LE DUE DAME DEL NUCLEO NBCR

Roma -

 

C’era una volta, nel cuore di una grande città, un maniero chiamato NBCR. Era un luogo di coraggio, dove i Cavalieri del Soccorso si muovevano come un solo corpo, pronti a combattere nemici invisibili, a domare veleni e pozioni dannose per salvare le vite dei cortigiani.

Per lungo tempo, il castello era stato esempio di forza e armonia.

Fino al giorno in cui, per volere della Corte, due nuove Dame vennero messe a guardia del fortilizio: la Dama Turrita, austera e distante, e la Dama Stellata, silenziosa e sospettosa.

Si diceva che fossero alleate, ma tra le mura del castello presto bisbigliarono un’altra storia. Le due Dame non parlavano tra loro, o lo facevano solo per seminare spine nelle orecchie dell’altra.

Le epistole restavano senza risposta, i messaggeri tornavano a mani vuote, gli ordini si perdevano nel vento.

I Cavalieri, un tempo fieri, cominciarono a vagare senza guida, mentre le armi restavano arrugginite nelle rastrelliere e i destrieri, pronti a correre, rimanevano nelle scuderie senza le selle, rimanendo inermi di fronte al nemico.

Ma ciò che più avvelenava l’aria era il sussurro del discredito: piccole parole ingannatrici, lasciate cadere di notte, che dividevano gli animi e consumavano la fiducia.

Le due Dame, invece di proteggere il castello, erano disposte a farlo crollare pur di difendere il proprio scranno. Passarono lune e stagioni, ed il Castello, un tempo luminoso, si fece buio e freddo.

I Cavalieri non cantavano più nelle sale, e il fuoco del focolare si ridusse a brace. Col passare dei giorni, il malumore crebbe sempre più.

Molti Cavalieri, riuniti attorno alla tavola rotonda, cominciarono a sussurrare tra loro: “Forse è tempo di lasciare questo Castello e migrare tutti assieme verso un altro regno, dove il sole non sia oscurato dalle due ombre”.                

Nei loro sogni, vedevano il Sovrano prendere le due Dame e spostarle altrove, così che nel castello potesse tornare la luce.

Fu allora che, dalla Sala del Trono, si alzò il Sovrano della Cittadella.

Con passo lento, scese giù fin nelle mura del Castello, osservò il silenzio carico di veleno, vide i volti stanchi ed esasperati dei Cavalieri e il disordine nelle stanze.

Allora proferì, con voce ferma come un verdetto: “In questo regno non possono esserci due ombre sullo stesso sole”. Da oggi, il Castello sarà liberato dalla loro ombra.”

E così fu! Al sorgere del sole, la campana maggiore rintoccò tre volte.

I Cavalieri si disposero lungo il ponte levatoio, mentre le due Dame venivano condotte all’uscita. Il rumore degli stivali sul legno rimbombava come un tamburo di guerra.  

Quando misero piede oltre la soglia, il Sovrano fece cenno al custode di chiudere il ponte levatoio: con un boato, il ponte levatoio si sollevò e la saracinesca calò pesante, sigillando per sempre il loro ritorno.

Le dame, principesse del nulla, scomparvero tra le nebbie della pianura, fino a confondersi con l’orizzonte.

Con il tempo, le campane del Castello tornarono a suonare, le armature a brillare, e i Cavalieri a cavalcare uniti.

Si narra ancora oggi che, quando il vento porta con sé echi di silenzi velenosi, qualcuno sussurra:

“Attenti alle Due Dame perché dove passano, nulla più cresce”.

 

il Coordinamento Provinciale USB VV.F. di Roma