La situazione politica italiana ci impone una risposta adeguata.

Nazionale -

Lavoratori,

quello che stà avvenendo nel paese non è più un problema di categoria, sotto attacco non ci sono solo i Vigili del Fuoco, ma tutto il sistema sociale, con le sue protezioni, con i suoi meccanismi di tutela. Sotto attacco c’è il nostro stile di vita: ci vogliono sempre più poveri ed ubbidienti. Il nuovo modello di sviluppo è indirizzato verso la perdita di salario e diritti. La società come la conosciamo oggi sta per essere scardinata, disintegrata, sotto la spietata scure dei tagli indiscriminati, per l’inettitudine della nostra classe dirigente, per la furbizia dei tanti che non pagano le tasse, per l’arroganza degli industriali che ricattano e de localizzano. L’attacco è generalizzato e quindi la risposta deve essere generale, la nostra unica speranza è ricompattare la forza di tutti i lavoratori, in maniera unitaria contrastare questo attacco.

Un attacco ai nostri stipendi, un attacco in primis ai lavoratori pubblici, ma anche ai privati. Gran parte della manovra la pagherà chi ha uno stipendio:

Pagano i soliti noti. Pagheremo noi lavoratori Vigili del Fuoco, come se non avessimo già pagato abbastanza:

Avremo meno tutele sindacali - contratti bloccati – sistema previdenziale bloccato, “tangenti sulla buonuscita” – rinvio della buonuscita (TFR) – tagli al ministero – tagli ai comuni ed alle regioni – taglio delle detrazioni e delle deduzioni, tredicesima a rischio.

Tutto questo si traduce: in un TFR ridotto, in una pensione ridotta, in una vita lavorativa allungata, in meno soldi per le attività di soccorso. Saremo il parafulmine di questo governo fino a quando, piano piano, anche l’ultimo mezzo e l’ultima attrezzatura non si potrà più rattoppare.

Avremo meno servizi come cittadini. E quando diciamo meno servizi, intendiamo che si colpiranno: asili nido, istruzione, trasporti pubblici, strade, assistenza, ospedali, assistenza anziani, portatori di handicap. In definitiva continua la destrtturazione e privatizzazione dei servizi pubblici.

Soprattutto NUOVE TASSE, ne sentivano la mancanza!! Se prima si lavorava da gennaio fino a giugno solo per pagare le tasse imposte dal governo, ora questa data si sposta sempre più in avanti. Giorni di lavoro regalati per pagare i costi della politica, i debiti delle imprese, delle banche, che sono poi stati i veri responsabili della crisi.

E’ necessario reagire, partecipare, non accettare passivamente lo sfascio dello Stato Sociale! Tutti in piazza alla prima manifestazione nazionale: per respingere la manovra del governo e per denunciare chi in questo Paese NON ha mai pagato: corruttori, corrotti ed evasori.

6 settembre tutti in piazza