Formazione: pianificazione didattica estemporanea

Lavoratori,

questa USB, nell’incontro di giovedì scorso con la Direzione Centrale della Formazione sulla programmazione didattica, ha espresso le proprie tesi relative al piano presentatoci dall’Amministrazione.

Il piano non appare tecnicamente governato.

Sul piano finanziario non si può stabilire il costo dei corsi, né quindi come indirizzare le esigue risorse disponibili, questo genera un metodo miope.

Sul piano strategico il programma non è confortato da dati oggettivi, numerici e qualitativi, frutto sia delle analisi prodotte da quell’interazione con il territorio (Direzioni Regionali) contrattualmente prevista, sia di quelle che avrebbero dovuto riguardare almeno: 1) la condizione formativa del personale nei tempi precedenti ed il progresso ottenuto allo stato attuale; 2) quali vuoti formativi emergessero nel presente tenuto conto delle innovazioni tecnologiche, dei pensionamenti, dei percorsi formativi, e qui la riflessione comporta la verifica dell’utilità del Libretto Individuale Formazione; 3) la previsione di quale progresso ottenere per il futuro a seguito dell’attuazione del programma. Ignorando cause ed effetti della temporalità si conferma l’estemporaneità del progetto.

 

Un altro paradosso da sanare è rappresentato dalla necessità burocratica di formare del personale relativamente ad un’attività lavorativa che ormai svolge normalmente da tempo, il fenomeno è molto più ampio rispetto alle criticità inerenti il personale amministrativo che l’Amministrazione ha manifestato, di fatti la pressoché totalità dei lavoratori adopera soventemente strumenti, programmi o macchinari che siano, grazie alle conoscenze acquisite in proprio oppure grazie alla disponibilità del collega volontariamente formatore suo malgrado, ed è attraverso queste attività che costoro superano il problema creato da chi, attraverso l’imposizione dell’uso degli strumenti, trae mansioni superiori; abusivo beneficiario dei miglioramenti che queste attività producono. Dopo anni che fai una cosa coi tuoi mezzi, ti dicono che se vuoi il riconoscimento devi fare il corso…. C’è bisogno di esempi?

Ma, potrebbero esserci problemi. A detta dell’Amministrazione, quello del mantenimento (o scadenza) di conoscenze, capacità ed efficacia è la zappa sui piedi. Capiamo che si risparmierebbero dei soldi se l’abilitazione TPSS fosse a vita e capiamo anche si otterrebbe un repentino incremento delle Certificazioni di Abilitazione da spalmare, e vantare (o ben utilizzare come elemento di restrizioni e vincoli vari) poi, sul territorio.

Contrariamente USB sostiene che le risorse anziché bruciate da corsi per mansioni che i lavoratori già effettivamente svolgono dovrebbero essere utilizzati per il riconoscimento di queste (e visto che le hanno anticipate sarebbe un rimborso) e che il mantenimento dovrebbe essere una delle priorità, individuate proprio attraverso quell’analisi dell’esistente, non tanto per dimostrare scaltrezza finanziaria nel mantenere il valore di tutto il pre-investito, quanto per la serietà dei rischi a cui cittadini e lavoratori sarebbero esposti con l’abilitazione/brevetto eterno. Non riduzione delle ore perciò, ma ponderati indirizzi rivolti ai percorsi formativi di ogni lavoratore per un cosciente accrescimento professionale.