Risposta alla lettera aperta alla RdB di un volontario.

Milano -

Caro anonimo solo volontario,

intanto non capisco per quale motivo non ti sei firmato, visto che hai scritto in modo cose che, anche se per la maggior parte non condivido, invitano ad un confronto.

Quindi, vorrei dare un contributo al tema sempre più importante e d’attualità.

Vorrei capire se tu ritieni la RdB, nel virgolettato, più “sensibile” al tema volontariato, in senso solo ironico, oppure per il fatto che ne parliamo frequentemente.

In ogni caso, non sapendo da quanto tempo frequenti il CNNVF, vorrei chiarirti la posizione della RdB che non è mai stata di preclusione al volontariato, sia VVF che di altra natura (vedi PC), tant’è che per molte legislature ha presentato una proposta di legge specifica, che regolamentasse il rapporto professionisti/volontari sul territorio nazionale, dove la componente professionista del CNVVF, fosse l’organo principale di riferimento e coordinamento delle componenti di volontariato che avessero a che fare col soccorso tecnico.

Questa filosofia nacque molti anni addietro, in tempi non sospetti, ancora prima del terremoto dell’Irpinia, evento che diede coscienza del problema Protezione Civile nel nostro Paese; prima ancora dell’avvento massiccio della PC, con una diffusione di volontari VVF minore dell’attuale e quando altre oo.ss. percorrevano una sorta di caccia alle streghe con la minaccia semplicistica: “volontariato - ruba posti di lavoro”.

Quindi questa era, ed è la nostra posizione.

Certamente molte cose sono cambiate, così come molti equilibri tra le varie componenti, non solo all’interno dei VVF, per cui vanno fatti alcuni distinguo e chiarimenti su quello che sta succedendo.

Apprendo che lasci i tuoi introiti al distaccamento e per questo non ti consideri un precario. Te ne do atto, ma questa è la tua scelta personale anche di collocazione lavorativa, certo non della totalità dei VV, a causa anche di un regolamento che ha messo volontari e discontinui sullo stesso piano, creando un bel pò di confusione.

E poi le varie realtà, a seconda del territorio, o di situazioni sociali, mi pare siano ben differenti; così come lo stesso volontario che ambisca al passaggio professionale appena gli si presenti l’opportunità.

Per quanto riguarda il lato economico, a parte casi di raccolta fondi ed altre forme di autofinanziamento, vi è comunque un esborso economico per attrezzature, mezzi, DPI, ecc., (come personalmente ritengo sia giusto) da parte dello Stato e non è una regola che le quote vadano alla collettività, come la definisci tu, sempre ammesso che sia corretta la procedura di retribuzione ad ore di intervento

Sul valore morale, non si discute, ma un contenimento della spesa pubblica, lo si verifica con bilanci alla mano, non con i singoli buoni propositi, ed in ogni caso non si dovrebbe risparmiare sulla sicurezza!

Altra cosa sono gli sprechi… che, con le forze e gli strumenti a nostra disposizione, abbiamo sempre cercato di perseguire, vedi battaglie sugli automezzi, divise, le false feste, ecc…

Per quanto riguarda i precedenti storici che hai citato, le cose non stanno esattamente come dici tu, e partirei da convincimenti esattamente opposti ai tuoi.

Intanto, di principio, se tutto va a rotoli non è che per forza di cose ci si debba adeguare, anzi forse qualcuno dovrebbe dimostrare l’idea, che con un sistema basato sul volontariato che sostituisce tutto e tutti, ci sia un miglioramento economico e soprattutto del servizio.

Ad esempio conosco la situazione della Croce Rossa, anche perché ho seguito alcune vicende della risicata componente professionista e la situazione è tragica o ridicola a seconda dei punti di vista. Il rapporto professionisti/volontari è opposto al CNVVF, cioè predominanza di volontari rispetto ai professionisti, con ai vertici gerarchici personaggi collocati per nomina politica, che solitamente non provengono nemmeno dal settore… e non mi pare che la situazione del soccorso sanitario sia uniforme e brilli su tutto il territorio nazionale! Illuminante una incursione delle IENE di Italia 1, in una puntata di un paio d’anni fa!

