Rallentiamo la corsa al Volontariato; per un soccorso sempre più efficiente.
Per noi lavoratori dei Vigili del Fuoco è evidente e del tutto chiaro come negli anni il Corpo Nazionale abbia mutato le sue competenze che via via nel tempo richiedono una sempre maggiore e più puntuale professionalità.
I cambiamenti del mondo del lavoro, nuovi pericoli, nuova tecnologia hanno richiesto un impegno sempre maggiore ed una specificità di lavoro che ben pochi altri possono vantare.
Essere oggi Vigili del Fuoco comporta “competenza, professionalità ed esperienza”.
Noi che lavoriamo ogni giorno nei Comandi siamo ben consci di tutto questo, delle difficoltà e dei rischi del nostro lavoro quotidiano, fatto di tante ore di lavoro peraltro mal pagate.
Noi conosciamo e da anni denunciamo le poche risorse, la vetustà dei mezzi e delle attrezzature, la carenza degli organici.
Conosciamo il male ormai incurabile della carenza degli organici a cui la nostra Amministrazione da anni risponde con interventi non strutturali, con l’adozione di provvedimenti di solo emergenza, con l’adozione senza regole del lavoro straordinario e con il sempre maggiore utilizzo del personale volontario. Pur non avendo preclusione al volontariato, riteniamo che debba essere un organismo di supporto al nostro lavoro, non di sostituzione.
Se fosse assunta come corretta l’affermazione che permanenti e volontari hanno lo stesso ruolo, la stessa funzione sarebbe non riconoscere la professionalità di tutto il personale del Corpo Nazionale.
Assumere il concetto di una diversità non sminuisce certamente il valore del servizio volontario ma ne afferma le sue reali potenzialità.
I volontari svolgono una importante attività sul territorio, ma “di supporto” che non può sostituire in alcun modo quella del personale permanente.
Da ottobre 2008 i Vigili del Fuoco sono in attesa della pubblicazione della dotazione organiche; le reali condizioni di lavoro in cui versano i Vigili del Fuoco probabilmente ai più non sono note: sempre in prima linea con abnegazione e coraggio, sempre in prima linea a soccorrere le popolazioni colpite dalle sciagure, oggi devono combattere contro chi li vuole relegare a Corpo minore dello Stato, in mano al volontariato e senza risorse.
Assistiamo ad un progetto disastroso diretto ad una sostituzione sistematica sul territorio della componente permanente con quella volontaria, auto organizzata dagli stessi Comandi\Dirigenti.
Per questo più volte ci siamo fatti promotori di richieste per la stabilizzazione di parte del precariato, per questo che oggi ci ritroviamo dopo il fallimento del progetto “Italia in 20 minuti” a richiedere la revisione del DPR 76/2004 che promuova il ripristino della diversificazione e distinzione giuridica originaria fra personale «discontinuo» e «volontario» cosicché siano create liste distinte e separate (così come previsto nel decreto del Presidente della Repubblica abrogato 326 del 2000).
Consci del ruolo dei volontari, siamo anche certi non sia possibile che in alcun modo si possano sostituire al personale permanente e che la differente professionalità possa avere ricadute sulla qualità del servizio di soccorso; rivendichiamo la professionalità di chi ogni giorno lavora al servizio della collettività ed esigiamo un servizio che garantisca una effettiva tutela del territorio e una maggiore sicurezza dei cittadini.
Forse chi non è come noi Vigile del Fuoco non sa che questo personale può essere impiegato nelle operazioni di soccorso dopo un corso di sole 120 ore, ben lontano dalla durata di quello che il personale permanente è tenuto a frequentare (6 mesi > 9 mesi).
Purtroppo se non si porrà un freno, si rischia che un lavoro fatto da professionisti, un domani possa essere affidato ad una organizzazione di volontari, a cui, dopo un breve corso, sarà demandato il soccorso dei cittadini e questo a discapito di ogni sicurezza.
Ma se ai Vigili del Fuoco permanenti viene chiesto un lungo percorso di formazione, perché si reputa sufficiente per il volontario una formazione di quattro settimane per effettuare lo stesso intervento?
Quello che ci lascia sconcertati è che questo sta succedendo talvolta anche per colpa di noi stessi che troppo spesso ci vogliamo ricavare il nostro orticello all’interno del CNVVF; ci lascia perplessi che spesso ci sia chi si adopera in battaglie per la formazione, per aumentare sempre più la schiera di volontari, per aumentare sempre di più il numero dei precari del Corpo Nazionale.
Ci sconcerta che non ci si renda conto di come ogni giorno ci sia un puntuale smantellamento del sistema pubblico.
A volte ci disorienta il vedere come invece non ci sia un’attenzione alle nostre battaglie per una formazione vera, attenta e minuziosa del personale operativo permanente.
Da mesi chiediamo che si arrivi ad avere un albo dei formatori, che sia rivisto il materiale didattico, che siano chiariti i corsi che dovranno obbligatoriamente far parte del percorso formativo dei lavoratori del C.N.VV.F., che vengano investite risorse per avere un Corpo di Professionisti del Soccorso Tecnico Urgente fatto di professionisti e non di volontari.
E’ preoccupante che noi stessi non poniamo la giusta attenzione ai segnali che ci giungono, che prospettano di contro ad una mancanza di risorse e di crisi finanziaria, di vedere il futuro Vigile del Fuoco dover portare dall’esterno un bagaglio di una sempre più alta preparazione professionale.
Oggi manca un reale progetto dell’Amministrazione della gestione della formazione, non si vogliono destinare risorse, non esiste una strategia.
E mentre noi denunciamo tutto questo, c’è chi plaude a una continua formazione di nuovo precariato.
La nostra ”lotta” è per la difesa della nostra e loro dignità, del nostro e del loro posto di lavoro in quanto, se nasceranno sedi volontarie in ambiti cittadini, non avranno più senso le richieste di incremento di organico e i volontari resteranno tali a vita senza speranza alcuna di assunzione.
Non fate l’errore di scambiare il problema con la soluzione, il precariato va eliminato assumendo chi lavora sotto ricatto da parte dell’amministrazione, non va incrementato. Altrimenti avvalliamo un modello di società precaria nella quale poi si troveranno a dover vivere i nostri figli.