La crisi economica comincia a mostrarsi!!
Alla faccia dell’ottimismo
Lavoratori,
per risolvere la crisi finanziaria si parte dai lavoratori della pubblica amministrazione, questi sono gli indirizzi del governo, non ci sono più altre risorse se non quelle da recuperare dalla pubblica amministrazione stessa.
Sono partiti con la demonizzazione dei lavoratori fannulloni, dalla razionalizzazione e via di seguito, dal taglio delle risorse destinate per portare avanti la macchina amministrativa, per finire al nuovo modello contrattuale.
Tuttavia, per fronteggiare la crisi ci hanno detto che c’è bisogno di ottimismo!! Anzi i guru della nostra finanza hanno immediatamente stanziato – o regalato – soldi alle banche, alle imprese ed alle assicurazioni, come se questi fossero i settori in sofferenza e non i lavoratori o i disoccupati.
I soliti pescecani, primi tra tutti le imprese delle automobili, (ne seguiranno altri) fanno la fila per accreditarsi gli incentivi dati alle banche. Non paghi delle ingenti somme regalate, in questi ultimi anni, ai settori industriali dai contribuenti (solo come memoria 1.400 MLR nel 1990), oggi le industrie dell’auto con lo spauracchio, lo strumento di ricatto, del licenziamento dei lavoratori chiedono allo stato nuovi incentivi per la rottamazione, cosi almeno faranno un altro po’ di utili ( a carico loro ) e dopo punto e a capo!!
Riteniamo che la crisi non può essere affrontata senza il contributo del mondo del lavoro, in effetti la contraddizione è che i conti vengono fatti senza l’oste, senza considerare i lavoratori, che sono la cinghia di trasmissione dell’economia. Se i lavoratori non sono messi nelle condizioni di vivere dignitosamente, ovvero di comperare almeno ciò che producono, fallisce tutto il sistema economico sociale. L’equa distribuzione del reddito in condizioni di crisi è l’ unica garanzia di continuità economica del nostro paese. Altro che fantomatiche “social card” tra le altre cose senza copertura.
Sarebbe più opportuno incentivare i lavoratori (nella busta paga), e la macchina statale invece di spingere verso liberalizzazioni e capitalismo assistito.
Ed i motivi perché la crisi dobbiamo pagarla noi è evidente! Il problema viene dal passato a partire dagli accordi sottoscritti da cgil, csil e uil, nel 93, a seguire poi con - l’abolizione degli scatti di contingenza, - l’annullamento della scala mobile, - le vacanze contrattuali - la concertazione, - il patto per l’Italia, - l’accordo sul welfare state – il memorandum…sono tutti passaggi condivisi dai sindacali “concertizi” che hanno determinato nei fatti un arretramento salariale.
Ora come vigili del fuoco ci impastoiano in un comparto di contrattazione blindato e gerarchico, per ragioni a noi incomprensibili quali l’essere salvaguardati chissà da che cosa. Da attenta valutazione del fatto che gli aumenti contrattuali di spettanza sono uguali agli altri settori pubblici ci ripropongono aumenti di orario straordinario e promesse di misere indennità per allinearci alla disperazione degli altri!
Ed i fatti di questi giorni lo confermano, l’unico strumento salariale per incentivare il salario che è il CONTRATTO DI LAVORO, è stato nuovamente ristrutturato in pejus, ancora peggio di quello che avevano fatto in precedenza. Gli incrementi salariali vengono legati alla “produttività”, che pensatori illuminati! Più incendi appicchiamo più ci pagano! Produttività, qualità, redditività, efficienza, in un ente fatto di disuguaglianze!
Si svuota la contrattazione centrale dove si uguagliano gli incrementi economici, e si da più spazio alla contrattazione di secondo livello dove i sindacati di Stato avranno mano libera per ricattare i lavoratori, e la durata degli stessi si dilata di anno in anno. Infatti l’accordo firmato il 22 gennaio, non fa altro che spostare alla TRIENNALITA’ la vigenza contrattuale.
Cosi d’ora in avanti ci troveremo ad attendere minimo due anni per aprire i contratti, nelle more ci daranno la vacanza contrattuale ( 8 € lordi ). Tre anni la durata del primo rinnovo, altri due anni per aprire il secondo rinnovo e tre anni ancora la durata del secondo triennio! Passeranno almeno dieci anni per ogni rinnovo di contratto. Che dobbiamo dire! Un bel regalo fatto a Confindustria e Governo da parte chi si pone dalla parte dei lavoratori, figuriamoci se dovevano fare gli interessi della controparte?
Lungi dall’affrontare la questione salariale, l’accordo avrà ripercussioni sul potere di acquisto di tutti i lavoratori, il ridimensionamento del CCNL, falcidiano tutte le conquiste salariali e normative a partire dallo statuto dei lavoratori e dal diritto di sciopero!
Alla faccia dell’ottimismo e degli smemorati redivivi rivoluzionari !!!