L'ex Comandante dei pompieri di Ferrara è stato ritenuto responsabile di lesioni colpose

Senza commenti, alleghiamo alcuni articoli dalla rassegna stampa

Ferrara -

Otto mesi all'ex capo dei vigili del fuoco
Resto del Carlino, Il (Ferrara)
18/09/2009
FERRARA


Otto mesi all'ex capo dei vigili del fuoco Caso Galan, condanna per De Vincentis. La famiglia: «Ma Marco rimarrà così»Il drammatico infortunio sul lavoro avvenne il 26 luglio di tre anni nella caserma di via Verga. Marco, nella foto a sinistra durante una spedizione in Antartide, era uno dei vigili ferraresi più esperti. Nel tondo il comandante De Vincentis (foto Bp)LAURA è una donna distrutta. «Non c'è vita, siamo carcerati tutti e tre, spero solo che mio figlio non si renda conto della sua condizione». Suo figlio è Marco Galan, il vigile del fuoco rimasto vittima dell'incidente nel piazzale della caserma di via Verga il 26 luglio 2006: da quel giorno è in stato vegetativo. Ieri, per quell'accaduto, il giudice Piera Tassoni ha condannato, in abbreviato, l'ex comandante dei pompieri ferraresi, Michele De Vincentis, ad una pena di otto mesi con la condizionale e ad una provvisionale di 175 mila euro. Sentenza che mai, però, potrà ridare a Laura e al marito Antonio il loro unico figlio come prima. «Questa sentenza dice la donna con un filo di voce non potrà mai pagare la situazione di Marco. Non possiamo dirci soddisfatti, non possiamo parlare di giustizia perché Marco è, e rimarrà, in questo stato. Ora è come non ci fosse più, era la cosa più bella per me e per suo padre. Per tutti sarebbe meglio fosse da un'altra parte, ma queste sono le nostre leggi. Non si possono tenere in vita persone in tali condizioni. Prego sempre che Marco non soffra». L'esperto vigile, quel mercoledì pomeriggio del 2006 stava ultimando l'operazione di controllo di un cavo di trazione di una campagnola nel cortile della caserma, montato su un verricello. Due jeep tenevano il filo' in tensione, largo poco più di un dito e utilizzato tra le altre cose negli interventi di traino di mezzi in difficoltà, mentre il tutto stava per essere riavvolto piano piano. Una manovra di routine per i vigili del fuoco. Durante il procedimento le macchine possono essere distanziate anche più di venti metri tra loro. Marco era fuori, a terra. Sul cortile e davanti ad una delle macchine, alle due estremità del cavo, intento ad osservare che le spire si riavvolgessero perfettamente. In quel momento nella caserma entrò un furgone, un corriere postale per ritirare un pacco. All'autista (indagato per lesioni gravissime) venne concessa l'autorizzazione ad entrare e transitò nell'area del collaudo del cavo. Lo travolse senza accorgersi di nulla. Il furgone si trascinò dietro il cavo, ma anche gli automezzi, uno dei quali travolse Marco. Ma chi era a capo della sicurezza quel pomeriggio? E tutte le norme vennero applicate? Le risposte sono arrivate dalla Procura che ha chiesto il rinvio a giudizio per Michele De Vincentis: per lui ieri è arrivata la condanna (lesioni colpose). I legali della famiglia, Beniamino Del Mercato e Chiara Braggion hanno espresso soddisfazione per l'esito del processo sottolineando il «grande impegno nelle indagini dal pm Filippo Di Benedetto». Nicola Bianchi


Tragedia Galan, condannato
Nuova Ferrara, La
18/09/2009

Non furono rispettate le norme antinfortunistica. 175mila euro di provvisionale Tragedia Galan, condannato Otto mesi all’ex comandante dei vigili del fuoco di Ferrara di Alessandra Mura Quel 26 luglio 2006 all’interno della Caserma dei vigili del fuoco di via Verga non furono rispettate le norme antinfortunistica. E il mancato rispetto di quelle regole rese possibile il terribile incidente che ha ridotto il vigile del fuoco Marco Galan, 45 anni, in uno stato vegetativo. Questo ha stabilito ieri il giudice Piera Tassoni, che ha condannato con rito abbreviato l’ingegner Michele De Vincentis, allora comandante dei vigili del fuoco di Ferrara, a otto mesi di reclusione. L’ex comandante, che proprio in seguito alla tragedia lasciò la caserma di Ferrara, era imputato di lesioni gravissime in conseguenza della violazione delle norme antinfortunistica. De Vincentis, a cui è stata concessa la condizionale, è stato condannato anche al pagamento di una provvisionale alla vittima e ai genitori del vigile del fuoco, che tramite gli avvocati Beniamino Del Mercato e Chiara Braggion si erano costituiti parte civile: 125.000 euro a Marco Galan e 25mila euro a ciascuno dei genitori. Il risarcimento dei danni sarà poi stabilito in sede civile.La sentenza è stata accolta con soddisfazione dai difensori della famiglia Galan. «Siamo contenti per l’esito del processo e per il riconoscimento di un risarcimento, anche morale, per la famiglia - ha dichiarato ieri anche a nome della collega l’avvocato Del Mercato - Vogliamo inoltre esprimere vivo apprezzamento per l’impegno e i risultati ottenuti nelle indagini dal pubblico ministero Filippo Di Benedetto».L’accusa nel corso dell’istruttoria aveva ricostruito tutta la catena di negligenze e carenze nelle misure di sicurezza che avevano trasformato un collaudo in una tragedia. Marco Galan quel giorno era impegnato infatti a collaudare un cavo di acciaio, che era stato agganciato a due mezzi fuoristrada posti a 26 metri di distanza, e messo in tensione. Il vigile si trovava dietro a una delle Land Rover Defender quando un corriere postale aveva fatto il suo ingresso nel piazzale della caserma per ritirare un pacco. Il furgone non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma gli venne invece dato il via libera. Il corriere tranciò il cavo in tensione a 50 centimetri da terra, e insieme al cavo trascinò i fuoristrada fermi: uno travolse Galan che subì ferite gravissime ed entrò in coma. Da allora non si è più ripreso. Il pm Di Benedetto aveva chiesto per l’imputato una condanna a sei mesi. Il giudice Tassoni gli ha dato pienamente ragione, anzi aggiungendo alla richiesta altri due mesi. Raggiunto al telefono, l’ex comandante non ha voluto fare commenti: «Preferisco non rilasciare nessuna dichiarazione. Attendo le motivazioni della sentenza e insieme al mio avvocato valuteremo se ricorrere in appello».