IL REFERENDUM DELLA VERGOGNA O MEGLIO DELLA DISPERAZIONE

Nazionale -

Il 23 giugno rimarrà nella memoria di molti, un triste giorno per la democrazia.

I lavoratori FIAT di Pomigliano D’Arco hanno detto “SI” ad un accordo vergognoso proposto dalla dirigenza FIAT che mira a limitare i diritti fondamentali dei lavoratori. In questo Paese abbiamo perso la capacità di indignarci. Quotidianamente ci pervengono notizie di nuovi scandali che coinvolgono politici, amministratori, imprenditori, alti prelati. Quotidianamente assistiamo all’attacco sconsiderato ai principi della Costituzione e ai nostri Diritti fondamentali. Quotidianamente si assiste all’attacco alla Magistratura e alla Libertà di Stampa. Tutto tace! Il silenzio più totale da parte della maggior parte di noi, inebetiti, sperduti, impotenti. In pochi scendiamo in piazza per affermare i nostri Diritti. Siamo uno strano Popolo, noi Italiani, pronti ad infiammarci per una partita di calcio, ma placidi e timidi quando ci decurtano le pensioni e gli stipendi. Rimaniamo in silenzio anche quando subiamo una manovra che ci taglia i servizi e ci blocca gli aumenti. “Siamo i più ricchi d’Europa” ha dichiarato il Presidente del Consiglio, forse si riferiva a lui e alla sua famiglia? “Siamo tutti nella stessa barca”, ancora un’altra dichiarazione del “Presidente”, quale barca? Forse si riferiva allo Yacht da 18 milioni di euro appena acquistato dal figlio Pier Silvio? In Italia i Paperoni aumentano evidenziando una frattura netta all’interno della società italiana. La forbice tra ricchezza e povertà si allarga ogni giorno di più, la classe media sta scomparendo, la possibilità di affrancarsi dalla propria condizione economica è praticamente nulla, se togliamo l’illusione del superenalotto. Il 12% della popolazione è considerata ricca, il 2% detiene un patrimonio accertato di oltre 700 Mld di euro. Il Governo non ha la minima intenzione di intervenire su questa piccola fortunata percentuale della popolazione, lo scudo fiscale ed i vari condoni ne sono l’esempio lampante, preferisce colpire il restante 88%, alla faccia della democrazia. La proposta di tassare le rendite ad esempio è stata da subito scartata, accusando chi l’ha proposta di istigazione all’odio di classe o di essere “il solito comunista”. Troppo comodo agitare lo spauracchio comunista ogni volta che si parla di equità sociale. In una società solidale, quale dovrebbe essere la nostra, nei momenti difficili si deve chiedere un maggior sacrificio a chi ha di più, non ha chi ha di meno. Il problema non è solo la distribuzione delle risorse, ma il costo sociale della corruzione, dell’evasione fiscale, della criminalità organizzata, si parla di centinaia di miliardi di euro sottratti alle casse dello Stato, cioè alle nostre tasche. Il Governo nonostante le promesse ha messo le mani nel portafoglio dei soliti italiani, quelli che hanno sempre pagato le tasse, i lavoratori dipendenti. Ancora una volta questo Governo ha dimostrato i suoi limiti e la sua incapacità. Non si è affrontato una riforma fiscale seria, ne una riforma dell’ordinamento dello Stato, ne una riforma della Pubblica Amministrazione. Vengono affrontati problemi marginali come le intercettazioni telefoniche, dimenticando le vere priorità degli italiani. Quello che ci imbarazza di più è l’atteggiamento pacato e concertativo dei sindacati confederali CISL, UIL, UGL in testa, la CGIL per il momento ha preso le distanze, ma ha ancora un atteggiamento troppo pacato per essere credibile e comunque è responsabile di quasi 15 anni di “concertazione”. Tutti i sindacati hanno l’obbligo in questo momento storico di battersi per garantire i diritti dei lavoratori ed è indegno assistere all’immobilismo o peggio ad un atteggiamento collaborazionista da parte di alcuni. La RdB/USB si è sempre distinta nella lotta, continuando a manifestare per denunciare una strategia politica che negli ultimi quindici anni ha tolto diritti e potere contrattuale ai lavoratori. Oggi in molti, nei posti di lavoro si sentono abbandonati, traditi da questi “grandi” sindacati che con il loro atteggiamento compiacente hanno tradito un secolo di lotte, hanno tradito donne e uomini, che senza retorica, hanno sacrificato la vita per farci ottenere quello che oggi con tanta disinvoltura stiamo svendendo. Con la scusa della globalizzazione che ci impone nuove regole, i media e i nostri governanti ci ripetono come un mantra: “I diritti acquisiti non sono più sostenibili e tutti noi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”. Ancora una volta si parla al plurale, tutti chi? “La teoria dei vasi comunicanti”, ecco cosa ci dicono nelle varie trasmissioni televisive: “i paesi emergenti miglioreranno le loro condizioni di vita a scapito della nostra”. Prepariamoci dunque a lavorare 12 ore al giorno sette giorni su sette come i cinesi, a questo dobbiamo iniziare a pensare? Non cadiamo nel tranello della “scusa globale” perché una volta accettato questo modo di pensare permetteremo ogni accordo ed in breve ci ritroveremo nelle condizioni lavorative dei primi del ‘900. La crisi è di sistema, non è finita, non è passeggera, noi come Rdb/USB lo ripetiamo da molto tempo, ora finalmente è chiaro a tutti. La teoria dei vasi comunicanti è giustissima, ma và applicata anche all’interno della nostra società, ridistribuiamo le risorse con equità, non chiediamo di avere lo Yacht come Pier Silvio Berlusconi, ma vogliamo arrivare in fondo al mese con dignità, vogliamo una pensione onorevole, vogliamo poter godere del diritto di malattia e di sciopero, vogliamo che i principi della Costituzione siano rispettati, vogliamo una classe politica onesta e capace, vogliamo una Magistratura indipendente e una Stampa libera.Stiamo mantenendo una classe politica costosa ed inefficiente, bisogna mobilitarsi tutti, il sindacato in testa per tentare di cambiare il Paese, per mandare a casa quei politici e amministratori incapaci che vogliono mantenere i loro privilegi.Il referendum di Pomigliano è una vergogna, perché apre la strada a cambiamenti devastanti per tutto il mondo del lavoro, ponendo la condizione di scambio tra diritti e posti di lavoro. Il referendum viene fatto a Pomigliano, in un area del Paese povera e degradata. Vigliaccamente si è fatto leva sul bisogno, imponendo clausole contrattuali assurde che cambieranno in modo traumatico e radicale il contratto sociale.

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