Fisco equo? Forse per Superciuk!

Il “supereroe” che ruba ai poveri per dare ai ricchi è tra noi

 

 

 

 

 

 

Roma -

Si parla di riforma delle aliquote fiscali. Le ipotesi in campo sono due. Eccole:

Aliquota attuale

fino a 15.000 euro 23%

da 15.000 a 29.000 euro 29%

da 29.000 a 32.600 euro 31%

da 32.600 a 70.000 euro 39%

Oltre 70.000 euro 45%

Ipotesi A

fino a 15.000 euro 23%

da 15.000 a 70.000 euro 30%

oltre 70.000 euro 40%

Ipotesi B

fino a 40.000 euro 23%

oltre 40.000 euro 33%

In entrambi i casi chi si avvantaggia realmente sono i redditi molto alti. Per redditi uguali o inferiore a 15.000 euro annui, infatti, non c’è alcun vantaggio fiscale, salvo le promesse, tutte da verificare, ulteriori detrazioni, per gli altri ci sono alcune sorprese:

IPOTESI A. Per redditi tra 15.000 e 33.760 euro la pressione fiscale aumenta. Un reddito di 17.000 euro annui, ad esempio, pagherebbe 20 euro di imposta in più, uno di 30.000, 130 euro in più. La musica cambia per redditi molto alti. 100.000 euro di reddito equivalgono ad un risparmio fiscale del 13%, pari a 4.762 euro. Per redditi altissimi in cui il vantaggio aumenta in maniera sproporzionata. Per un reddito di 1 milione di euro il risparmio è di quasi 50.000 euro l’anno (circa 3 stipendi lordi di dipendente pubblico).

IPOTESI B. Quella più immaginifica, perché, sulla carta, consente a chiunque abbia un reddito superiore a 15.000 euro annui di “risparmiare” qualcosa. Ma se il risparmio di chi ha un reddito di 17.000 euro è 120 euro (pari al 2,98%), quello di chi ha 100.000 euro di reddito diviene 7.712 euro (pari al 21,01%) e, addirittura, chi ha 1 milione di euro di reddito risparmia 115.712 euro (pari al 26,60%).

Impressionante vero? E non basta, un reddito di 200 milioni di euro (qualcuno lo ha) usufruirebbe di risparmi fiscali da 10 a 24 milioni di euro (a seconda dell’ipotesi applicata).

Con l’aumento del precariato sempre meno saranno coloro che supereranno i 15.000 euro di reddito annuale (che quindi non avranno alcun vantaggio).

 

Questa riforma è ad uso e consumo dei più ricchi e fa esattamente il paio con la politica dei condoni, che premia i furbi a discapito degli onesti.

Il costo della riforma verrà coperto col taglio delle spese per gli stipendi pubblici e per i servizi sociali (privatizzazioni e/o ticket). Le ricadute saranno sulla “povera” gente che vedrà così sparire il minimo risparmio che la riforma parrebbe concedere.

Nel Pubblico Impiego si introduce il precariato, si negano gli aumenti salariali, si riducono investimenti, si tagliano posti e strutture, solo per favorire i “Paperoni”…

Un motivo in più per aderire, il 21 maggio 2004, allo Sciopero Generale del Pubblico Impiego e partecipare alla Manifestazione Nazionale di

piazza Indipendenza a Roma (ore 9,30)