SE LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE, QUELLA DEGLI AIB PARE SIA IN TERAPIA INTENSIVA

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Lavoratori,

crediamo sia indiscutibile che l’essere umano ha dei bisogni.

Bisogni per i quali, qualunque essi siano, ci si adoperi per soddisfarli.

Molti avranno sentito parlare della scala internazionalmente conosciuta come “piramide di Maslow” nella sua qualità di piramide dei bisogni, altri faranno riferimento alla ricerca della felicità costituzionalmente sancita dalla dichiarazione d’indipendenza americana del 4 luglio 1776 ispirata dal filosofo partenopeo Gaetano Filangieri e altri ancora si rifaranno al brano celebre dei Police, message in a bottle.

Qualunque sia il bisogno, inteso come percezione della mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il benessere dell’individuo, l’elemento a tutti comune è la speranza.

Il bisogno di vita di una margheritina che cresce in una fessura dell’arido asfalto, riteniamo sia un esempio calzante circa la speranza di poter completare il suo ciclo vitale.

Tutti concetti nobili che nel pratico rientrano nelle giuste aspettative anche del personale AIB del CNVVF.

Per il personale transitato in questa amministrazione dall’accoppato Corpo forestale dello Stato, non è stato inizialmente facile accettare la chiusura di quell’amministrazione nella quale c’è entrata con fervido convincimento. In realtà, di 360 persone, molte ancora stentano a capacitarsi e forse nemmeno il giorno della pensione riusciranno ad accettare un simile cambiamento e noi, come organizzazione sindacale, siamo orgogliosi di essere gli unici ad aver dato loro la possibilità di esprimersi in ogni modo.

Ma del resto si sa, lo Stato è tenuto al mantenimento del rapporto di lavoro ma non del lavoro specifico. Non lo diciamo noi ma la Cassazione Civile.

Il decreto legislativo 177/2016, nei suoi diciotto articoli, ne contempla uno che riguarda proprio la speranza, avendo avuto il legislatore, cura di tutelare una naturale aspirazione dei lavoratori, ovvero la progressione di carriera.

Il legislatore, però, non aveva tenuto in debita considerazione che non tutte le amministrazioni dello Stato sono costituite da ligi servitori dello Stato e se da un lato i militari, pur nelle loro sclerotizzazioni mentali si sono da subito attivati a tenere calmi gli animi degli accoppati garantendo loro la soddisfazione di naturali richieste come la mobilità o la progressione di carriera pur essendo in presenza di un ruolo ad esaurimento, la dirigenza del CNVVF sta ancora studiando la tematica.

È vero si che gli ingegneri sono prima dei pensatori matematici e poi degli studiosi applicati, ma la scienza applicata qui da sfogo a continue elucubrazioni mentali di un pensiero ingegneristico contorto e rispondente alle sole esigenze della amministrazione.

Cosa ne facciamo degli AIB?

Ci facciamo un ruolo ad esaurimento e quindi abbiamo regolarizzato la loro posizione all’interno dell’amministrazione, e poi qualcosa di loro ne faremo.

Nel frattempo ci siamo resi conto che gli aeronaviganti sono indispensabili per il mantenimento delle piante organiche ed il normale andamento del lavoro aereo e quindi gli togliamo la desinenza AIB e li nativizziamo con una tutina trasparente rosa ravanello pallido per tutti!

E se ad oggi ancora non si è capito chi organizzò l’appalto per quella fornitura di DPI avviata nel 2015, concediamo agli aeronaviganti la mobilità e la partecipazione ai concorsi da capo squadra.

Ops… abbiamo esaurito la progressione per gli aeronaviganti specialisti.

Fa niente… tra una decina di anni qualcuno andrà in pensione e ci saranno posti vacanti.

In fin dei conti, è come se l’imprevisto di volo, prima di succedere, bussasse al finestrino dell’elicottero e chiedesse quanti vigili ci sono a bordo e quanti capo squadra? Che ci sta pure un DCS? E a seconda della risposta, decidesse di irrompere o di restare in attesa di un equipaggio più appetitoso.

Non è così che funziona la cosa… in aria il grado ha poco valore e sarebbe opportuna la omogeneità.

Per il concorso ad ispettore, la cui regolamentazione sarebbe dovuta uscire per il 30 giugno 2018, ci rivolgeremo a “chi l’ha visto”.

Ok, abbiamo sistemato gli aeronaviganti, ma gli altri? I terrestri?

Li teniamo al caldo in qualche ufficio e intanto studiamo il da farsi e, studiando studiando, finalmente si partorisce la genialata e così si decide di far partecipare anche gli AIB al concorso interno per capo squadra, 10 posti solo per loro, per 45 persone sparse un po’ qua e un po’ lì sul territorio nazionale.

Finalmente… anche questa è fatta!

Un attimino però, come li trattiamo?

Vediamo che hanno fatto con gli altri accoppati: l’Arma dei Carabinieri pare abbia compreso che un ruolo ad esaurimento può avanzare in carriera ma solo per anzianità e mantenendo la sede di servizio.

Si, vabbé, quelli sono carabinieri… “e il nero è un triste colore”(Bertoli-Mannoia cantando “il Pescatore”).

Noi, invece, siamo differenti e usiamo con tutti lo stesso metro, ma dietro questa copertina di parità, si nasconde l’ennesima lesione dei diritti perché, se un nativo diventando capo squadra, viene assegnato in sedi carente e col tempo può fruire della mobilità nazionale, un AIB viene trasferito in una Direzione regionale carente in quanto sede di DOS.

Ora, se lavori in Val d’Aosta, il problema si pone poco perché la Val d’Aosta è piccola ma se lavori in Puglia… beh la Puglia è lunga, e siccome si è ruolo ad esaurimento, ci resti fino alla pensione perché sei insostituibile.

Ruolo ad esaurimento? Qua sembra invece che, in attesa che gli AIB si esauriscano (numericamente)… li facciamo esaurire prima noi… e quando pensi che “con questi non la si fa proprio” ma ti ricordi che la speranza è l’ultima a morire, comprendi che quella degli AIB pare sia in terapia intensiva.

Ad ogni modo, pare che l’amministrazione abbia compreso che c’è un problema normativo in tutta la vicenda degli AIB terrestri, ma sarà in grado di sanarlo entro la fine del corso che avverrà tra sei settimane?

Una cosa è certa: rinunciare al corso è pur sempre una scelta di non prendere quel treno, ma si può accettare di partire per terre lontane senza avere la speranza di poter un giorno tornare a casa?

Noi non siamo in grado di dispensare consigli ma è certo che ogni lotta può essere fatta in presenza di una violazione di diritti, ma se uno sceglie di non salire su quel treno, c’è poco da lottare.

Buon corso a coloro che partiranno.

per il Consiglio Nazionale USB VVF

Carmelo GUARNIERI LABARILE