ISAB Nord: Gli Impianti Erano a Rischio.
Nel giornale La Sicilia del 1° febbraio 2011, nella pagina della cronaca di Siracusa, usciva un articolo in prima pagina a firma di una giornalista locale dal titolo emblematico: “Gli impianti erano a rischio”. Il contenuto dell’articolo ci ha indignati e nello stesso tempo ha gettato numerose ombre sull’operato svolto negli ultimi due decenni dal CTR (Comitato Tecnico Regionale per la prevenzione incendi art. 22 DLgs 139.06), organo che dipende dalla Direzione Regionale Vigili del Fuoco della Sicilia. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Siracusa, iniziata nel 2009, mise sotto la lente d’ingrandimento della giustizia, la Raffineria ISAB Nord del polo industriale di Siracusa, dopo che si erano verificati al suo interno gravi incidenti. Giova ricordare, tra i tanti, quello occorso il 30 aprile 2006, una fuoriuscita di idrocarburi provocò un vasto incendio ed il ferimento di diversi Vigili del Fuoco. Purtroppo quello che ha colpito in tutta questa vicenda i magistrati inquirenti, e non solo, è l’estrema vetustà del sistema antincendio che non rispettava le norme minime di sicurezza e non funzionava come avrebbe dovuto durante le fasi delle emergenze. Fatto di enorme gravità, se si considera che la raffineria in questione e tutto il polo industriale siracusano, rientrano nelle direttive Seveso. Ad aumentare i dubbi della Procura della Repubblica, invece di fugarli totalmente, ci si mette così per caso il CTR, l’organo che per legge è deputato ai controlli periodici all’interno della raffineria, il quale aveva accertato che vi erano diverse anomalie ma nonostante ciò non aveva mai informato la Procura dell’esistenza di un reato. Cosa ancora più strana, ma a questo punto non ci possiamo più stupire di nulla, è il fatto che il CTR negli anni precedenti, aveva accertato diverse irregolarità, aveva dato sì le prescrizioni del caso per l’adeguamento del sistema antincendio, ma non aveva mai fissato i termini di esecuzione di inizio e fine dei lavori. Per cui la raffineria ISAB Nord, grazie a tutti coloro che hanno dato una mano “benevola”, CTR compreso, in barba alla sicurezza diventata in questa provincia un optional, ha continuato a lavorare senza adeguare gli impianti alle normative antincendio. Finalmente dopo tanti anni di omissioni, di lacune e di colpevoli dimenticanze, ci corre l’obbligo ricordare un dirigente illuminato, componente del CTR e Comandante dei Vigili del Fuoco di Siracusa, che nell’ottobre 2008 fa scattare la delibera del CTR, questa volta in maniera regolare, fissando i tempi della prescrizione e il termine dei lavori di adeguamento antincendio. A questo ottimo dirigente va da parte nostra un pubblico ringraziamento per l’opera svolta. Finalmente la ISAB Nord inizia i lavori, tuttora in corso, ricordiamo che si tratta di rifare integralmente 70 Km di rete antincendio. Quando termineranno i lavori, la Procura chiederà al CTR la verifica della funzionalità del sistema antincendio, di vitale e assoluta importanza in una raffineria, nella futura speranza che ciò avvenga in scienza e coscienza e non in maniera del tutto approssimativa come è avvenuto fino ad oggi. Ci dispiace leggere alla fine dell’articolo che il Procuratore Ugo Rossi è soddisfatto della condotta dell’ISAB, che cerca di mettersi in regola sul piano della sicurezza e aggiunge testuali parole: “Non va dimenticato, tuttavia, che solo l’attività della Procura ha influenzato le scelte dell’azienda”. Tutto questo che cosa sta a significare: che cosa ha fatto quel “Sepolcro imbiancato” del CTR di questa Direzione Regionale negli anni appena trascorsi, in materia di vigilanza sulle attività di rischio incidenti rilevanti in questa provincia martoriata e vessata dalle industrie? Nulla o in alternativa niente. Tutte le verifiche fatte fino al punto di inizio delle indagini, erano solo visite di semplice cortesia a spese del povero contribuente e nulla di più. Chiediamo a questi “ Signori”, che non dimentichiamo fanno parte di una gloriosa istituzione come il CNVF, con quale coraggio professionale e umano hanno lasciato fare alle aziende private quello che hanno voluto in materia di sicurezza, demandando oggi ignobilmente la loro funzione alla Procura della Repubblica di Siracusa a cui va il nostro più vivo compiacimento per l’opera svolta da tutti i magistrati che si sono interessati del caso.