SATI…la maledizione che ci portiamo ormai dietro per appartenere ad un dipartimento ...Come sfatarla!
Lavoratori,
che il comparto pubblicistico ci ha dequalificati ormai è cosa fatta e risaputa, si tratterebbe di avere un po’ più di coraggio nei vari comandi e ringraziare chi ha voluto tutto questo, chi ci ha promesso rose e fiori ma in sostanza ci ha dequalificato a livello generale.
Mai parola più azzeccata è stata utilizzata dalla RdB/CUB, <dequalificazione >, anche in tempi non sospetti; oggi purtroppo i danni sono davanti gli occhi di tutti e certamente dedicarsi al ripristino del disastro sarà un compito molto gravoso, ma non per questo ci demoralizziamo.
In questi anni bui abbiamo assistito al continuo accanimento nei confronti di una fascia di lavoratori con una certa anzianità di servizio, del SATI, come se ci fosse un ordine di scuderia per penalizzarli con qualunque mezzo, a favore di altri. Forse l’indirizzo di questo governo è quello di allontanarli dal lavoro con una pensione da fame?
Come sapete sono stati nominati 52 assistenti amministrativi contabili a seguito del bando del 01.12.2004 quando ancora vigevano norme contrattuali di natura privatistica. L’immissione in ruolo di questi è avvenuta in data 27.12.2007, tuttavia l’inquadramento, nelle nuove qualifiche, è avvenuto con norme contrattuali di natura a pubblicistica, quali vice collaboratori amministrativo contabile ecc.
Ora senza criminalizzare nessuno, siamo certi che il problema stia tutto nelle determinazioni scellerate di chi ha ritenuto di dequalificarci, inserendoci in questo calderone del pubblicistico, senza prevedere gli effetti nefasti che ha prodotto la riforma, copiata male da altri comparti ed adattata al corpo nazionale! Anche a parità di salario registriamo il nostro arretramento: chi entra con anzianità zero ha lo stesso trattamento economico di chi vanta una anzianità trentennale nello stesso ruolo.
Senza voler offendere più di tanto chi ha voluto relegarci a maggiordomi del ministero dell’interno, con il dovuto rispetto per questa categoria (che a conti fatti percepiscono molto più di noi e non hanno le incombenze nostre), che comunque sia non devono superare corsi di de-qualificazione. Sì perché i corsi di qualificazione, di cui stiamo parlando, collocano i partecipanti in un ruolo inferiore a quello che precedentemente occupavano in regime contrattuale privatistico. A questo punto si può solo dire che i riformisti hanno fallito è devono pagare.
Bisogna sottrargli la linfa vitale, cioè le tessere che vantano di avere e che sventolano ad ogni contrattazione come peso di maggiore rappresentatività, per decidere di “dequalificarli” riservando loro lo stesso trattamento.
A che cosa serve a livello locale rimanere agganciati a questi signori? Nei fatti oggi solo ad ottenere la scrivania più grande o la sedia vicino alla finestra piuttosto che in prossimità della porta d’ingresso, poiché in termini contrattuali e normativi, cioè per le cose che veramente contano, ci vogliono soldati serventi e per di più ci hanno degradato sul campo!
Ricordiamo le vecchie riqualificazioni previste dal CCNL privatistico, che pur non essendo il massimo, almeno tenevano in considerazione l’anzianità di servizio, rammentiamo inoltre che c’è chi ha dovuto espletare due volte i concorsi per riottenere la medesima qualifica. Alla luce di queste memorie, cari Colleghi SATI, anche sulla base della bocciatura delle modifiche della 217/05, di cui confermiamo insoddisfazione ( tuttavia poteva essere un tassello per andare avanti), riteniamo ci sia la necessità di rimboccarsi le maniche è ripartire con iniziative, che mettano al centro dell’agenda del dipartimento l’apertura di una discussione sui profili professionali, e la loro riqualificazione. Ora si tratta di verificare come far partire le progressioni in carriera, come introdurre le mobilità tra amministrazioni, come far rispettare la propria dignità di lavoratore anche attraverso un salario decente in linea al costo della vita. A presto vorremmo organizzare un coordinamento del solo personale SATI, per capire come passare dalle parole ai fatti, pertanto sollecitiamo tutti i lavoratori a partecipare.