Festa delle donne
Lavoratrici/lavoratori,
l’8 marzo è la data che si associa alla storia del movimento per i diritti femminili ed alle lotte operaie, anche se purtroppo non può sfuggire che negli anni, il vero significato di questa data è andato scemando per lasciare sempre di più posto a quello di una festa popolare, legata a stereotipi consumistici ed è forse anche per questo che molte di noi hanno smesso di riconoscersi in questa ricorrenza.
Sicuramente il significato non è più quello sognato nel passato da chi ha lottato per l’emancipazione, ma comunque sia, oggi dovrebbe essere per le donne, un momento di riflessione su quella che è la condizione femminile e quali siano gli interventi su cui ci si debba impegnare per migliorare le loro condizioni di vita: un giorno da assumere si a ricordo delle sopraffazioni che hanno dovuto subire nel corso dei secoli, ma soprattutto come punto di rilancio per affermare i le proprie prerogative.
Ha ancora significato celebrare un giorno dedicato alla donna?
E’ evidente che manca un’attenta valutazione delle esigenze, dei bisogni, delle stesse opinioni delle donne; situazione determinata forse da una non sufficiente partecipazione femminile a livello di rappresentanza istituzionale ma anche da politiche di pari opportunità che trovano non poche difficoltà a diffondersi nella società, forse perché valutate come qualcosa di superfluo talvolta anche dalle stesse donne.
Guardiamo questa giornata da donne lavoratrici e riflettiamo sul perché, dopo tante battaglie per i diritti civili, ancora oggi le trasformazioni del mercato del lavoro o del welfare, la crisi economica, pesino in modo diverso sui due sessi.
Come si fa a non riconoscere che a causa della cattiva organizzazione dei servizi, della indisponibilità di infrastrutture, i compiti di gestione della famiglia sono spesso inconciliabili con il lavoro extra-domestico?
Ciò che chiede la donna di oggi è una serie di servizi sociali che le consentano di far fronte agli impegni familiari e che nel contempo le permettano di lavorare, la reale possibilità di conciliare spazi di vita con il lavoro, la possibilità di scegliere tra il legittimo desiderio di famiglia e maternità e le altrettanto legittime aspirazioni professionali.
Come si fa ad esempio a parlare di innalzamento dell’età pensionabile delle donne in un paese in cui le stesse devono sopperire ad uno stato sociale carente o addirittura quasi assente sia per quanto riguarda l’infanzia che per quanto riguarda gli anziani e la non autosufficienza.
Quando i servizi a tutela della maternità o per anziani o per la disabilità non sono sufficienti sono le donne che debbono abbandonare il posto di lavoro e se economicamente non possono sostenere l’allontanamento dal posto di lavoro, devono farsi carico di una serie di problematiche che incidono in maniera profonda sulla qualità della loro vita.
Per le donne è sconcertante che si sia voglia sempre porre l’attenzione su una pseudo parità solo quando si parla di pensionamento e questo avviene senza che vengano sviluppate vere politiche di pari opportunità all’accesso, alla permanenza al lavoro.
Dobbiamo prendere atto che nel mercato del lavoro un numero crescente di persone oggi deve affrontare condizioni di instabilità occupazionale e che le donne sono le più colpite dalla precarietà del lavoro, da una politica rivolta ad una sempre più pesante e dalla privatizzazione dei servizi alla persona.
Tante sono le ragioni oggi che dovrebbero orientare le donne per un impegno nel sindacato: stipendi e pensioni non adeguati, il precarietà del lavoro, la mancanza di servizi impostati sulla famiglia e fasce deboli della società, la sanità, i trasporti, ecc. Un ventaglio di rivendicazioni che si fanno più forti se rapportate al mondo femminile.
Anche la stessa attività sindacale è sempre stata ad appannaggio maschile: d’altra parte come quasi tutta l'attività politica, si è lavorato tanto per abbatte le difficoltà e resistenze per affermare la presenza delle donne all’interno dei propri organismi.
Alle donne il compito di interrogarsi molto di più sui luoghi di lavoro, di preoccuparsi di guadagnare spazi che vuol dire anche assumere la responsabilità di “partecipare”, di richiedere e assumere impegni diretti.