GENOVA UN SISTEMA DI LOTTA CHE INTIMORISCE GLI EQUILIBRI
Un percorso di lotta che nasce in un comando dove USB ha radici profonde, dove il Sindacato di Classe ha sempre lottato per l’equità dei diritti eliminando quella gestione clientelare fatta di tessere e concertazione.
Una brutta fotocopia di un sistema “Italia” dove i problemi nascono proprio dalla scomparsa di quel percorso culturale fondamentale per un paese civile che non svende i diritti del lavoratore e del cittadino come merce di scambio.
Giungono continuamente voci di richieste, da parte dell’amministrazione, di accesso a dati personali per conoscere chi appartiene a USB; giungono voci che mettono in discussione il grande lavoro svolto dal coordinamento in sinergia con i lavoratori con illazioni che assomigliano più a reazioni convulsive di bambini viziati a cui sta crollando addosso un sistema malato creato da loro stessi.
USB chiede all’amministrazione una trasparenza chiara ed inequivocabile che se non avrà seguito positivo la nostra reazione sarà quella della conflittualità nei confronti di chi abusa del proprio potere.
Il 24 maggio la Liguria, con Genova capolista, è stato il comando più numeroso ha dimostrato quella maturità che oggi ci rende l’unica alternativa dal bianco e nero che regna nei confederali e non, una spinta di lotta che erode il sistema mettendo in discussione quel equilibrio gestionale che sa di rapporti in cui la trasparenza è un accessorio introvabile.
I risultati ci danno ragione, senza timore dobbiamo andare avanti come ad un salto ad ostacoli dove il nostro obiettivo non è la guerra tra i lavoratori ma bensì la guerra per i lavoratori.
A quei personaggietti che cercano di screditare la nostra vera e unica lotta diciamo: arrivederci alla prossima piazza, sapendo che potranno guardarla solo attraverso un monitor.
Oggi rinnoviamo al comando, con forza, una maggiore trasparenza e garanzia della tutela della privacy che l’amministrazione pubblica ha l’obbligo di farla osservare per dare la possibilità ad ogni lavoratore di sentirsi libero nelle scelte sindacali e politiche senza subire nessun atteggiamento ricattatorio. Se non arriveranno risposte esaustive la prossima mossa sarà quella davanti ai cancelli e ai mass media.