FORMAZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA

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Le Scuole Centrali Antincendi vennero edificate tra il 1940 ed il 1941, nel quadro della riorganizzazione dei servizi antincendi italiani, come struttura destinata a formare il personale del nascente Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nella convinzione che proprio la formazione fosse il primo aspetto da curare con attenzione per garantire la realizzazione di un'organizzazione finalmente uniforme e moderna”.

Questo è quanto capeggia sul sito internet delle Scuole Centrali Antincendi di Roma. Quest’apparente attenzione alla centralità della formazione finisce appena si varca la sbarra d’accesso alle Scuole centrali. Il corso d’accesso iniziale dove si formano i futuri vigili del fuoco ne è la lampante testimonianza: un corso studiato per una didattica annuale, ridotto a soli cinque mesi più uno applicativo, nel quale la didattica è rimasta immutata e a ridursi sono i diversi moduli applicativi. La settimana si riduce a cinque giorni (escludendo ovviamente sabato e domenica), dei rimanenti cinque (lunedì-venerdì), ne rimangono appena tre perché giovedì e venerdì sono di esami.

Non solo può accadere come è accaduto al 79° corso AA.VV.PP., che la didattica trovi ancora interruzioni perché gli allievi si devono addestrare all’attenti e riposo per schierarsi in parata dinanzi al Capo dello Stato venuto a consegnare le medaglie al valore.

L’effetto? E’ che non si forma proprio nessuno, e dalle scuole escono non preparatissimi vigili del fuoco ma normalissimi cittadini solo vestiti da vigili del fuoco, che arrivati ai Comandi di assegnazione molto spesso vengono parcheggiati negli aeroporti o si trovano in squadre dove il capo squadra è un facente funzione e dietro ci sono tre pari corso.

Un fallimento talmente lampante per chi lo subisce (i lavoratori appunto), ma non così evidente per la dirigenza, che non contenta accorpa il corso SAF 1A con l’1B, proprio il corso con il più alto numero di bocciati (quasi il 50% numero che potrebbe essere più alto se non ci fosse il salvagente dell’appartenenza sindacale), e senza nessuna giustificazione operativa visto che il 99% degli interventi SAF sono di tipo 1A. Quindi qual’è la ratio? Semplice, evitare i mantenimenti mensili dell’1B rendendo il tutto basico, visto e considerato che la formazione successiva quella che dovrebbe essere erogata dai comandi è limitata ed insufficiente sia per motivi strutturali (distaccamenti senza nemmeno i castelli di manovra o aule didattiche, palestre, etc.) sia perché il personale è ridotto all’osso e farla in turno è impossibile ma anche farla fuori turno è impossibile perché non ci sono i soldi per gli straordinari, senza contare che c’è una penuria totale di istruttori, anche e sopratutto perché disincentivati e coattamente costretti ad esercitare il proprio ruolo.

Il risultato? Ci si forma da soli sul campo. Nella speranza che vada sempre tutto bene, perché la vera riuscita dell’intervento e la salvaguardia dell’incolumità della squadra e delle persone da soccorrere è ancora dal 1941 affidata a S.Barbara.