L'UNIFORME DEI VIGILI DEL FUOCO AL GAY PRIDE NO, SU EBAY SÌ
“E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno”. Al Dipartimento dei Vigili del Fuoco volevano imitare il Jules Winnfield di Pulp Fiction ma hanno finito per somigliare ai fratelli Caponi di Totò, Peppino e la… malafemmina.
Le contestazioni di addebito, ampiamente annunciate, nei confronti di Costantino Saporito e altri vigili del fuoco per aver partecipato al Gay Pride e altre manifestazioni in difesa dei diritti, sono infatti una esilarante galleria di burocratese che avrebbe fatto la felicità di Paolo Villaggio.
Così, mentre l’Italia brucia, c’è chi si diletta a perdere tempo prezioso per stilare rapporti e contestazioni in linguaggio borbonico. Ci sarebbe quasi da ridere, se non venisse da piangere. Ecco dunque che alla S.V. Costantino Saporito viene contestato di aver partecipato alla “manifestazione denominata Gay Pride” o, in alternativa, “alla manifestazione dal titolo Gay Pride”, evento probabilmente sconosciuto al Viminale.
La contestazione sottolinea che il reato addebitato a Saporito, in una lettera promosso all’inesistente carica di Segretario Generale della O.S. USB, e ai suoi colleghi è l’aver esposto “l’uniforme d’istituto” al pubblico ludibrio. Perché tale viene evidentemente considerato l’esprimere pubblicamente le proprie idee facendosi riconoscere come vigile del fuoco.
Si contesta cioè quel che in altri paesi, sempre indicati come faro di democrazia e partecipazione, è lecito e consolidato. Vedi le partecipazioni ai Gay Pride dei bobbies inglesi o dei soldati di Sua Maestà la Regina, piuttosto che dei poliziotti e dei vigili del fuoco americani.
Ma questo è ancora niente. Se la predetta “uniforme d’istituto” dev’essere considerata sacra e inviolabile da qualsivoglia manifestazione di pensiero (che strana pretesa in un corpo civile), come mai viene permesso che sia liberamente venduta su eBay, peraltro a prezzi stracciati?