Per un governo di liberalizzazioni serve una risposta sindacale forte !!
il corpo nazionale sta pagando a caro prezzo le trasformazioni prodotte da questo governo..............
Lavoratori,
gli effetti della FINANZIARIA e le successive determinazioni di questo governo cominciano a mordere la pelle!
Siamo alle prese con un governo che doveva garantire ai lavoratori discontinuità con le politiche del centro destra, invece ha lanciato un mero attacco alle loro retribuzioni; è sempre vero che al peggio non ce mai fine.
Hanno cominciato ad attaccare attraverso i professoroni che dall’alto dei loro compensi pontificano sui miseri stipendi dei lavoratori pubblici, se non bastasse, con la complicità dei sindacati “amici” si avviano i processi di trasformazione della pubblica amministrazione.
Trasformazioni all’americana, poiché si affidano tutti i servizi pubblici ai privati, viene affidato il Welfare State al mercato, abbandonato alle fauci delle imprese finanziarie ed assicurazioni “private” che svolgeranno la funzione pubblica della protezione sociale.
Nel frattempo i CONTRATTI PUBBLICI languono e bisognerà aspettare l’inizio del prossimo anno per potere vedere un minimo di aumento contrattuale, sempre che di aumento si possa parlare, visto il rincaro dei prezzi e delle tariffe che assorbiranno la maggior parte degli adeguamenti salariali.
Senza contare che, tra addizionali regionali e comunali, i lavoratori si troveranno a pagare con i loro stipendi le liberalizzazioni di questo governo, che nelle more di un rinnovo contrattuale e l’altro preferisce aumentare le spese militari e le missioni all’estero, lasciando al palo i lavoratori di questo paese.
Ci preme ricordare, perché non vogliamo fosse dimenticato, il salasso che ci propongono i sindacati “amici: ” il MEMORANDUM”. Certamente cosa indispensabile per noi lavoratori, ne sentivano proprio il bisogno in un momento particole come questo!
Infatti, il governo si sceglie gli interlocutori sindacali, e preferisce vistosamente quelli fra coloro che gli garantiscono e favoriscono le trasformazioni sociali. Una serie di cambiamenti che graveranno negativamente sui lavoratori e cittadini, quali le modifiche all’impianto contrattuale, che sarà trasformato da durata biennale a triennale; stravolgimento della valutazione e controllo dei lavoratori attraverso modalità aziendalistiche, e su questa scia si formano i “nuovi” dirigenti (amministratori carrieristi), per meglio smantellare la pubblica amministrazione; i contratti integrativi assumeranno la funzione di emarginare chi non li condivide, saranno i contratti delle clientele, ne beneficerà solo chi si presta e/o si prona. Su questo tracciato potremmo continuare all’infinito, il messaggio da comprendere è che tutto ciò serve al governo per incanalare e accelerare il processo di trasformazione del lavoro pubblico.
In questo contesto il CORPO NAZIONALE paga a caro prezzo le trasformazioni sia in termini economici, per cui i lavoratori vedranno sempre di più decurtati gli stipendi ed il potere di acquisto, che per la lievitazione dei costi e dei servizi. In particolar modo il nostro ministro si appresta a predisporre un programma di tagli da presentare al prossimo consiglio dei ministri, dove si parlerà di quali strutture verranno tagliate. Già abbiamo pagato con gli effetti del decreto Bersani, cos’altro ancora dovrà subire il corpo nazionale? Sicuramente un’ennesima sforbiciata!
Alcuni effetti già si vedono, come la riduzione dei capitoli di spesa per forniture, manutenzioni e acquisti, e qualche pezzo di attività legate alla prevenzione verrà regalata alle privatizzazioni. E’ di fatto inconciliabile andare incontro alle imprese, effettuando una riduzione delle spese e dei tempi necessari per le procedure di prevenzione, con la sicurezza e l’ incolumità in generale.
Probabilmente come consuetudine di questo governo si aprirà un altro tavolo tecnico dove si tenterà di far passare i tagli con l’avallo delle organizzazioni sindacali.
Le assunzioni vengono ancora di più centellinate per gli anni a seguire a tal punto da non coprire nemmeno il turn-over, e per il prossimo triennio, come previsto dalla finanziaria, si potrà attingere organico per un massimo del 30% medio del personale che andrà in pensione. Un corpo nazionale sempre più ridotto nei suoi ranghi, che funge da “anima buona” dentro questo Ministero, svilito nella sua identità e funzioni originarie, ma reso manodopera per enti locali e protezione civile, sebbene si dica che si sta lavorando per migliorare i rapporti tra i due dicasteri: rapporti di subalternità.
Un altro tema di imminente decisione, governativa / sindacale confederale, è quello della riforma del SISTEMA PREVIDENZIALE che si pone, a nostro parere, come furto della liquidazione a favore della “stampella “ integrativa! Ed i presupposti per la cura della nostra vecchiaia sono più o meno pronti, in quanto i sindacati di stato hanno firmato un DECALOGO per cui, tra le cose interessanti che ci riguardano, saranno cambiati al ribasso i coefficienti di moltiplicazione di uscita dall’attività lavorativa, terminerà definitivamente il calcolo pensionistico retributivo, e il TFS dovrà confluire nei fondi pensione. Per il momento stiamo già versando dalla busta paga l’ 1% al fondo!
Ancora oggi non si sono dichiarati pubblicamente in merito alla questione previdenziale, in quanto temono le elezioni della prossima primavera, ma poi dobbiamo attenderci la bella sorpresa durante il periodo estivo, quando i lavoratori saranno meno attenti.
E come qualcuno diceva non finisce qua! Altre PRIVATIZZAZIONI all’orizzonte che porteranno rincari e spese maggiori per i lavoratori.
La RdB/Cub, sta lavorando per una pubblica amministrazione migliore che sia in grado di ottimizzare i servizi ai cittadini, e più che predisporre riforme, in questo momento, riteniamo sia necessario difendere l’esistente, ossia tutto il lavoro che in questi anni è stato svolto dai dipenditi pubblici permettendo un buon funzionamento della macchina pubblica e quindi del paese.
Una risposta seria non può che esser la mobilitazione di tutti i lavoratori, occupati e precari, cominciamo a discutere nei posti di lavoro e ripartiamo con la lotta nelle piazze !!
2 MARZO prima iniziativa – Assemblea Nazionale dei PRECARI a Roma.
30 MARZO scadenza di lotta e SCIOPERO GENERALE con manifestazione a Roma.