La competitività passa dal rispetto dei contratti!

Roma -


Lavoratori,

Lo abbiamo letto e sentito dappertutto: “Non siamo competitivi”. Questo leitmotiv ripetuto all'infinito è ormai onnipresente in ogni discussione e dibattito pubblico e sul quale tanto si è scritto e si scrive sulla carta stampata.

Le cause di questa mancata competitività stando ai pensatori neo liberisti, posizionati trasversalmente in tutto l'arco Parlamentare e pressoché ovunque nella nostra società (Università, Sindacati, associazioni padronali), sta nel dislivello tra lavoratori tutelati, i tempi indeterminati per capirci, e quelli non tutelati, i precari appunto. Questo è quello che si intende quando si sente parlare di flessibilità in entrata ed in uscita.

Il problema sembra dunque essere nella mancata flessibilità in uscita, che tradotto significa rendere tutti precari e dare ai datori di lavoro (padroni n.d.r.), la libertà di utilizzare e di disfarsi della manodopera in base alle esigenze della produzione. Insomma stando ai dogmi del pensiero liberista la competitività passa per la precarizzazione di massa e per la cancellazione totale delle tutele e dei diritti.

E' una bufala, ma nessuno ha il coraggio di dirlo, del resto i dati dicono l'esatto contrario, ma questo non sembra intaccare le solidità di queste politiche. Solo alcuni dati per capirci, la Germania paese locomotiva di eurolandia ha un tasso di “rigidità” (è il contrario di flessibilità) ben più alto dell'Italia ma ciò non gli impedisce di attrarre investimenti e di avere un alto tasso di produttività, anche questo più alto del nostro. L'America chiude il 2013 con un PIL, del 4% grazie a politiche economiche diametralmente opposte rispetto alle ricette di austerity suggerite dal Gotha economico europeo.

Insomma, se c'è una buona notizia per i lavoratori è che la ripresa non passa per le misure lacrime e sangue al quale ci hanno sottoposto i nostri governanti e verso le quali continuano ad indirizzarci.

Non stiamo qui a fare un trattato di economia, ma le misure per la ripresa, per attrarre gli investitori e di conseguenza per l'occupazione passano attraverso altre leve, una di queste è il rispetto dei contratti.

E' proprio il mancato rispetto dei contratti una della cause che allontano gli investitori esteri e che rendono il nostro Paese meno appetibile rispetto ad altri. La tendenza a non rispettare i contratti abitudine tutta italiana, costringe poi a rivalersi nei tribunali, con cause di durata decennale che farebbero desistere chiunque dal procedere.

Questa tendenza nel venir meno ai contratti sottoscritti è vera più che mai quando parliamo dell'amministrazione dei VV.F., anche quest'anno infatti in coerente linea con gli anni precedenti, si continua a far finta che la legislazione sul lavoro non esista o che sia carta straccia, ci riferiamo alla mancata e totale applicazione del DPR 76/2004, del contratto nazionale di lavoro con in particolare il nodo scoperto del TFR, l'indennità di turno, quella di vacanza contrattuale e le ferie maturate e non godute ai lavoratori precari (i Discontinui per intenderci), l'inapplicazione pressoché totale delle disposizioni sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il venir meno agli obblighi formativi ed informativi (D.Lgs.81/08), la totale allergia a tutto quello che è un sistema di regole caratteristico dello Stato di diritto, la supponenza e la presunzione nel guidare il CNVVF, senza ascoltare e considerare le istanze dei lavoratori, né è ennesima riprova il mancato coinvolgimento delle OO.SS. nel processo di redazione della nuova bozza di regolamento per i volontari e per i Discontinui nel quale invece di una larga condivisione, se ne discute con gli interlocutori più affini.

COLLEGHI UNIAMO LE FORZE CONTATTATECI: precari.vigilidelfuoco@usb.it