Lettera aperta all'On.Brunetta.

Bologna -

Onorevole in questi mesi ho seguito con interesse la sua crociata contro l’inefficienza della Pubblica Amministrazione.

Mi permetto di dare un contributo su questo argomento, il punto di vista di chi non è né un fannullone né un assenteista, di chi crede che sia un’infamia negare il diritto alla malattia, diritto sancito dalla Costituzione che promuove l’eguaglianza e la salvaguardia dei più deboli.

Quale perverso meccanismo ha messo in piedi signor Ministro? Vuole costringere il lavoratore a lavorare anche se ammalato? Vuole impoverire chi purtroppo è vittima di una patologia? Sparare sul gruppo è un sistema squadrista che ci riporta a tristi ricordi.

Fregiarsi del titolo di Onorevole non basta a dare onore, essere Ministri della Repubblica è una responsabilità che richiede forza e umanità. La forza l’abbiamo vista, l’umanità un po’ meno. In una delle tante, forse troppe, interviste televisive che la vedono protagonista, lei ha ripetuto che la Pubblica Amministrazione è come un’ azienda e il Cittadino dunque è come un cliente, mi permetto di eccepire Onorevole Brunetta, la Pubblica Amministrazione è un servizio pubblico al Cittadino che è un utente non un cliente.

La parola cliente richiama concetti più vicini al clientelismo che all’efficienza.

Caro Ministro Noi non siamo suoi clienti e non vogliamo diventare i clienti di nessuno, vogliamo essere Cittadini con dei Diritti garantiti e con dei servizi efficienti. Io credo necessario un cambiamento e reputo giusto interrogarsi sulla cattiva gestione della “Cosa Pubblica”, ma il suo modo di ragionare a mio avviso, semplicistico e populista, mi spaventa e prepara il terreno a pericolose privatizzazioni.

Non vorrei che dietro la sua opera si nasconda l’intento di delegittimare la Pubblica amministrazione e tutti i suoi lavoratori, per sostituire i servizi offerti dallo Stato con Agenzie private. Abbiamo già assistito a questi orrori, con il risultato di aumentare i costi al Cittadino e diminuire la qualità del servizio erogato.

Certamente si devono evitare inutili sprechi e si devono incentivare i lavoratori. Dove sono i nostri famosi incentivi? Sono forse quei quattro soldi che abbiamo visto nei contratti integrativi? In questo Paese si vuole fare le riforme a costo zero. Non possiamo perseguire l’ottica del risparmio a tutti i costi, ci sono dei settori dello stato che hanno bisogno di risorse e non di tagli. Quindi si tratta di razionalizzare non di tagliare indistintamente. Per quanto riguarda i fannulloni, i vari Contratti Nazionali prevedono già gravi conseguenze per i disonesti, non abbiamo bisogno di ministri “forcaioli” ma di dirigenti che facciano il loro lavoro.

Non ci nascondiamo dietro i sindacati che impediscono i licenziamenti, troppo facile. Proprio Lei Ministro Brunetta che invita ad ignorare i sindacati sul caso Alitalia, del resto la sua protervia le ha dilatato l’ego a tal punto da dimenticarsi che siamo in uno Stato democratico, dove le parti sociali dialogano e si confrontano, dove i politici capaci non si credono dei piccoli re. Si inizi a parlare seriamente di lotta all’evasione, Noi statali le tasse le paghiamo tutte, le risorse caro Ministro ci sono, vanno meglio gestite e bisogna soprattutto andarle a cercare presso chi evade, un maggior controllo su imprenditori, liberi professionisti e commercianti forse non sarebbe sbagliato, anche perché spesso, sono i primi a pretendere servizi ineccepibili. Basta con gli imprenditori che si erigono a salvatori della Patria, l’Italia non è un’azienda è una realtà sociale e politica, complessa, non si può gestire un paese con i criteri che si applicano all’industria o al commercio.

Iniziamo a usare le ricchezze della nostra Nazione per il beneficio di tutti, non solo di alcuni, smettiamo di ingannare il popolo con false promesse di sgravi fiscali. Qualcuno ha scritto che “il sistema più efficace per rendere inoffensivi i poveri è insegnare loro ad imitare i ricchi”.

In questo Paese ci sono sempre più poveri che alla ricerca di una ricchezza effimera si indebitano sempre di più e ci sono ricchi, quelli veri, sempre più ricchi. Forse un dubbio a qualcuno deve pur venire, la colpa non sarà solo degli Statali! Forse la responsabilità è soprattutto di una classe dirigente inetta ed incapace.

Caro Ministro mentre le scrivo questa lettera alla radio stanno trasmettendo una vecchia canzone di De Andrè, “Un Giudice"……… arbitro in terra del bene e del male …….

E allora la mia statura non dispensò più buonumore a chi alla sbarra in piedi mi diceva Vostro Onore …….. prima di genuflettermi nell’ora dell’addio non conoscendo affatto la statura di Dio.

Un uomo non si giudica della statura fisica ma da quella morale, vorrei un giorno, signor Ministro, vederla come un gigante.