QUALE RIFORMA ?
I pompieri vogliono fatti, non demagogia.
In questi giorni nella bacheca sindacale di una nota organizzazione confederale, abbiamo notato che qualcuno fa una riflessione sull’attuale stato del CNVVF; è alquanto indicativa di come il corpo stesso sia giunto a questa disperata situazione. La prima cosa che risulta evidente è la difesa ad oltranza della riforma (che “altri” hanno fortemente voluto), dando come causa principale della sua presunta incompleta attuazione l’inefficacia del governo attuale di centro sinistra. La seconda cosa che salta all’occhio, dolorosamente, è il fatto che il CNVVF viene situato nell’ambito della sicurezza del cittadino. Si è sempre pensato che il CNVVF fosse stato istituito per dare soccorso e prevenzione alla popolazione, secondo una legge che risale al 1941, invece ci viene sottoposto un pistolotto sulle insicurezze e sui dubbi circa l’ideologia della sinistra sui temi della sicurezza. Forse una delle cause dei problemi della sicurezza è nella smobilitazione delle risorse da investire ed impiegare nel corpo dei VVF? Non viene detta una parola su come si è arrivati a questo punto, con gli organici all’osso, di come non esistano i soldi e i fondi per la riparazione degli automezzi, di come i contratti dei lavoratori non vengano rinnovati e, soprattutto, che quando vengono rinnovati sono condizionati da clausole capestro (ad esempio l’ingresso in un comparto che la maggior parte dei lavoratori non ha voluto, il comparto sicurezza, ma che grazie a un’accorta campagna di è diventato il paradiso dei pompieri). La riforma doveva essere il punto di inizio di un rinnovamento dei VVF ma, nella realtà, da quando è entrata in vigore ha accelerato la corsa verso lo smantellamento della categoria. I volontari hanno sempre più appoggio politico, i permanenti devono fare i salti mortali per comporre le squadre di soccorso, quello stesso personale che non può effettuare la formazione di routine, i corsi di aggiornamento. Inutile sottolineare chi ha voluto il progetto “Italia in 20 minuti”, e cioè il progressivo smantellamento del corpo permanete sostituito dai Volontari. Ci chiediamo dove siano quei soldi e quegli aumenti che avrebbero dovuto ammortizzare la lacuna contrattuale accumulata in questi anni? Gli aumenti ci sono stati, ma sono stati assolutamente insufficienti con i livelli stipendiali europei, inoltre a quale prezzo questi aumenti sono stati ottenuti? Bene, i governi sappiamo che non possono fare i nostri interessi, ma lo devono fare i sindacati; dunque se il personale si lamenta, con chi dovrebbe lamentarsi principalmente? Quale potrebbe essere il bersaglio di questo lamento? Troppo semplice e riduttivo prendersela con il governo, soprattutto contro questo governo, visto che il precedente è riuscito a metterci nei guai con il comparto pubblicistico. Ma allora la colpa è di quel governo? Troppo facile prendersela con il governo precedente: la verità è che ciò che quel governo ha fatto, lo ha fatto con il fondamentale contributo del sindacato confederale. Come può dunque il segretario generale di una sigla confederale far ricadere le colpa sull’attuale governo quando è stata la sua stessa sigla a gettare le fondamenta per costruire un edificio, senza il parere autorevole di coloro i quali poi avrebbero dovuto abitarci: i pompieri? Facile fare sindacato quando le decisioni sono prese senza che siano i lavoratori a darne il consenso. Facile dire ai lavoratori che i contratti che sono stati stipulati sono stati il meglio che si poteva ottenere. Facile incolpare un governo quando non si vedono realizzati (ma è vero che non sono stati realizzati?) gli schemi della riforma che si erano concordati con un governo precedente. Ma un sindacato lungimirante non dovrebbe pensare che i governi cambiano e così anche le politiche? Un sindacato non dovrebbe pensare che il contratto pubblicistico è un cappio legato al collo dei lavoratori? Un sindacato non dovrebbe pensare che, forse, avere potere contrattuale è ancora il migliore dei modi per ottenere dei risultati anche sul piano economico? Oppure si potrebbe pensare di gestire i diritti dei lavoratori secondo un sistema clientelare; andare dunque nel comparto sicurezza a contratto pubblicistico, ove lo stipendio te lo danno per via legislativa, a seconda del tipo di governo che c’è a palazzo Chigi; quindi non più secondo criteri di democrazia partecipativa e rivendicativa, ma secondo decisioni prese dall’alto e calate sui lavoratori facendoli passare per conquiste sindacali. Se vi fosse un minimo di autocritica da parte di chi ha condotto questa linea sindacale e rivendica il 42% di adesioni, dovrebbe come minimo pensare che i problemi del CNVVF siano in gran parte maturati attraverso una cattiva, o meglio non adeguata, risposta sindacale ai bisogni dei lavoratori. Purtroppo sono sempre i pompieri che vanno sulle autopompe e non certo la casta sindacale che a Roma “gestisce” la materia con la controparte (controparte?). I pompieri hanno bisogno essenzialmente di alcune cosette per poter fare soccorso: automezzi, attrezzature e dpi adeguati ai requisiti moderni, tempo per potersi addestrare e fare la formazione necessaria e indispensabile, uno stipendio degno di questo nome, che premi lo sforzo per dare il meglio possibile al soccorso, una pensione che non sia un’elemosina (e qui i confederali non possono nascondersi dietro un dito) una liquidazione che non sia assoggettata ai dettami del mercato borsistico, ma che sia la parte di stipendio differito che alla fine della carriera lavorativa deve essere restituita al lavoratore con gli interessi. A tutti questi requisiti la riforma introdotta con la 217/05 ha dato un taglio netto, perché ha privato i lavoratori della forza contrattuale per ottenerli. Questo i cittadini lo dovrebbero sapere, ma non lo sanno e ancora ci “amano”; ci amano perché noi, in qualunque tipo di situazione interveniamo e non abbiamo mai fatto nulla che mettesse a rischio la loro incolumità. Amati dai cittadini, insigniti dai politici e dalle istituzioni nei lutti, ma non soddisfatti nelle esigenze più elementari dai contratti di lavoro. E la colpa è del governo e della sinistra dubbiosa? La colpa è cagionata dal problema della sicurezza? Forse s’intendeva la sicurezza sul lavoro. Allora se è così, vi è stato un equivoco lessicale e quindi siamo pronti a fare marcia indietro e a rivedere la posizione degli “altri”, alla quale interessa il lavoratore VF in quanto operatore del soccorso e della sicurezza sul lavoro, il proprio e quello altrui, tanto è vero che l’RdB CUB, ha proposto una soluzione alla carenza di organici per i controlli sulla sicurezza nei posti di lavoro. Si può, allora, ragionare assieme altrimenti la demagogia la fa da padrona e sì continueremo ad essere amati, ma continueremo anche ad essere bistrattati sia come lavoratori che come cittadini.