema non è nell’amministrazione ma nei vari reparti o nelle singole persone e nella mancanza di regole certe uguali per tutti…eppure tutto dovrebbe passare per l’UCSA.
A proposito, ritornando a quel vecchietto ultraottantenne che abbiamo voluto prendere ad esempio, è in realtà il papà di un pompiere aeronavigante del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco… o forse è solo un AIB.
Strana è quella Amministrazione che non riesce a infondere pieno orgoglio di appartenenza al proprio personale.