I TAS RISCHIANO DI PERDERE LA BUSSOLA

Bologna -

 

Il primo ottobre abbiamo incontrato, come USB il Direttore, presenti anche il funzionario responsabile dell’ufficio TAS e il ROR. Abbiamo posto l’attenzione su aspetti peculiari della formazione, ci siamo interrogati sul ruolo svolto dai TAS, sull’organizzazione del servizio e soprattutto sui carichi di lavoro. Il Direttore è apparso partecipe, ci è sembrato abbia colto l’essenza del problema. Parlando del servizio di raccolta dati sul COVID 19, lo stesso ci ha riferito alcune perplessità sull’opportunità di continuare, ma ovviamente non dipende da lui, la prosecuzione o meno del servizio, la disposizione è superiore, lo stesso funzionario responsabile regionale TAS ci ha comunicato di aver rappresentato all’ufficio centrale le difficoltà incontrate, soprattutto a livello provinciale nell’inserimento dei dati COVID, ma con scarso profitto. Dobbiamo dunque agire a livello regionale. Ci appare urgente riorganizzare il servizio, al fine di alleggerire e semplificare il lavoro del singolo operatore TAS, che ricordiamo essere impegnato ordinariamente anche in molti altri compiti inerenti il soccorso tecnico urgente, con mansioni che a loro volta richiedono impegno e formazione continua. A differenza però dell’ordinaria funzione da vigile, quella del TAS richiede uno sforzo “culturale” maggiore, che difficilmente è colmabile nell’orario di servizio, la scarsa dimestichezza informatica e la mancanza di aggiornamento, causa un gap difficilmente colmabile. Non possiamo permettere che per svolgere un compito imposto dall’amministrazione, il lavoratore debba impegnarsi fuori dal proprio orario, l’amministrazione deve trovare il modo per dare la formazione necessaria, in alternativa prendere atto che una parte della componente TAS non ha le capacità richieste per svolgere determinati compiti. Appare sempre più evidente che al TAS oggi si richiedano capacità superiori a quelle che furono richieste all’atto della domanda di adesione al corso, la formazione inoltre impartite a gran parte dei TAS oggi in forza, fu fatta in modo approssimativo su Global Mapper, anche il pacchetto formativo attuale, per quanto migliorato, tralascia una parte importante, vedi il Geoportale, il quale viene solo accennato.

Il Direttore ha giustamente posto l’accento sulla formazione e standardizzazione dei metodi di lavoro, promettendo risorse mirate a progetti formativi specifici. Abbiamo chiesto, come USB, la convocazione a breve di tutti i ROP della regione, da parte del funzionario responsabile regionale, al fine di evidenziare quali siano le problematiche maggiori del settore, in particolare quali siano le problematiche accorse in questi mesi per processare i dati COVID 19. Quello che ci aspettiamo come USB, ma lo stesso Direttore si aspetta, che da quell’incontro venga fuori un quadro utile alla definizione di una migliore organizzazione del servizio e di un progetto formativo mirato a colmare, dove possibile, il gap che alcuni di noi hanno nel tempo accumulato. Questo non ha la pretesa di risolvere il problema di chi non ha più adeguata formazione, o la necessaria motivazione per rimanere nel settore TAS, siamo coscienti e ci auguriamo lo sia anche il Direttore, che una parte della componente TAS non è più in grado di dare la risposta operativa richiesta, questo numero temiamo non sia così ridotto. Su questo non abbiamo ottenuto risposte, come è ovvio l’amministrazione rinuncia mal volentieri a ridurre i numeri di “specialisti”, pur consapevole che sono solo sulla carta. Per questo riteniamo fondamentale individuare un percorso che possa garantire a tutti un giusto carico di lavoro e una adeguata formazione, nei limiti delle capacità di ognuno, dividendo i compiti in base alle attitudini e alla disponibilità dei singoli. Questo vuol dire fare squadra, questo garantisce un buon livello di professionalità. Pretendere formazione con una sola licenza di GM per comando, con solo 5 istruttori in regione, tra l’altro non formati su problematiche specifiche, sono altri gravi handicap, che il Direttore certo non può risolvere, ma ha il dovere di denunciare a Roma, come limiti per un buon svolgimento del servizio. Molti dei problemi che viviamo sui territori devono essere affrontati e risolti dall’ufficio centrale TAS di Roma, che appare poco reattivo, evidentemente la logica del risparmio prevale su quella dell’efficienza del soccorso. Allo stato attuale non vediamo sul lavoro che svolgiamo, ci riferiamo a quello sul COVID 19, un ritorno operativo rilevante, per quanto riguarda USB, sarebbe da interrompere immediatamente, per dare un segnale forte. Se non si interverrà su determinate criticità, si interromperà comunque. Continuando a dare per scontato che il nostro impegno, la nostra passione, la nostra volontà, risolverà tutto è fallimentare e si arriverà comunque al blocco del lavoro. Se invece si faranno scelte precise, investimenti mirati, sia in termini umani che di attrezzature, eviteremo di aumentare la disaffezione e lo scontento tra i lavoratori, prima che il danno sia irreparabile. Abbiamo come esempio in regione, e non solo, quanto accaduto nel settore NBCR, molti si ricorderanno la parabola discendente del nucleo di Ferrara e Bologna, il graduale prosciugamento delle risorse, la perdita di know how, per poi vedere l’amministrazione correre tardivamente ai ripari.

Speriamo oggi di aver smosso le acque, nell’ottica propositiva e con la certezza di avere le capacità, il potenziale per affrontare e risolvere i problemi: valorizzando tutti, umiliando nessuno. Ora tocca a chi ha la responsabilità di creare l’humus necessario, al fine di migliorare la qualità del servizio e soprattutto la qualità del lavoro del singolo TAS 2.

 

Il Coordinamento Regionale USB