INPDAP: SOCIALIZZARE LE PERDITE, PRIVATIZZARE I PROFITTI

MUTUI INPDAP PER I LAVORATORI PUBBLICI: NUOVA MAZZATA PER LE CASSE DELL'ENTE.

 

 

 

Roma -

Tutti i dipendenti pubblici iscritti alle casse dell’Inpdap (Enti locali, ministeri, sanità,

scuola ...) versano in forma obbligatoria un contributo pari allo 0.35% della propria busta

paga al Fondo istituito per legge e gestito dall’Inpdap, che finanzia il credito e le cosiddette attività sociali, ovvero prestiti e mutui ipotecari (cessione del quinto), assistenza agli anziani (case di soggiorno) ed ai figli degli iscritti ( convitti, borse di studio, vacanze studio all’estero e vacanze estive in Italia).

Tale Fondo oltre al contributo dello 0.35% viene alimentato dagli interessi che

accompagnano la restituzione del prestito o del mutuo.

Il Fondo, arricchitosi nel tempo, è stato già oggetto di un battaglia condotta solitariamente nel 2003 dalla RdB, quando l’allora Ministro Tremonti pensò bene di sanare il

deficit dello stato con la cartolarizzazione dei crediti, ovvero trasferendo alle banche la

restituzione dei prestiti concessi fino a quella data, compresi gli interessi.

Le banche, a loro volta, scontata una forte percentuale sul totale dei crediti trasferiti,

incamerando cioè circa 600 milioni di euro come prezzo per l’operazione, hanno poi anticipato immediatamente la differenza al Ministro, che ha potuto così utilizzare tali risorse per sanare i conti generali dello Stato.

L’operazione fece passare di mano circa 4,5 miliardi di euro, ossia 9.000 miliardi di

vecchie lire, prelevati dal Fondo dei dipendenti pubblici, ovvero dalle loro buste paga visto che il contributo è obbligatorio, risparmiando al Ministro la fatica di far pagare le tasse a chi non le ha mai pagate e risanando i conti pubblici, al cui equilibrio devono concorrere tutti , solo con i contributi dei dipendenti pubblici iscritti alle casse dell’Inpdap.

In poche parole una tassa aggiuntiva! Più recentemente l’Inpdap ha modificato i criteri di erogazione dei mutui, inserendo la possibilità di acquisto della seconda casa, anche nel breve raggio di 50 Km da quella di residenza dell’iscritto (come dire Roma sud e Roma Nord),

Tale modifica, assunta con la motivazione di allargare i benefici, ma più concretamente

per creare le condizioni di un’ulteriore esternalizzazione, ha determinato l’insufficienza delle risorse e conseguentemente, a decorrere dal 12 luglio 2006, il blocco delle richieste di mutuo anche per chi faceva semplicemente domanda per l’acquisto della prima casa.

A completare l’operazione, “vista la crescente domanda”, il C.d.A. dell’Istituto ha poi

deciso il 1° agosto di predisporre “l’indizione di una gara pubblica per l’erogazione dei mutui ipotecari edilizi per l’acquisto e la ristrutturazione della prima e seconda casa a tassi agevolati.”

Che tradotto vuol dire, affidare agli istituti di credito la concessione dei mutui ai

dipendenti ed ai pensionati iscritti alle casse dell’Inpdap, ricevendo dalle banche l’impegno ad applicare il tasso di interesse del 3% applicato dall’Ente.

Visto che il tasso d’interesse medio praticato attualmente dalle banche si aggira intorno al

5%, l’Inpdap verserà a queste ultime la differenza del 2% rispetto ai muti concessi,

prelevandola dal fondo di tutti.

Un vero e proprio regalo, fatto con i contributi obbligatori dei dipendenti pubblici, visto

fra l’altro che tutto l’iter procedurale continuerà ad essere effettuato dai lavoratori dell’Ente, lasciando cioè alle banche il solo onere di incassare il dovuto, precostituendo il totale azzeramento del Fondo che non verrebbe più alimentato dalle restituzioni degli importi dei mutui e degli interessi.

In poche parole: socializzare le perdite e privatizzare i profitti!