LA POLITICA SERVA DELLE BANCHE
Cari Colleghi/e,
il messaggio delle Banche rivolto alla politica nazionale non è per nulla confortante, ed a pagare il prezzo di questa posizione dura saremo sempre e solo noi lavoratori. Il tono lo si evince dalle parole di uno degli attori primari del palcoscenico attuale.
“La salvezza e il rilancio dell’Italia possono arrivare solo dagli stessi italiani e non da interventi esterni, occorre agire con rapidità visto che è già stato perso troppo tempo e si rischia di non governare più il debito finito in una spirale …(omissis)”,
(Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi)
Questo è il sunto di ciò che il governatore della Banca d’Italia, ha detto in uno dei suoi ultimi discorsi prima del passaggio alla Banca Centrale Europea scegliendo, per noi, parole forti con lo scopo di spronare il Paese e la sua classe politica in modo da ritrovare la coesione e mettendo da parte le fazioni, spezzare i veti incrociati e a mostrarsi un partner credibile verso l'Europa.
Verso quell’Europa che alla stessa Banca centrale, chiede impegni particolarmente rilevanti!!!
Quindi, tutto ciò porta ad ipotizzare la necessaria esigenza che i decreti attuativi, della manovra di risanamento, siano promulgati senza indugio, soprattutto quelli con riferimento alla riduzione permanente della spesa corrente. Occorre, inoltre, dare vita ai provvedimenti sulla crescita, senza la quale lo stesso risanamento della finanza pubblica è a repentaglio. “Non bastano”, infatti, gli interventi realizzati nella scorsa estate. E solo non perdendo ulteriore tempo si potrà evitare che una permanenza prolungata di tassi di interesse elevati dovuti ai forti spread, porti all’effetto di vanificare in non piccola parte le misure di risanamento, con effetto negativo sul costo del debito, in una spirale che potrebbe risultare ingovernabile.
Fuori dalla sede di via Nazionale i giovani ‘indignati’ protestano, tenuti ben lontani da un imponente servizio d’ordine contro le ricette della BCE la quale, paradossalmente alle proprie azioni, dice di puntare sui giovani visto che senza di essi non c’è crescita. Diviene primario, a nostro avviso che sia la compagine politica sia la compagine dei grandi finanzieri, capiscano che il risanamento della finanza pubblica e il rilancio della crescita non debbano essere il risultato di una imposizione esterna, ma il frutto di un’analisi che affronti alla radice i vari passaggi gestionali dell’economica del nostro Paese.
Infatti è ascrivibile direttamente all’errata impostazione delle varie politiche economiche il là, che ha dato vita alla condizione attuale. Riteniamo a parere nostro che la risoluzione di questa fase, la si possa ottenere non creandoci un altro padrone da foraggiare ed obbedire. Ma dialogando con le forze sociali in campo, che sono la vera espressione di ciò che il paese prova e sente.