Per le cose più spicciole invece, mi piacerebbe conoscere il comando dove operi, perché dove lavoro io non mi risultano rituali operativi come quelli da te descritti. Ma questo, più che delle specifiche competenze, fa parte del contesto di confusione, improvvisazione e semianarchia che sempre più regna nel CNVVF.

Sia in termini economici che organizzativi, come mai nessuno commenta l’aumento negli ultimi anni di prefetti (a decine) e di dirigenti (a centinaia) nel CNVVF? Tra l’altro in quote inversamente proporzionali al settore operativo e con risultati sotto gli occhi di tutti?

RdB lo fa!

Andiamo oltre: più che di devolution, parlerei di involution.

Mi spiace, ma questa idea che il privato debba sostituire il pubblico in alcuni servizi primari che lo Stato dovrebbe garantire a tutti e da qualsiasi censo appartenga, come il soccorso tecnico urgente dei VVF, non lo condivido. E non per un’ottica veterostatalista, ma perché il privato non è “l’Opera Pia Bonomelli” che si accolla sulle spalle, pesi morti che nessuno vuole!

Il privato, per sua stessa natura ed in una logica imprenditoriale, è interessato ad una attività se può intravedere dei profitti!... Ad esempio, nel nostro caso, più che il soccorso, è molto più facile che il privato ambisca a ciucciarci settori remunerativi, come le prevenzioni incendi… e infatti, da qualche anno a questa parte, ci stanno provando!

Tornando al soccorso, più che un progetto concreto ed articolato di sviluppo e armonicizzazione delle componenti professioniste e volontarie (vedi il seppur criticabile - Italia: soccorso in 20 minuti), mi pare che si stia rincorrendo l’apertura a tutti i costi di sedi volontarie o la collocazione in modo inopportuno di tale personale (vedi equipaggi misti), con danni al servizio in generale. A titolo di solo esempio ti invito a verificare, cartina alla mano, la distribuzione delle sedi VVF della provincia di milano. A nord ed ovest una situazione discreta/buona, ad est insufficiente, ed a sud zero assoluto, con due distaccamenti cittadini che arrivano, uno fino alla provincia di Lodi (SUD/EST piazzale Cuoco) e l’altro al confine di Pavia (SUD/OVEST via Darwin). E stiamo parlando di una porzione di provincia altamente industrializza e abitata, e di due sedi che si sciroppano quasi 4000 interventi all’anno cadauno. Dimenticavo, incuneato tra le due sedi di cui sopra, recentemente è stato attivato il distaccamento volontario di Pieve Emanuele, che funziona dalle 8°° di sabato alle 20°° della domenica, con metà personale di altri distaccamenti. Vedi tu se questa può essere una distribuzione consona e ragionata delle sedi, siano esse professioniste o volontarie!...

Dedizione e passione sono molle fenomenali per qualsiasi obiettivo, ma la professionalità si acquisisce con l’esperienza e quella la si fa sul campo, sia professionisti che volontari, ma soprattutto è indispensabile la formazione e successivamente l’aggiornamento o mantenimento. E su questo punto mi pare che siamo messi tutti male e se segui i nostri comunicati, saprai che lo abbiamo sempre denunciato con forza. Quindi, in assenza di programmi precisi e costanti di formazione, che magari diano sbocco a reali specializzazioni, la differenza sostanziale tra le due componenti la fanno un corso di 120 ore di un VV o uno di 6 mesi (o forse 1 anno?) di un VP.

Tralasciamo anche altri aspetti tipo i passaggi di qualifica a CS, che ad un volontario vengono riservati on-line sul posto dopo soli 5 anni, mentre per un professionista non si capisce se siano diventati più una barzelletta, un gioco al massacro, una vincita al superenalotto, o altro, tutto tranne che una cosa trasparente ed efficiente, che magari riconosca un “apprendistato” anche di 18/20 anni!

Ma questo fa parte anche del discorso del riordino del CNVVF, che ti evito volentieri.

Concludo ringraziandoti comunque per la lettera, ed aver dato modo di esprimere alcuni concetti, convinto che solo col confronto si possa progredire e concordando che prima lo si fa meglio è!

Distinti Saluti.