SALVAGUARDIA??? LA RISPOSTA SEMBREREBBE UN "NI"
CIRCA 25 MILIONI DI EURO SPESI PER PROTEGGERE LE COSTE DALL’ INGRESSO DI MATERIALI CONTAMINATI, MA I PORTI RESTANO IN BALIA DI POTENZIALI TRAFFICI DI SCORIE RADIOATTIVE
Il Parlamento nel 1996 ha speso 45 miliardi delle vecchie lire a fronte di una legge dove si individuano uno per uno i ministeri attuatori e responsabili della vigilanza della radioattività dei carichi provenienti da altri Stati. Ma fino ad oggi i vigili del fuoco sembrerebbero all’oscuro di tutto.
La legge individuava: il ministero dell’Industria, per l’acquisto e l’installazione dei sistemi di controllo; il ministero delle Finanze, per la disponibilità delle aree di istallazione (le dogane); il ministero dell’Interno, per utilizzo e il controllo, affidato al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Ma la realtà è ben diversa!?!
Visto che il rischio di trovarsi in casa un prodotto radioattivo non è campato in aria: solo per fare degli esempi, nel 2011 a Genova, grazie a dei controlli effettuati da un privato, è stato intercettato un container carico di diverse tonnellate di metalli che è risultato contaminato da Cobalto 60. Il carico proveniva dagli Emirati Arabi ed era destinato ad un impianto produttivo dell’alessandrino; prima di arrivare in Liguria era transitato dal Porto di Gioia Tauro con tanto di bolla d’accompagno: nessuno si era accorto della radioattività sprigionata dal container. Sempre il Cobalto 60 è arrivato in diverse città d’Italia, nel 2013, sugli scaffali di alcuni negozi di utensili da cucina: i lotti erano passati senza alcun problema dal porto di Taranto. A Torino invece, nel 2012, una partita di vassoi per la casa è risultata radioattiva. È facile quindi immaginare quante merci in questi anni abbiano potenzialmente bucato le difese di confine, senza alcun problema.
Allora ci chiediamo, ma la salvaguardia è un interesse di questo governo??? Sembrerebbe di no per certi aspetti. Basti pensare alla politica del “riordino” che ha reso sempre più debole la macchina del soccorso. Siamo un vigile del fuoco ogni 15000 abitanti. Abbiamo perso molto in termini di prevenzione e siamo una realtà di protezione civile del paese che invece di investire sulla ricerca e la salvaguardia del soccorso si occupa di chiudere le sedi di servizio e di farci lavorare con attrezzature vecchi e mezzi immatricolati negli anni settanta.