GRATTA L'UNIFORME E TROVI IL DPI

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Uniforme, uniforme di istituto, uniforme da intervento, divisa, Dpi, che sta per “dispositivo di protezione individuale”… Ci vorrebbe un linguista per orientarsi nel linguaggio burocratico in uso al Ministero dell’Interno, segnatamente al Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile.


Qualche volta fanno confusione anche loro, il capo del Dipartimento e quello del Corpo, tant’è che per riordinare le idee hanno emanato a fine maggio una circolare “sull’utilizzo dell’uniforme in dotazione al personale”. Visto che c’erano, forse turbati dall’alto tasso di popolarità mediatica dei vigili del fuoco, nell’immaginario collettivo semplicemente “eroi”, ne hanno approfittato per sottolineare che per fare comunicazione esterna indossando l’uniforme d’istituto bisogna essere preventivamente autorizzati. Sennò, muti. Eroi, ma muti. Un po’ come gli arbitri del calcio, che eroi non sono, ma che se vogliono parlare devono pure loro essere autorizzati.


In tutto questo bailamme linguistico, che ti vanno a combinare quegli sciagurati dei vigili del fuoco dell’Unione sindacale di base? Si permettono di andare in tv senza essere autorizzati. Per di più durante la trasmissione osano zittire un esponente Pd che minimizzava i giganteschi problemi della categoria.


È accaduto a Tagadà, su La 7, il 6 giugno scorso. Pronta è scattata la ritorsione. A Costantino Saporito è arrivata la “contestazione d’addebito” per aver indossato “l’uniforme d’istituto” durante la trasmissione.


Cari capi del Dipartimento e del Corpo, senza voler fare tragedie che poi finirebbero in farsa come nel caso dei figuranti usati per la parata del 2 giugno, di quale uniforme d’istituto andate parlando? Qui, cucito in bella evidenza all’interno del giubbotto, c’è scritto DPI. Che sta per “dispositivo di protezione individuale”, secondo il DL 81 del 2008.


Vestiario da lavoro, insomma, quello che usiamo solitamente quando ci troviamo a girare il Paese per risolvere magagne, soccorrere persone, limitare disastri. Praticamente ce l’abbiamo cucito addosso, e voi che dirigete il Soccorso pubblico e la Difesa civile dovreste anche sapere il perché. Con i più distinti (e non autorizzati) saluti